UTE : letteratura dialettale.

Oggi il dr. Ghioni , dopo un breve excursus su i temi da lui svolti in questi 18 anni all’ UTE, ci ha  presentato le poesie di Cesare Mainardi, un ingegnere milanese dalla sensibilità squisita. Copio e incollo qui di seguito una delle poesie che abbiamo avuto l’ opportunità di gustare , grazie all’ ottima lettura del sig Gottardi.

In essa il Mainardi paragona il poeta a una pianta che cresce sola e abbandonata tra i palazzi della città  e nessuno gode del suo forire e della sua ombra. Anche il poeta non ha più una missione etico-educativa: la sua poesia non illumina più nessuno.

Pianta a Milan (1959)Grattaciei motrient
drizzaa su sui trabucch
de cement,
tanabus e bottegh
alla lus
sputtanda del neon
fann la guardia a ona pianta
che hann logaa
– lì –
per legria della gent.Quand l’è april
la mett foeura i sò frasch.
Poeu d’estaa la se sbatt
per tegnissij bei franch
e fagh ombra a nissun.
E la viv – de per lee –
se sa minga comè.

O poetta, anca tì
intramezz alla gent
che sta su sui trabucch
de sambus,
doggionaa da guardian
dur e gnucch
te se sbattet tutt l’ann
per fagh lus a nissun.
E te vivet
– tì –
de per ti
se sa minga comè.

Albero a Milano (1959)Grattacieli tristi
rizzati sui trampoli
di cemento,
stambugi e botteghe
alla luce
svergognata del neon
stanno a guardia di un albero
che hanno collocato
– lì –
per far allegra la gente.

Quand è aprile
mette fuori le foglie.
Poi d’estate si affanna
per serbarsele ben salde
e fare ombra a nessuno.
E vive – solo –
non si sa come.

Oh poeta, anche tu
frammezzo alla gente
che si regge sui trampoli
di sambuco,
vigilato da guardiani
duri e ottusi
ti affanni tutto l’anno
per far luce a nessuno.
E vivi
– tu pure –
solo
non si sa come.

 

 

 

Ritorno all’ UTE.

Ho ricominciato a frequentare la nostra UTE , dopo un lungo periodo di assenza per i miei continui spostamenti.

Ieri si è avuta una “lezione ” fuori programma: è venuto a salutarci Don Ivano, il sacerdote che per molti anni ha guidato sapientemente la nostra associazione. Ora è a Kinshasa, nel Congo a svolgere una importante missione educativa tra giovani universitari e bambini di strada.

Ci ha parlato della difficoltà della sua missione e della miseria che affligge gran parte della popolazione di quel paese, nonostante le enormi ricchezze di quella terra africana. Ci ha parlato anche della diffidenza che secoli di colonialismo e di sfruttamento feroce hanno lasciato nei cuori della gente.

Fa bene  essere costretti a rendersi conto di cosa sia la vera povertà, quella che non ti consente di contare sulla possibilità di mangiare ogni giorno qualcosa o di avere un posto sicuro dove sdraiarti la sera per dormire:  fa sentire come il nostro “sentirci poveri” che ci accomuna in questi momenti di difficoltà per il nostro paese, sia fuori luogo.

Tra i soci ,accorsi abbastanza numerosi per l’ occasione, è stato raccolto materiale di cancelleria unitamente a una piccola somma che Don Ivano potrà utilizzare per  la sua comunità di giovani e anche per tutti coloro che dall’ esterno vanno a chiedere aiuto.

Credo che tutti rimpiangano un po’ le belle lezioni di Don Ivano, ma è confortante sapere che non ci perderà di vista e che continuerà a seguire anche da lontano la nostra associazione.