UTE: Antibiotico-resistenza – Organizzazione aziendale: le risorse umane.

Il nostro Presidente, Umberto Filippi, oggi ci ha intrattenuto su un argomento di particolare attualità: la settimana dal 18 al 24 novembre è infatti dedicata all’uso consapevole degli antibiotici, che sono una grande risorsa per difendere la nostra salute, ma purtroppo vengono mal usati e sono diventati una causa di morte: 33mila morti in Europa, di cui 10mila solo in Italia (dati del 2022).

Gli antibiotici sono di diverse specie e hanno una tossicità selettiva, cioè sono in grado di contrastare generi specifici di batteri. Sono stati scoperti casualmente da Jan Fleming nel 1928, ma sono stati applicati solo nel 1941.

Possono essere battericidi o batteriostatici a seconda del modo in cui aggrediscono i batteri.

Vengono usati sia nella terapia di patologie che colpiscono le persone, ma vengono utilizzati anche in agricoltura, in zootecnia e in veterinaria.

Come già detto, questo largo uso di tali farmaci ha portato all’insorgere dell’antibiotico-resistenza (la cartina che segue illustra dove questo fenomeno è più diffuso)

A questo punto ci si può chiedere: cos’è l’antibiotico-resistenza? E’ la capacità di un batterio di non soccombere sotto l’azione dell’antibiotico.

E’ accaduto (o forse accade ancora) che in zootecnia sono stati usati questi farmaci per curare malattie degli animali , ma anche per prevenirle, mescolando l’antibiotico al mangime. Questo ha ingenerato una mutazione del batterio, che non viene più debellato quando colpisce l’uomo. A questo punto è intervenuta una veterinaria presente in sala per puntualizzare che la prassi corretta, seguita dagli allevatori (ma ci sono sempre i furbetti) è quella di somministrare il farmaco solo in caso di necessità e solo agli animali colpiti dal batterio; inoltre è previsto per legge un periodo di sospensione del trattamento farmacologico prima che l’animale venga inviato al macello.

La mutazione dei batteri può avvenire in tre modi:

  1. Trasduzione: si verifica quando un virus attacca un batterio e ruba parte del suo DNA. Questo virus può quindi attaccare un altro batterio e rilasciare i geni che ha preso precedentemente;
  2. Trasformazione: a volte ci sono geni che fluttuano nell’ambiente intorno ad un batterio. Il batterio può assorbire questi geni e aggiungerli al proprio DNA;
  3. Coniugazione: due batteri possono scambiare i geni fondendosi l’uno con l’altro e trasmettendo i geni l’uno all’altro attraverso una connessione.

E’ importante utilizzare gli antibiotici solo quando è necessario e assumerli secondo la prescrizione medica per tutto il tempo previsto; interrompere il trattamento potrebbe favorire la mutazione dei batteri e ingenerare antibiotico-resistenza. I medicinali scaduti vanno riciclati negli appositi contenitori presenti presso tutte le farmacie.

E’ stata una lezione esposta con la solita chiarezza e con un linguaggio accessibile a tutti i presenti, che hanno molto apprezzato.

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ORGANIZZAZIONE AZIENDALE: LE RISORSE UMANE – Il nostro socio Ermanno Forni e suo figlio Luca ci hanno intrattenuto su un argomento di cui sono particolarmente esperti, avendo avuto modo di lavorare in importanti aziende nazionali ed estere.

Dopo averci descritto la struttura e l’organigramma di una grande azienda , Ermanno ha focalizzato la sua presentazione sulle RISORSE UMANE, quel reparto di un’azienda che si occupa della gestione del personale.

E’ complesso il procedimento necessario per poter assumere un dipendente.

Il primo passo è la SELEZIONE: Bisogna prima di tutto delineare il PROFILO della posizione da coprire; vedere se si può fare un reclutamento interno all’azienda o se bisogna cercare all’esterno; si deve quindi procedere alla scrematura delle candidature pervenute e i candidati che hanno superato gli step precedenti verranno intervistati prima dal selezionatore e poi dal responsabile della funzione a cui il candidato deve essere applicato.

