Piccoli in fuga.

bambini-migranti-generiche-496716.610x431Questo articolo , che ho trovato su “Avvenire”, fa venire un gran “magone”: bambini costretti a scappare dalla loro terra per non cadere nelle mani di una criminalità spietata, che li costringe a scegliere tra una vita da assassino e una da clandestino .

Questi bambini non avrebbero il diritto di essere considerati dei “rifugiati” e quindi di entrare in un paese in cui poter vivere serenamente la loro età? O perchè si tollera che in certi paesi la gente si trovi in balia della violenza più disumana?

L’articolo parla di bambini sud-americani, ma chissà quanti sono nelle stesse condizioni (anche se forse non sempre per gli stessi motivi) nei nostri centri di accoglienza o davanti ai muri di filo spinato sorti a protezione dei nostri privilegi…..

Uno dei bambini intervistati racconta che la madre stessa lo ha spinto a fuggire, accompagnandolo all’autobus dopo avergli dato tutto il denaro che ha potuto raccogliere, e lo ha salutato senza una lacrima, sapendo che forse non lo potrà più rivedere…..Credo che dopo la partenza dell’autobus quegli occhi abbiano continuato a piangere a lungo….

Bolle di sapone fai da te.

Ai tempi  in cui ero bimba io, la plastica e l’ industria non  erano  ancora entrate nel mondo delle bolle di sapone e non potevi comprarle al negozio in paese. Te le dovevi preparare con un po’ di pazienza: quando il sapone del bucato era diventato così sottile che non poteva più essere utilizzato, io ne prendevo alcune scaglie e le mettevo in un barattolo con un po’ d’acqua, mescolavo a lungo con un bastoncino e poi lasciavo riposare la soluzione in un posticino tranquillo, dove nessuno poteva urtare il contenitore.
Dopo qualche ora, o il mattino seguente, quando il sapone si era ormai sciolto, io andavo a cogliere il fiore del tarassaco (o dente di leone) e il suo stelo cavo  diventava la mia cannuccia.
All’ inizio ne sentivo in bocca il sapore amarognolo che poi a poco a poco svaniva.

A questo punto l’attrezzatura era al completo e non mi restava che trovare il posto migliore per incominciare il gioco. Di solito cercavo un luogo  elevato perchè le bolle avessero modo di volteggiare più a lungo prima di toccare terra, così il posto ideale era sul ballatoio al primo piano dove si apriva una finestra . Lì c’ era una vecchissima cassapanca. Io mi ci sedevo sopra, soffiavo le bolle fuori dalla finestra ed esse cominciavano a volare tremolando verso il basso finchè scoppiavano all’ improvviso. Erano così belle, così colorate, così leggere, così delicate.
Ed era bello anche soffiare dentro al barattolo: le bolle crescevano, crescevano fino a debordare dal contenitore e la luce si rifletteva su di esse in mille modi diversi.
Quando mi stancavo, riponevo il barattolo nel solito posticino tranquillo: l’ indomani avrei potuto giocare di nuovo.

Bolle di sapone.

 

Riporto da ELDAS:

Ieri sera Samuele (un anno) ha trovato la bottiglietta delle bolle di sapone e l’ ha portata alla sua mamma perchè giocasse insieme a lui.
Così è cominciato il gioco e quando le bolle sgorgavano dall’ anello insaponato e cominciavano a volteggiare, Samuele si illuminava in viso e gridava felice, mentre cercava di afferrarle tendendo le sue manine paffute.
A un certo punto ha cominciato a mettersi carponi per vederle da sotto scendere adagio su di lui. Dopo un po’ però il pavimento era diventato umido e scivoloso e Samuele si ritrovava a terra anche senza volerlo.

Quello delle bolle di sapone è un gioco antico, che ha sempre affascinato i bimbi di tutti i tempi: che incanto quelle bolle leggerissime, che sembrano catturare l’ arcobaleno e  che svaniscono in un attimo, lasciando solo una lacrima come ricordo di un attimo di magia!