Il futuro è alle porte.

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-10-07/coltivare-verticale-ecco-prime-190803.shtml?uuid=AaXP2tAE

L’ agricoltura richiede consumi elevatissimi di acqua , bene che scarseggia sempre più, ma d’ altronde l’ aumento della popolazione mondiale rende necessario aumentare anche la produzione di cibo ed ecco che cominciano a diffondersi nuovi modi di coltivare : dall’ agricoltura in vasti spazi all’ aperto si potrà passare a quella in edifici appositi, a più piani e a coltivazioni idroponiche che non abbisognano di terra. Gli esperimenti effettuati in varie parti del mondo dimostrano che questa è una sfida che vale la pena tentare per sconfiggere la fame e la povertà; queste nuove tecniche  consentirebbero di abbassare il fabbisogno di acqua per la coltivazione e diminuirebbero fortemente l’ inquinamento da fertilizzanti e antiparassitari.

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http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-10-08/casa-ecologica-sembra-farfalla-151645.shtml?uuid=AaqkjIBE

E cosa dire (Jim Tetro/U.S. Department of Energy Solar Decathlon)di questi progetti per una casa del futuro in grado di produrre energia e di sfruttare l’ acqua piovana per la coltivazione dell’ orto ,situato sul tetto, per la produzione del cibo necessario a chi la abita?

Il mondo attuale è certo in una fase di cambiamenti epocali e l’ uomo come sempre sta mettendo a punto nuove strategie per rendere possibile la continuazione della vita su questo nostro pianeta. Sarà bello e interessante seguire l’ evoluzione di questi progetti e vedere come l’ umanità saprà adattarsi a nuovi modi di vivere.

 

Ricordo: c’ era la guerra…

La guerra civile dilaniava il nostro paese e nella zona da cui provengo la contrapposizione tra i diversi gruppi belligeranti era feroce.

Mio padre,  per non aver voluto iscriversi al partito al potere, aveva dovuto inventarsi il mestiere di pollivendolo ambulante: doveva cavarsela abbastanza bene, se riusciva a mantenere una moglie e  quattro figli (io non ero ancora nata). Non era stato chiamato sotto le armi e  aveva potuto continuare a lavorare. Girava per le cascine comprando polli, conigli, uova , che poi rivendeva nei mercati dei paesi vicini o alle famiglie dei dintorni.

Una mattina, doveva essere una mattina nebbiosa e buia (almeno così me la immaginavo io ascoltando questo racconto), arrivò sull’ aia di una cascina e chiamò a gran voce, come era solito fare, la “rasdora” (la  donna più anziana del clan familiare). Nessuno però rispose al suo richiamo e la cosa gli parve strana; girò allora attorno alla casa per vedere se ci fosse qualcuno nell’ orto o nella stalla, ma non vide nessuno degli abitanti che ben conosceva….. Ad un tratto però intravide dietro i vetri di una finestra la sagoma di un uomo armato e capì che si doveva trattare di un partigiano che, probabilmente insieme ad altri compagni, aveva trovato rifugio in quella cascina isolata .

Capì di aver visto ciò che non avrebbe dovuto vedere e si allontanò cercando di mantenere la calma…. ma un pensiero lo terrorizzava: e se lo avessero preso per una spia? E se per difendere se stessi avessero deciso di eliminare un possibile pericolo?

Mentre si allontanava con la sua bicicletta sulla strada di campagna , temeva che da un momento all’ altro il silenzio sarebbe stato interrotto da uno sparo diretto proprio a lui….. ma non successe nulla e potè tornare a casa.

Dopo molti mesi, a guerra finita, incontrò un suo conoscente di un paese vicino che gli disse:

– Ricordi quella mattina , nella cascina tal dei tali? Avevano già deciso di spararti, ma io  sapevo che tu non avresti tradito e ho garantito per te…la posta in gioco era la mia vita per la tua…!-

Mio padre mi  raccontava spesso questo episodio, quando ero piccola, e ogni volta si sentiva nella sua voce e si leggeva sul suo viso prima la tensione, poi la paura e infine la commossa  gratitudine per chi gli aveva salvato la vita.

Donne che “fanno rete”.