Si procede poi alla VALUTAZIONE: essa è prevista al termine del periodo di prova, ma vengono effettuate anche valutazioni periodiche per controllare il raggiungimento degli obiettivi e l’acquisizione di conoscenze e misurare il margine di miglioramento in vista di eventuali promozioni o aumento di retribuzione. I sistemi di valutazione sono nati negli anni del dopoguerra e non sempre sono adeguati alle condizioni mutate del mondo del lavoro, inoltre spesso sono utilizzati da persone poco qualificate e quindi è molto importante la formazione, che deve continuare per tutto il periodo lavorativo.

Il SISTEMA PREMIANTE – Dopo aver valutato le prestazioni degli individui, si può prevedere di premiare i meritevoli con strumenti monetari (aumento di stipendio) o non monetari (corsi di formazione, riconoscimenti pubblici); naturalmente l’azienda deve poter disporre di risorse adeguate.

Sono importanti per la gestione aziendale anche le RELAZIONI SINDACALI, che sono regolate dai contratti nazionale e aziendali.

Da questa lezione abbiamo potuto comprendere quanto sia complessa e difficile dirigere un’azienda.

Grazie , Luca! Grazie Ermanno!

Ritrovare la nebbia.

Era da un po’ che non andavo in Emilia, per questo ieri mattina ho deciso di partire: l’inverno è alle porte ormai e non si può sperare che le condizioni per viaggiare in auto migliorino. Dovevo andare a salutare quella parte della mia famiglia che vive là e rendere un omaggio a quella parte che riposa nel cimitero del paese.

E’ così che ho ritrovato la nebbia: non la nebbia che impedisce di vedere a un palmo dal naso, ma una nebbia sospesa a mezz’aria, che sfuma i contorni delle case e degli alberi e aleggia leggera sui prati. E’ una nebbia che ti avvolge, senza farti paura, che ti lascia libera di immaginare cosa si celi dietro quella barriera fluida che restringe il tuo orizzonte: una nebbia gentile.

Mi piaceva guidare in quell’atmosfera un po’ irreale, quasi da fiaba: le cose che mi correvano incontro ai lati e le auto che mi superavano apparivano per un breve momento, poi scomparivano inghiottite da una magica cortina fumogena.

UTE: La Spagna di E. De Amicis e l’Italia di E. Castelar – Don Milani

La prof. Piccolo ha iniziato la lezione facendo un breve riassunto della lezione precedente, ricordando come è nato il libro “Spagna” di Edmondo De Amicis. Questi, giovanissimo giornalista, era stato mandato in Spagna come inviato del giornale la “Nazione ” di Firenze per registrare l’umore degli Spagnoli che in quegli anni si trovavano ad essere governati da Amedeo I di Savoia , insediato sul trono di Spagna dopo l’estinzione della dinastia borbonica.

Il giovane De Amicis descrive ogni tappa del suo viaggio cercando di cogliere gli aspetti più accattivanti della Spagna, che a quel tempo era percepito dagli Italiani come un paese esotico. I suoi racconti ebbero l’effetto di incentivare i viaggi di piacere a scopo turistico verso la penisola Iberica.

Durante la sua permanenza in Spagna De Amicis conobbe e divenne amico di uno scrittore e uomo politico molto noto in Europa per i suoi discorsi contro la schiavitù che ancora era praticata nelle terre d’oltremare (Cuba, Portorico, Filippine): Emilio Castelar. Questi in passato aveva partecipato a dei movimenti rivoluzionari ed era stato costretto a scappare dal suo paese per evitare una condanna a morte. Nella sua fuga aveva visitato diversi paesi, ma quello che lo aveva affascinato di più era l’Italia e, dopo molti anni scrisse un libro intitolato “Recuerdos De Italia”, nel quale, senza un ordine logico, riportava le sue riflessioni e le emozioni provate visitando le città italiane e non solo i luoghi più noti. Ne traspare un grande amore per l’arte e per la cultura italiana.

