Giornata internazionale dell’ ambiente.

Nei giorni scorsi, ho avuto modo di rivedere la rappresentazione della vita della Terra su una immaginaria “linea del tempo”. Mi ha sempre riempito di stupore, anche quando la spiegavo ai miei scolari, vedere come la permanenza dell’ uomo sul nostro pianeta  occupi solo un’ infinitesima parte di quella linea  e che la storia vera e propria , quella documentata, non sia che un “battito di ciglia” .

Eppure in questo brevissimo tempo l’ uomo ha certo sconvolto più di tutti gli altri esseri viventi messi insieme l’ equilibrio del suo pianeta, soprattutto negli ultimi decenni con lo sfruttamento  insensato delle risorse e con la scoperta di tecnologie in grado di alterare o minacciare addirittura la vita sul pianeta.

Oggi si è celebrata la “giornata internazionale dell’ ambiente”, ma mi pare che si sia persa un’ occasione per riflettere e far riflettere sul dovere  di rispettare l’ ambiente in cui viviamo: noi ne siamo solo temporaneamente gli affittuari e ,come è previsto in ogni contratto di locazione , abbiamo il dovere di riconsegnare questa Terra a chi verrà dopo di noi in condizioni che consentano di continuarci a vivere.

“Solar cooling”

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=10625

Questo articolo di Greenreport spiega come si possa , utilizzando tecnologie già note, ottenere  aria condizionata sfruttando l’ energia del sole a basso costo e a bassissimo impatto ambientale. A dir la verità io non ci ho capito molto, ma se la cosa è possibile, credo che sia un argomento in più a favore delle energie rinnovabili e un argomento in più contro i fautori del nucleare.

 Forse è vero che nessun tipo di fonte rinnovabile può garantire da sola la quantità di energia utile al nostro fabbisogno, ma potrebbe essere vero invece che col risparmio energetico e il concorso di tutte le possibilità che la natura offre per produrre energia pulita si possa arrivare alla soluzione del  problema.

Ballata delle donne.

 Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:                 
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano. ( E. Sanguineti)

In questo giorno un po’ particolare per me, mi fa piacere pubblicare questa poesia che ho trovato navigando per blog. Mi sembra un bell’ inno alla donna … anche se non condivido le parole “la lunga notte, che divento niente”.

Penso che nessuno di noi diventi niente, che restiamo nel cuore di chi ci ricorda e nel dna di chi viene dopo di noi , in più chi crede “sa” che  “vita mutatur, non tollitur” (la vita cambia, non finisce).

 

 

I marusticani.

Avevo una compagna di scuola, ai tempi delle medie, che era anche la mia migliore amica. Abitava in una  casa di campagna .  Mi bastava una corsa in bicicletta per andarla a trovare e scambiare quattro chiacchiere.

Nel praticello dietro casa c’ era un grande albero di marusticani , specie di piccole prugne che maturavano alla fine della primavera, ma che io preferivo mangiare ai primi di giugno (mi pare di ricordare), quando erano ancora acerbi .

La loro polpa era croccante e il loro sapore aspro ti faceva venire l’ acquolina in bocca proprio come mangiando una fetta di limone. Ne facevo vere scorpacciate, perchè quei frutti non venivano raccolti per essere venduti, ma venivano offerti a chiunque volesse andare a coglierli. Io me ne mettevo in grembo una bella manciata e li sgranocchiavo con enorme piacere mentre, seduta sul praticello  sotto l’albero, chiacchieravo  con la mia amica  , scambiando con lei confidenze e piccoli segreti .

Da troppo tempo non mangio più marusticani; da troppo tempo non rivedo più quell’ amica….