Ecco qui un delizioso “A m’ arcord” ddicato alla primavera
Donna è Bello
Ecco qui un delizioso “A m’ arcord” ddicato alla primavera
Ieri sera al teatro “Fumagalli” di Cantù è andato in scena un monologo dell’ attore Pietro Sarubbi dal titolo “Il mio nome è Pietro”
Tutto inizia con una voce fuori campo che pronuncia parole misteriose in una lingua incomprensibile (forse aramaico?) e subito dopo si ode il cigolio di un cancello che si apre, seguito dallo stridere di catene strascicate da passi pesanti. La scena si apre e si vedono solo una sedia e alcune lampade rosse; arriva Pietro incatenato : è davanti a un giudice (di cui si ode solo la voce) e lui per difendersi racconta la storia del suo incontro con Gesù, delle vicende straordinarie che ha vissuto accanto a Lui, della difficoltà di capire i Suoi discorsi, difficoltà del tutto particolare per lui, Pietro, povero pescatore ignorante e ormai non più giovanissimo…..Eppure è proprio lui, Pietro, il prescelto come capo degli Apostoli e questo gli crea non pochi turbamenti . Alla fine della sua autodifesa, il giudice sentenzia che l’ Apostolo può andarsene libero, a patto che non parli più di Gesù, ma questa è per Pietro una condizione inaccettabile……
L’ interprete del monologo , oltre ad avere un aspetto fisico che ben si attaglia alla figura del pescatore un po’ rozzo e sanguigno, ha saputo calarsi perfettamente nel personaggio ed è stato quanto mai convincente sia nelle fasi più serie e drammatiche, sia nei momenti più divertenti (le risate spesso avevano come pretesto i rapporti di Pietro con la suocera!!!)
Cercando su internet , ho saputo che Pietro Sarubbi, con questo monologo, racconta un po’ anche la storia della sua conversione, avvenuta dopo aver interpretato Barabba nel film “La Passione” di Mel Gibson e questo rende anche più interessante questo spettacolo.
ECONOMIA (docente M. Benedetti) : I primi economisti, l’ italiano Genovesi e l’ anglosassone Adam Smith, avevano delineato un’ economia tesa allo sviluppo dell’ uguaglianza e alla solidarietà tra individui e comunità.
Col tempo l’ economia ha però perso questa connotazione umanistica e prova ne sono le disuguaglianze e le distorsioni acuite dalla lunga devastante crisi , che ancora stiamo vivendo; questo fa ritenere indispensabile un ritorno alla concezione originaria dell’ economia.
Ci sono ancora molti paesi, tra i più poveri al mondo, in cui l’ agricoltura rappresenta ancora una parte preponderante del PIl nazionale, , ma in alcuni di essi (Sudan , Burkina Faso,…) lo sviluppo dell’ agricoltura ha consentito un miglioramento sensibile dell’ aspettativa di vita. Ci sono ancora nel mondo 800 milioni di persone malnutrite e il dato, pur in calo, è certamente scandaloso.
La situazione è sensibilmente migliorata nel Centro e Sud America; non è così in Africa, specialmente nella zona sub-sahariana e in alcune zone dell’ Asia. La Cina è il più grande importatore di cibo; l’ Italia fa registrare un pareggio tra importazioni ed esportazioni di cibo.
E’ in costante aumento la popolazione sovrappeso o obesa, sia nei paesi ricchi che in quelli in via di sviluppo e il dato più preoccupante è l’ obesità infantile . In concomitanza con l’ EXPO 2015, si sta lavorando alla stesura della cosiddetta Carta di Milano : un tentativo di affrontare il problema della nutrizione tenendo presente l’ esigenza della salubrità e della sostenibilità del cibo.
Alla Bicocca a febbraio si sono riuniti 500 esperti, che hanno messo in comune le loro esperienze e hanno dato il via a 42 tavoli tematici ordinati in tre filoni principali:
– sviluppo sostenibile – antropologia (educazione alimentare, ruolo delle donne , lotta allo spreco…) – agricoltura e alimentazione (uso delle sostanze chimiche – innovazioni tecnologiche – lotta alla contraffazione..)
Nell’ ambito della collaborazione tra nord e sud del mondo si aprono molte possibilità e il nostro docente ha citato l’ esempio di un’ organizzazione lecchese che , puntando sulla coltivazione del riso, ha favorito il ritorno in patria di molti cittadini del Burkina Faso ).
Ha concluso la lezione ( come estremamente chiara e documentatissima) la lettura di uno scritto di Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, che ricordava come veniva fatto il ragù in casa sua e come il cibo abbia un potere di unificazione di culture e di mondi diversi.
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POESIA dialettale (docenti : E. Ghioni e F. Gottardi)
Il poeta erbese proposto è Alberto Airoldi (1893 – 1977), grande uomo di cultura e grande organizzatore di eventi culturali. Ebbe molti interessi ed ebbe anche l’abilità di coniugarli con la sua attività lavorativa. Realizzò varie opere : ricostruì il teatro all’ aperto Licinium nel quale recitarono le più famose compagnie nazionali tra le due guerre e nel secondo dopoguerra, organizzò gare ippiche nell’ ippodromo cittadino, scrisse guide turistiche , fondò la casa discografica Durium…
Fu il primo a poetare in dialetto brianzolo , nel quale egli identificava la sua terra e le tradizioni locali (lui, milanese di nascita, aveva scelto di vivere a Erba).