I due libri furono pubblicati nello stesso anno e, pur essendo due noti libri di viaggio, presentano differenze notevoli, derivanti dalle diverse circostanze in cui sono stati pensati e scritti: De Amicis doveva conquistare il suo datore di lavoro e i lettori del suo giornale, quindi raccontava solo cose piacevoli e solo quello che i lettori si aspettavano di leggere; Castelar scriveva solo per esprimere il suo grande amore per l’Italia e ne descrisse in modo mirabile luoghi e atmosfere di grande bellezza, ma anche angoli di degrado e povertà.

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La lezione precedente era terminata con la lettura di alcuni articoli delle leggi razziali del 1938 ed è proseguendo quella lettura che oggi il prof. Cossi ha iniziato il suo racconto sulla figura di Don Milani. La madre del prete toscano infatti era ebrea e si può immaginare come quel periodo fosse vissuto in casa Milani.

Nel 1943, a 20 anni, Lorenzo entrò in seminario dove la vita era piuttosto difficile, soprattutto per lui che veniva da una famiglia benestante che gli aveva assicurato ogni conforto; il cibo era scarso e le celle fredde.

Il giovane seminarista studiava con passione le materie che gli interessavano, ma trascurava le altre e questo gli attirò l’ostilità del rettore, mons. Tirapani, ostilità che continuerà anche negli anni successivi al seminario. Il 13 luglio 1947 viene ordinato sacerdote e viene mandato nella parrocchia di San Donato di Calenzano, paese di operai e contadini, dove resterà per sette anni. In accordo col suo buon parroco, apre una scuola serale, perchè pensa che la mancanza di istruzione sia il problema più grande dei suoi parrocchiani: vuole che ognuno possa essere in grado di leggere un giornale e di capirne i testi. Ogni Venerdì invita un esperto per una conferenza e nei giorni precedenti della settimana prepara i suoi allievi a comprendere l’argomento che verrà affrontato e lui stesso prepara le lezioni, aggiornandosi via via sui temi da affrontare.

L’Italia in quegli anni è un paese da ricostruire: nel ’46 era stata proclamata la Repubblica e poi il governo era esercitato da una coalizione che comprendeva i partiti che avevano partecipato alla resistenza, ma i soldi del piano Marshal sarebbero arrivati solo a condizione che De Gasperi escludesse dal governo i rappresentanti del partito comunista e fu così che iniziò il lungo periodo dei governi etichettati Democrazia Cristiana, con l’appoggio di piccoli partiti di destra.

Due lezioni belle e ben esposte hanno arricchito il nostro pomeriggio all’UTE.

UTE: Le guerre coloniali italiane – La fase dei grandi imperi africani.

E’ nella seconda metà dell’800 che ha inizio il colonialismo europeo in Africa: gli Stati europei hanno bisogno di materie prime e hanno capitali da investire, inoltre c’è anche l’alibi culturale: bisogna portare la “civiltà” nel continente nero. In realtà il colonialismo ha destrutturato le antiche civiltà africane.

Con l’apertura del Canale di Suez nel 1877, i territori che si affacciano su questa importante via di comunicazione assumono una nuova importanza. Nella Conferenza di Berlino del 1884, gli Stati europei si spartiscono i territori africani disegnando a tavolino dei confini senza tener conto di fattori ambientali e culturali. Ad esempio vengono unite Tripolitania e Cirenaica nello stato della Libia, ma le due regioni sono profondamente diverse tra loro e anche oggi, dopo la fine del regime di Gheddafi, sono in continua lotta tra di loro.

I primi italiani a entrare in Africa sono i missionari, poi li seguirono i mercanti e infine arrivarono i militari. Spesso i missionari assumono anche funzioni di collegamento con gli stati di origine dando alla loro missione una valenza anche di tipo “coloniale”; per questo nel 1919 Papa Benedetto XV emanò un’enciclica, la “Maximum illud” nella quale criticava il colonialismo europeo e incoraggiava invece la formazione di missionari africani.

Cominciò poi, alla fine degli anni 70 dell’800, la fase delle esplorazioni delle zone interne dell’Africa ancora sconosciute e molti esploratori vengono uccisi nel corso delle loro spedizioni.