I piccoli comuni sono in grandi ristrettezze , dato il giro di vite imposto dai tagli di Tremonti , e non possono assicurare nemmeno i servizi ritenuti basilari fino a poco tempo fa.

Sono stata in un piccolo centro dell’ Emilia in cui non esiste scuolabus, dove non c’ è tempo pieno e dove chi chiede la mensa scolastica si vede accollare anche  il costo del personale di sorveglianza   Alle carenze della collettività sopperiscono in molti casi i nonni, che si accollano l’ onere dell’ accompagnamento dei nipotini a scuola, la fornitura del pranzo e la gestione del pomeriggio, ivi inclusi compiti e attività varie.

E chi non può contare sui nonni perchè troppo anziani o troppo lontani , come se la cava?

Ho visto un gruppo di giovani mamme inventarsi una società di mutuo soccorso: chi tra loro è in difficoltà per l’ incompatibilità degli orari di lavoro con quelli scolastici, può contare sull’ aiuto delle altre mamme che provvedono ad accudire oltre ai propri figli anche a quelli dell’ amica in difficoltà. Questa poi saprà ricambiare l’ aiuto nel fine settimana o in qualunque altra occasione ciò si renda necessario. Questo comporta una programmazione giorno per giorno piuttosto laboriosa e snervante, ma il sistema si rivela efficace.

Questa rete di donne solidali tra loro va senz’ altro a vantaggio delle mamme lavoratrici , ma favorisce anche il rafforzamento dell’ amicizia tra i bambini , i quali inoltre capiscono di poter contare non solo su papà e mamma, ma anche su molti altri adulti che esercitano una genitorialità “allargata”, dando concreta attuazione a quel detto africano che recita: “per crescere un bambino ci vuole un villaggio…”

Apprezzo molto queste giovani donne (i mariti non si occupano molto di queste problematiche a dire il vero), che sanno “fare  rete”, che sanno darsi una mano e che si sentono mamme non solo dei propri figli, ma di ogni bambino che abbia bisogno di sostegno.

Per le donne morte a Barletta.

 

 

 

 

Ho letto molti articoli oggi sulle cinque lavoratrici di Barletta, morte sotto le macerie del palazzo fatiscente dentro al quale lavoravano in condizioni subumane. Credo che in questo momento non ci sia niente altro da aggiungere e voglio solo idealmente unirmi al dolore delle famiglie, posando un fiore sulle loro tombe

Esperimenti di fisica.

Ieri Davide è andato per la prima volta casa di un compagno di asilo, che ha un fratellino di poco più grande.

Stavano giocando sullo scivolo, quando il maggiore dei tre si è  posto un quesito: come diminuire l’ attrito e quindi aumentare la velocità di discesa? Pensa che ti ripensa gli  è venuta un’ idea che gli è sembrata estremamente brillante e che ha esposto  ai suoi compagni di gioco: proviamo a  versare una bella caraffa d’ acqua sullo scivolo ?

– Ottima idea!!!- hanno  risposto entusiasti i due più piccoli. Detto e fatto….

L’ esperimento però non ha dato i risultati sperati : è solo servito a costringerli a un cambio di pantaloni fuori programma…. ma si sa il progresso scientifico richiede sacrifici e costanza…

Meglio pubblico

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/10/01/news/truffa_sui_malati_di_tumore_intercettazioni_choc_in_clinica-22510341/?ref=HREC1-11

A Palermo in una clinica privata vengono dimezzate le cure per i malati oncologici : le cure per alleviare le sofferenze di chi non ha più speranze sono troppo costose, quindi i conti non tornerebbero più.

Questo “caso” (ma sarà solo un caso?) mi fa venire in mente quanto accaduto a Milano alla clinica S. Rita, dove venivano fatti interventi inutili su anziani e dove , sempre sugli anziani, veniva riciclato materiale di scarto.

Ci vuole altro per convincere la gente che in campo sanitario è meglio rivolgersi alle strutture pubbliche e pretendere che il pubblico funzioni a dovere? Se gli utenti reclamano a ogni disservizio e stimolano gli addetti ai lavori a una sempre più accurata sorveglianza , il servizio pubblico che è il solo che può garantire al meglio la salute di tutti, potrà migliorare anche là dove ora lascia a desiderare.