Concas come Macondo.

Ho rintracciato un post che mi è molto caro. E’ stato scritto dalla mia prima amica “virtuale”, Onorina Vargiu, quando tutte e due muovevamo i primi incerti passi nella rete. Onorina ha avuto la “fortuna” di nascere in un mondo dal sapore arcaico, quasi mitologico. Ecco cosa dice del suo borgo natale.

“Oggi  voglio parlarvi della frazione dove sono nata.

Si chiama  Concas  probabilmente per le numerose conche che  il vento ha scavato nelle rocce, .ma all ‘inizio della sua storia si chiamava  Oretola. È situata in un piccolo altopiano ;  alle sue spalle, come in un abbraccio protettivo , c ‘è  la catena montuosa “de su ludrau, sos nodos rujos, sa vulcada” (ndr. si capisce che Onorina è sarda?).  Davanti , in lontananza , il lago artificiale sul rio Posada.

Concas , pur essendo compresa nel territorio di Torpè, è stata  fondata  da  una famiglia di pastori  (i fratelli Vargiu, di cui uno era mio bisnonno) che da Buddusò  si spostavano  con le loro greggi per cercare un clima più mite, dapprima solo durante l’ inverno, poi vi si insediarono stabilmente. Quindi cominciarono a sostituire le tradizionali  “pinnetas”, fatte  con legno di niberu , con case costruite con le pietre (che vi si trovavano abbondanti) tenute assieme con fango.

Alle prime famiglie se ne aggiunsero pian piano delle altre, ma è rimasta sempre una piccola comunità di pastori e contadini .

L’ isolamento in cui abbiamo sempre vissuto, è difficile da immaginare ; forse per rendere l’ idea , potrei dire  che è la nostra Macondo………pensate che fino al 1960 ci si poteva arrivare  soltanto con il carro trainato dai buoi , ma d ‘inverno era comunque difficile raggiungere il paese ( a 15 kilometri) perchè  con il fiume in piena si rischiava di rimanerci.  Da noi la luce elettrica è arrivata solo nel 1972 .

Io amo  moltissimo Concas : è il posto che sento più mio.

Mi dispiacerebbe se la speculazione arrivasse anche lì e stravolgesse il suo volto ancora miracolosamente originale. “

Onorina Vargiu.

Film : Ti amerò sempre.

L’ avevo già visto tempo fa e mi era rimasto impresso; l’ ho rivisto oggi e mi sono commossa di nuovo.

“Ti amerò sempre” comincia con l’ uscita dal carcere di una  donna, Juliette, , che viene accolta in casa dalla sorella, nonostante questa non le sia stata vicina durante i lunghi anni di detenzione e il motivo è presto chiaro: Juliette è stata condannata per l’ uccisione del proprio bambino.  Juliette appare indifferente a tutto e insofferente della curiosità morbosa di chi intorno a lei vorrebbe sapere il perchè di quel suo gesto di cui non ha voluto spiegare nulla nemmeno durante il processo.

Lei cerca  inserirsi in una vita normale, ma tutto è tremendamente difficile. Piano piano però , l’ amore delle nipotine e della sorella, con la quale rievoca i momenti felici dell’infanzia, le fa riprendere il contatto con la realtà e coi suoi sentimenti…..E così infine riesce a spiegare alla sorella come sia avvenuta la tragedia: lei stessa (è medico) aveva diagnosticato al figlio una malattia mortale ; lo vedeva soffrire sempre di più e a un certo punto lo ha preso tra le braccia e gli ha fatto una iniezione che ha posto fine per sempre alle sue sofferenze.

Dopo,  nulla più ha avuto importanza per Juliette che ha accettato la prigione come giusta conseguenza del suo aver messo al mondo un bambino condannato a una morte precoce.

Il ruolo principale è interpretato da una straordinariamente sensibile e misurata Christine Scott Thomas e credo che non dimenticherò mai la scena in cui la nipotina più grande dal suo lettino chiede che qualcuno le legga una favola. Il papà accorre e Juliette, ricordando quando anche suo figlio le faceva la stessa richiesta, chiude un attimo gli occhi sopraffatta dal dolore e poi fa solo un lungo sospiro……

Non credo che questo film voglia giustificare l’ eutanasia, credo invece che inviti ad avere compassione per chi si trova ad affrontare dolori senza fine e che ci inviti  a non giudicare troppo in fretta,  nemmeno quando tutto ci spinge a condannare senza incertezze.

 

 

Matteo vs. Silvio.

Sento sempre più spesso dire in questi giorni che Renzi è uguale a Berlusconi: può darsi che il suo consulente per la comunicazione appartenga alla stessa scuola di quello che affiancava Berlusconi e certo l’ arte del convincere il proprio uditorio deve avere delle regole note a tutti coloro che se ne occupano.

Io però vorrei far notare che il nostro paese per vent’ anni ha dovuto occuparsi delle vicende giudiziarie di Berlusconi e per vent’ anni sono state promulgate leggi ad personam…. e   mi pare che Renzi non lo stia facendo.

Mi risulta anche che per vent’ anni ci siamo ritrovati a stipendiare le signorine che si erano mostrate gentili con il Silvio nazionale, il quale le compensava con cariche politiche e amministrative ben remunerate …..e anche questo mi pare che Renzi non lo stia facendo.

Renzi è senz’ altro uno che la sa raccontare, ma, almeno per le cose che ho detto sopra, non è come Berlusconi…..