Nel 1879 la baia di Assab, acquistata dall’armatore Rubattino 9 anni prima, diventa colonia italiana; nel 1885, sotto il governo Depretis, l’Italia conquista Massaua e da lì parte per conquistare l’interno dell’Etiopia, che era un impero di tipo feudale di antichissime origini. I soldati Italiani conquistano la città di Saati, ma il ras Aulula reagisce e massacra le truppe italiane.

A Depretis succede Crispi, che vuole modernizzare e industrializzare il paese basandosi su una politica autoritaria. Egli fa leva sulle divisioni interne all’impero etiopico e appoggia il ras Menelik, che diventa così il nuovo Negus e firma il trattato di Uccialli, nel quale però è contenuta una contraddizione: nella versione scritta in aramaico si afferma l’alleanza fra Italia ed Etiopia, nella versione italiana si parla invece di “protettorato”. E’ in forza di questo trattato che l’esercito italiano entra nella città di Axum, la città santa dei cristiani copti etiopici, scatenando la reazione di Menelik, che allestisce un esercito di 150mila uomini ben addestrati. I 30mila soldati italiani, circondati ad Amba Alagi vengono massacrati. Le sconfitte si susseguono ed è in una di queste battaglie che muore il figlio di Bocconi, il fondatore dell’università milanese.

Intanto in Italia si verificano frequenti moti popolari per protestare contro la povertà e le tasse . Nel 1900 viene ucciso il re Umberto I; gli succede Vittorio Emanuele III, che punta su una maggiore democratizzazione e sull’industrializzazione del paese, mentre in Africa viene creata la Somalia Italiana con l’unificazione di alcuni territori. E’ l’epoca dei governi capeggiati da Giolitti, della propaganda che invoca “un posto al sole”, della pretesa di cristianizzare l’Africa e Giolitti, appoggiandosi ora ai partiti di destra ora a quelli di sinistra , decide di far guerra alla Turchia (Impero Ottomano) per conquistare la Libia. L’esercito italiano, nel 1911, conquista facilmente le zone costiere, ma trova una forte opposizione nelle popolazioni berbere che abitano nelle zone interne. Gli Italiani occupano le isole del Dodecaneso e nel 1912 si arriva al trattato di Losanna col quale la Libia passa ufficialmente sotto l’amministrazione militare e civile dell’Italia.

Interessante e ben esposta questa lezione del prof. Emilio Galli.

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I GRANDI IMPERI PRECOLONIALI: Don Ivano confida molto nella buona volontà e nell’amore per lo studio di noi soci, perciò ci fornisce il materiale per poterci informare e poi nelle sue relazioni ama divagare in forza della sua grande cultura eclettica. Pertanto non è facile riassumere queste lezioni, dovrei avere il tempo di studiarmi i suoi opuscoli.

Tuttavia posso qui registrare alcune informazioni. Gli Imperi coloniali precoloniali erano costituiti da numerose tribù di etnie diverse governate da un unico imperatore. I tre imperi presi in considerazione nella lezione odierna occupano la parte centrale del continente africano e sono: il Mali, il Congo e l’Etiopia. L’impero del Mali (1235 – 1645) comprendeva fu un impero dell’Africa Occidentale, fondato dal popolo di etnia mandingo che viveva nella regione fra il Mali meridionale, la Guinea orientale, la Costa d’Avorio settentrionale, il Senegal meridionale, la Guinea-Bissau e il Gambia. Poteva controllare le importantissime vie commerciali trans-sahariane.

L’impero del Congo (fine 1300 – inizi 1900) controllava una vastissima zona dell’Africa centrale. Formalmente indipendente, dalla fine del XVI secolo fu sempre più influenzato culturalmente (con la conversione del sovrano al cattolicesimo) ed economicamente dal Portogallo che, nel corso dei secoli, ne minacciò l’integrità territoriale per espandere le proprie colonie. Nel 1914 fu formalmente soppresso dai portoghesi e annesso al loro impero coloniale, anche se parte del suo territorio era già stato smembrato tra Belgio e Francia.

