Il gusto di stare insieme.

Giovedì sera sono andata alla messa  in parrocchia, ma al mio arrivo ho capito che doveva essere un evento speciale, visto il fermento che si notava in giro.

Infatti , tentando di arrivare in cappella, mi son ritrovata davanti il cortile gremito di bambini, ragazzi, giovani e molte coppie di sposi più o meno giovani. In fondo al cortile c’ era gente che cenava su lunghi tavoli allineati; all’ altro capo un piccolo tavolo che doveva servire da altare; in mezzo i genitori e i nonni seduti sulle sedie e i bambini seduti per terra.

Stavano ancora fervendo gli ultimi preparativi per la messa di chiusura dell’ oratorio estivo, che ha visto accorrere in parrocchia un numero incredibile di bambini e ragazzi (ho sentito dire che erano 200 , ma non so se sia vero). Il rito è stato animato dai bambini e dai loro educatori ed è stato bello parteciparvi lì all’ aperto, col sole appena tramontato e nella luce del crepuscolo.

Mi ha molto sorpreso respirare allegria, serenità e spirito di comunità in una parrocchia tradizionalmente piuttosto ” freddina”. Tutti i commenti che ho sentito elogiavano il nuovo parroco , che in un anno ha calamitato attorno a sé un folto gruppo di giovani e ragazzi, impegnandoli in attività di servizio alla comunità. L’ avevo detto io (posso dirlo?)….un anno fa alla prima messa celebrata da don Claudio ne avevo tratto un’ ottima impressione e avevo proprio sperato che accadesse quello che mi pare stia accadendo; quella impressione si era via via confermata nelle occasioni successive. La sua semplicità , la sua mitezza, la sua ironia e ancor di più la sua autoironia sono diventate il sale che risveglia  il gusto di stare insieme.

Sul balcone di Egle….

L’ amica Egle mi ha mandato questo bel racconto , che mi piace pubblicare qui perchè testimonia un atteggiamento di attenzione rispettosa e piena di meraviglia verso i piccoli miracoli quotidiani che la natura ci propone.

...un ammasso di corpicini arancioni....

“Alla fine di aprile sul mio balcone, in mezzo a una parete di edera, i merli hanno deciso di fare il loro nido.:un interminabile via vai con pagliuzze, rametti, muschio. …. un vero lavoro di ingegneria.

Poi la merla ha depositato un uovo al giorno per cinque giorni  e in seguito ha costantemente covato per circa due settimane. Non era molto facile curiosare nel nido nei pochi momenti in cui si allontanava, ma finalmente una mattina ho visto che invece delle uova c’era un ammasso di corpicini arancioni. Quando non stava  a riscaldarli, andava e tornava con dei  vermetti e anche il merlo maschio si alternava nel nutrire i piccoli. Finchè questi, ormai cresciuti, uno alla volta, hanno abbandonato il nido, seguiti con trepidazione dal merlo maschio. Infatti, volati giù dal balcone, zampettavano in cortile e, accompagnati dal merlo, andavano a nascondersi sotto un cespuglio.

Devo dire che quando il nido è rimasto vuoto e non c’è stato più l’andare e venire dei merli mi è spiaciuto, mi ci ero affezionata. Il nido è ancora lì, nella speranza che qualche merlo lo possa utilizzare ancora.”

Bravissima, amica Egle! Il tuo racconto, quello di Nonna Gemma e quelli di qualche tempo fa di Nonna Mimma, mi hanno fatto venire  un’ idea: riserverò una categoria di questo blog (che intitolerò probabilmente: Spazio aperto)  a tutti gli amici o le amiche che vorranno inviare ricordi, esperienze significative, racconti , riflessioni o  altro…. naturalmente mi riservo la facoltà di  decidere  cosa possa essere adatto a essere pubblicato su un piccolo blog come questo…