Donne che “fanno rete”.

I piccoli comuni sono in grandi ristrettezze , dato il giro di vite imposto dai tagli di Tremonti , e non possono assicurare nemmeno i servizi ritenuti basilari fino a poco tempo fa.

Sono stata in un piccolo centro dell’ Emilia in cui non esiste scuolabus, dove non c’ è tempo pieno e dove chi chiede la mensa scolastica si vede accollare anche  il costo del personale di sorveglianza   Alle carenze della collettività sopperiscono in molti casi i nonni, che si accollano l’ onere dell’ accompagnamento dei nipotini a scuola, la fornitura del pranzo e la gestione del pomeriggio, ivi inclusi compiti e attività varie.

E chi non può contare sui nonni perchè troppo anziani o troppo lontani , come se la cava?

Ho visto un gruppo di giovani mamme inventarsi una società di mutuo soccorso: chi tra loro è in difficoltà per l’ incompatibilità degli orari di lavoro con quelli scolastici, può contare sull’ aiuto delle altre mamme che provvedono ad accudire oltre ai propri figli anche a quelli dell’ amica in difficoltà. Questa poi saprà ricambiare l’ aiuto nel fine settimana o in qualunque altra occasione ciò si renda necessario. Questo comporta una programmazione giorno per giorno piuttosto laboriosa e snervante, ma il sistema si rivela efficace.

Questa rete di donne solidali tra loro va senz’ altro a vantaggio delle mamme lavoratrici , ma favorisce anche il rafforzamento dell’ amicizia tra i bambini , i quali inoltre capiscono di poter contare non solo su papà e mamma, ma anche su molti altri adulti che esercitano una genitorialità “allargata”, dando concreta attuazione a quel detto africano che recita: “per crescere un bambino ci vuole un villaggio…”

Apprezzo molto queste giovani donne (i mariti non si occupano molto di queste problematiche a dire il vero), che sanno “fare  rete”, che sanno darsi una mano e che si sentono mamme non solo dei propri figli, ma di ogni bambino che abbia bisogno di sostegno.

Per le donne morte a Barletta.

 

 

 

 

Ho letto molti articoli oggi sulle cinque lavoratrici di Barletta, morte sotto le macerie del palazzo fatiscente dentro al quale lavoravano in condizioni subumane. Credo che in questo momento non ci sia niente altro da aggiungere e voglio solo idealmente unirmi al dolore delle famiglie, posando un fiore sulle loro tombe