Anticamente il nome Etiopia veniva usato per indicare tutto il continente africano. L’impero dell’Etiopia presentava un territorio prevalentemente montuoso, abitato da popolazioni di diversa etnia: ogni valle era (e forse è ancora) un’entità a sé. L’imperatore faceva risalire le proprie origini alla regina di Saba e a Salomone. L’impero ebbe inizio nel XII secolo e, esclusa la parentesi coloniale, terminò nel 1974.

La febbre del SSR

Credo che in molti abbiamo dovuto scontrarci con il disastro di questi tempi della sanità lombarda . Richiedi una visita o un esame e la risposta è spesso questa: non ci sono disponibilità.

L’altro giorno mi sono messa al telefono per prenotare una serie di visite per un’amica temporaneamente in difficoltà e, stranamente, quando chiamavo il numero 800 638 638 i tempi di attesa erano minimi, ma la risposta che ne ricevevo (non ci sono disponibilità) mi ha costretto a richiedere una visita privata. Ho fatto il numero previsto per questo servizio ospedaliero e una voce registrata mi ha comunicato con metallica cortesia che ero il 14° paziente in attesa di collegarmi col centro di prenotazione!!! Tempo di attesa? Almeno 30 minuti.

Chi oggi ha davvero bisogno di cure non si rivolge più al Servizio Sanitario Regionale (SSR), ma ricorre direttamente alle strutture private (Sigh!!!)

C’è un termometro più eloquente per dire che il SSR ha la febbre? Credo di no…. e se la febbre preludesse al coma irreversibile?

Certamente chi ha portato questo settore dell’amministrazione regionale al disastro non ha problemi a sborsare centinaia di euro a ogni piè sospinto … ma la gente comune e soprattutto gli anziani???

UTE: Flora del Triangolo Lariano

Il dr, Sassi, notoriamente innamorato della natura in ogni sua espressione, ieri ci ha mostrato una serie di bellissime diapositive illustranti la flora del nostro territorio. Per le particolari condizioni climatico-ambientali verificatesi nel Triangolo Lariano nel periodo delle glaciazioni, la flora presente nel territorio presenta numerose specie endemiche assai rare o, quantomeno, diffuse in ristrette zone del nord Italia. E’ pertanto proibito raccoglierle per evitarne l’estinzione.

Un esempio? La Centaurea Rhaetica che si distingue da specie simili per il calice ricoperto da una fitta peluria. Essa non è propriamente definibile “fiore”, infatti è un’infiorescenza: ognuno dei petali colorati è un piccolo fiore. Molte altre sono le specie endemiche, che costituiscono un vero patrimonio da preservare con cura (cliccando QUI potrete visualizzarne le immagini).

Un discorso a parte meritano le numerosissime specie di orchidee che non sono specie endemiche, ma sono ugualmente a rischio di estinzione. Sono fiori che hanno subito un’evoluzione evidente nei “tepali” che costituiscono la parte più appariscente del fiore. Una menzione merita la Ophrys apifera, che, per il suo aspetto che la fa assomigliare a una vespa, richiama gli insetti impollinatori.

Ma le sorprese non sono finite: tra le specie presenti nel Triangolo Lariano troviamo anche specie velenose, come l’elleboro, il colchico, l’aconito, il veratrum o la dafne.

N.B.: dall’alto in basso: colchico, varie specie di orchidee, centaurea rhaetica.

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Nella seconda ora di lezione, il prof. Cossi ci ha ricordato gli anni giovanili di don Lorenzo Milani, un prete controcorrente, ma obbediente alle gerarchie ecclesiastiche.

E’ nato a Firenze il 27 gennaio 2023, da una ricca famiglia borghese. Tra i suoi antenati troviamo rinomati professori universitari, il padre era un apprezzato chimico. Lorenzo vive un’infanzia felice; è bello, intelligente, ma ha salute fragile e negli anni (dal 1930 al 1943), che la famiglia trascorre a Milano, le sue condizioni fisiche si aggravano e, contemporaneamente, la situazione economica della famiglia diventa meno florida. Bisogna ricordare che in Italia si era da tempo affermato il regime fascista e che , nel 1933, in Germania era andato al potere Hitler. La madre di Lorenzo era ebrea non praticante, ma , vista l’atmosfera politica, si converte al cattolicesimo e si sposa con rito cattolico.