Ecco alcuni versi che sono riuscita a rintracciare in rete :
Al sent d’erba e da lagh ol mè brianzoeu
d’ombria e da làor, da quand pioeuv sui strad:
e par c’al sona da muggiad da boeu
e da carett ca solta in sui risciad.
…
E’ il primo giorno di primavera , giorno dedicato ai bambini affetti dal morbo di Down, ed è anche il giorno in cui il FAI invita tutti a visitare i luoghi d’ arte vicino a casa. La primavera da sempre ha un significato di rinnovamento, di ripartenza e come tale porta con sé tante speranze. E’ un momento magico che ha ispirato molti poeti ed è certo per questo che è anche il giorno della poesia. Copio e incollo qui una parte de “Il Passero Solitario” di Leopardi , che forse meglio di tutti ha saputo esprimere tutta la bellezza della primavera….
……………….
Primavera d’intorno
brilla nell’ aria
e per li campi esulta,
si’ ch’ a mirarla intenerisce il core
odi greggi belar, muggire armenti
e gli altri augelli contenti
a gara insieme,
per lo libero ciel
fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore
…………………
Uno dei “sintomi” più appariscenti di cambiamenti climatici in corso è lo scioglimento dei ghiacci polari , che da quando vengono monitorati sono diminuiti del 65%. Questo fatto, causato dall’ effetto serra, causa a sua volta l’ innalzamento del livello degli oceani ed è così che nell’ Oceano Indiano si assiste alla scomparsa di numerose isole. Molte città costiere potrebbero a breve venire sommerse in parte o anche totalmente, con conseguenze inimmaginabili sul fronte delle migrazioni dei popoli .
Questo ed altri problemi vengono affrontati il sabato sera su Rai3, dopo la trasmissione di Fazio, nel nuovo programma “SCALA MERCALLI”. In essa il conduttore , Mercalli appunto, propone filmati che documentano lo stato di salute del nostro pianeta, con un’ ottica che oserei definire “olistica”, perchè tiene sempre presente tutte le relazioni che legano insieme i vari fenomeni.
Se perciò pensate di poter rinunciare alle evoluzioni su ghiaccio di Rai1 o ai vari film proposti sui vari canali, sintonizzatevi su Rai3 e avrete la possibilità di accedere a informazioni che tutti dovremmo tenere ben presenti se vogliamo che anche per i nostri nipoti la Terra continui ad essere una stupenda “zattera” che vaga nell’ Universo, portando con sè la vita…..
Oggi è la festa del papà e a tutti i papà che conosco e anche a quelli che non conosco, dedico una vecchia canzone. Ce ne sono molte versioni su You tube, ma quella che mi pare meno sdolcinata è quella che copio qui di seguito.
Mi ritorna in mente un vecchio ricordo di scuola, quando alla cena di congedo dai professori , prima del diploma, cantammo questa canzone al nostro prof di religione, don Mussini, che era stato per noi come un secondo papà : si può essere padri e madri anche senza generare biologicamente, ma prendendosi cura di figli di altri come se fossero propri.
Non voglio comunque dimenticare che oggi è S. Giuseppe e quindi: -Auguri a tutti i Giuseppe e a tutti i papà !
Testo:
Quanto sono durati i lager nazisti? Non lo so di preciso, ma credo che il loro orrore abbia fatto vergognare il pianeta per pochi anni (tre/ cinque) e giustamente ancora oggi ricordiamo ogni anno le vittime di quella stupida follia disumana.
Ci sono altri campi di concentramento in una parte del mondo che durano da cinquant’ anni, senza che nessuno ne parli, senza che nessuno alzi la voce in difesa dei diritti di centinaia di migliaia di persone che spesso non hanno commesso altro crimine che essere nati da genitori ostili al regime dittatoriale che governa il paese. Sono campi grandi quanto la città di Los Angeles e al loro interno ogni abuso sui detenuti/schiavi è possibile: dalle percosse immotivate, alla privazione del cibo (la fame è la tortura di ogni giorno), agli accoppiamenti imposti per generare altri schiavi, ai lavori forzati, a ogni sorta di torture inimmaginabili. La delazione viene premiata con la concessione di razioni più abbondanti o lavori meno gravosi
Tutto questo accade in Corea del Nord anche in questo momento ed è narrato in un libro che sto leggendo: “Fuga dal campo 14”. E’ la storia di Shin, un ragazzo nato in uno dei tanti lager nordcoreani , il quale è riuscito a evadere grazie a una serie di circostanze favorevoli e ora vive negli Stati Uniti. L’ autore del libro ha raccolto la testimonianza di Shin e di altri rifugiati che hanno trovato asilo in Cina e nella Corea del Sud.
Mentre scorro le pagine di questo libro continuo a chiedermi perchè il mondo di oggi può tollerare una simile ignominia perpetrata da uno Stato che pretende di ispirarsi al marxismo…..( è lo stesso paradosso per cui l’ ISIS dice di ispirarsi al Corano)
La liturgia per la messa di oggi prevedeva la lettura del salmo 136 che copio qui di seguito:
1 Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
2 Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
3 Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
«Cantateci i canti di Sion!».
4 Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Il salmista ricorda le sofferenze della schiavitù sofferta in Babilonia e questi versi antichi hanno ispirato Salvatore Quasimodo, che ha raccontato le sofferenze della guerra e dell’ occupazione nazista in una sua bella e struggente composizione : ALLE FRONDE DEI SALICI
ALLE FRONDE DEI SALICI.
E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
In ogni tempo se si soffoca la libertà si soffoca la poesia e ogni espressione artistica…