Finito il liceo, con risultati non eccellenti, Lorenzo manifesta la sua volontà di non accedere agli studi universitari, ma di dedicarsi alla pittura. La famiglia rispetta la sua scelta e il giovane trova in Hans Staude un maestro di pittura che lo incita a ricercare l’essenziale ed è in questa ricerca che Lorenzo trova la sua strada: nel novembre del 1943, entra in seminario: ancora una volta, la famiglia, pur contraria, rispetta la scelta di Lorenzo.

UTE: Amicizia e Amore (L. Todaro)

La linea della vita non è una parabola, né una linea retta, ma una linea che cambia spesso direzione. Nel corso della nostra vita l’amicizia e l’amore prendono forme diverse nelle diverse età, ma ad ogni età danno gusto alla vita.

Per amicizia intendiamo una relazione interpersonale accompagnata da sentimenti di fedeltà, tra due o più persone; essa è basata sul rispetto, sulla sincerità, sulla fiducia, sulla stima e sulla disponibilità reciproca.

Può succedere che restiamo delusi e allora si può scegliere di non credere più nell’amicizia o (preferibilmente) stabilire relazioni con diverse persone nelle quali possiamo trovare qualcuna delle caratteristiche dell’amicizia sopra riportate. E’ però bene accettare i diversi modi di vivere l’amicizia da parte delle persone, tenendo anche presente che amicizia e amore non possono essere imposti e non li si può pretendere.

Tutti abbiamo bisogno di amicizia: essa arricchisce la nostra vita. Dobbiamo ricercarla, magari cercando di conoscere meglio le persone che ci vivono accanto: in ambito familiare, nell’ambiente di lavoro o nel vicinato.

Un amico sa condividere gioie e dolori; è uno che ci conosce bene e, nonostante questo continua a frequentarci. Bisogna mettere in conto anche la possibilità di perdonare errori e momenti di incomprensione.

Nell’infanzia l’amico è un compagno di giochi; nell’adolescenza non aver amici può portare a gravi sofferenze; in età adulta le amicizie sono prevalentemente in ambito lavorativo o familiare; in vecchiaia l’amicizia è più che mai preziosa per affrontare i cambiamenti inevitabili (malanni fisici, pensionamento, lutti) e per sconfiggere la solitudine.

E’ importante chiedersi se stiamo dando all’amicizia l’importanza che riveste e il posto che merita nella nostra vita e, se necessario, creiamo occasioni per stringere nuove relazioni di amicizia.

Nelle relazioni di amicizia si possono individuare tre fasi: conoscenza, riconoscenza ( percepire delle affinità), evoluzione del rapporto in un vero legame di amicizia reciproca. Tali relazioni sono spesso un antidoto contro alcuni tipi di malattia e contro la depressione.

In età avanzata è ancora possibile l’amore? La nostra psicopedagogista preferita dice di sì, anche se può essere fatto soprattutto di tenerezza, di coccole, di piacere di stare insieme; un consiglio? Frequentate chi vi fa stare bene!!!

A questo punto la dottoressa Todaro ci ha proposto alcune poesie e tra queste riporto qui quella di Alda Merini:

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti.

Di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori, detti pensieri,
di rose, dette presenze,
di sogni, che abitino gli alberi,
di canzoni che faccian danzar le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti…

Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia le pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Al termine della lezione Sala Isacchi è esplosa in un lungo applauso: grazie Lucia Todaro.

Quando la sete diventa un’arma di guerra.

Credo che tutti siamo convinti che Israele ha diritto di esistere, credo anche che Hamas usi scuole e ospedali come rifugi e magazzini per le armi, trasformando così i civili in scudi umani e penso che Israele abbia il diritto di difendersi, ma non abbia il diritto di sterminare un popolo … è questo però che sta accadendo: oltre ai bombardamenti che hanno causato 40mila morti, bisogna mettere in conto anche le altre misure mirate a rendere impossibile la vita nella striscia di Gaza. Tra queste credo sia crudele fermare gli approvvigionamenti di alimenti e farmaci e che sia addirittura disumano togliere l’acqua come si evince da questo articolo di OXFAM