Film: il drago invisibile.

Ieri a Cantù abbiamo assistito alla proiezione di un bel film della Disney: IL DRAGO INVISIBILE.

E’ una storia che richiama per alcuni tratti iniziali quella di Tarzan.

C_2_fotogallery_3003939_11_imageUn incidente d’auto provoca la morte dei genitori di Pete, un bimbo di cinque anni, che trova in un drago l’amico che gli consente di sopravvivere in una foresta americana.  Dopo sei anni il ragazzo viene trovato da una guardia forestale , che se ne prende cura e cerca di capire come abbia fatto a sopravvivere. Da un disegno di Pete si intuisce la verità, che sembra confermare i racconti del padre della guardia forestale (Robert Redford), il quale da sempre andava raccontando la storia di un suo incontro con un drago nella foresta vicina.  Elliot, il drago, che ha la facoltà di rendersi invisibile,  cerca il suo amico e per questo ha inizio una caccia al drago che finisce con la sua cattura. Ma Pete con l’aiuto di una sua amichetta e del nonno interpretato da Redford  riesce a liberarlo …non senza creare qualche problema. Il lieto fine è inevitabile e anche benefico in questo tipo di film per ragazzi e tutto si risolverà nel migliore dei modi.

Questo film è piaciuto molto ai ragazzi e ha il pregio di esaltare il coraggio, la generosità, la bontà, il rispetto per l’ambiente e per tutte le creature.

A me è piaciuto particolarmente rivedere un Robert Redford ormai vecchio, ma sempre bravo e affascinante anche se porta evidenti tutti i segni della sua età, anzi forse proprio per questa sua accettazione della vecchiaia credo di ammirarlo ora più che mai

Dietro le Olimpiadi.

……….Ma l’Olimpiade dell’esclusione avrà celebrato soprattutto la samba e le spiagge di Copacabana. Dimenticandosi della povertà, dei ghetti dove migliaia di persone si uccidono di crack, degli indios. E lascerà per sempre questo Paese folle, squilibrato ma ancora splendido perché ricco di un cuore enorme». Fuori fa freddo adesso, le nuvole nere corrono sulla favela. Viene in mente un proverbio indio che dice: «Gli alberi sostengono il cielo. Se li abbattiamo, la volta celeste cadrà su di noi». I bambini di Vila Canoas non hanno smesso di giocare. C’è vento forte, ma se ti volti, dietro il cancello di “Para Ti” è rimasto un po’ di sole.
Così si conclude questo bell’articolo de “L’Avvenire” che vale la pena di leggere.
Guardando le belle immagini che l’Olimpiade di Rio ci sta regalando, ricordiamoci anche che per molti , troppi brasiliani esse hanno significato un surplus di sofferenza…

Pomeriggi in piscina.

Tenere occupati due bambini di 9 e 10 anni per tutta una giornata non è così semplice. Tolto il tempo per i pasti, per la doccia, per i compiti, l’opzione più gettonata da loro per il resto del giorno sarebbe il tablet o l’iPad, cosa che naturalmente non mi trova d’ accordo e allora, quando non mi viene fatta nessuna proposta più convincente, ecco che decidiamo di passare il pomeriggio nella piscina all’aperto del Lambrone.

In questi giorni è sempre molto affollata, ma i miei tre cucciolotti riescono sempre a trovare un po’ di spazio per i loro giochi d’acqua. Tra tuffi, inseguimenti , capriole e spruzzamenti reciproci di varia intensità, le ore passano veloci. Elisa in queste occasioni mi aiuta nella sorveglianza dei due maschietti, che non sempre sanno controllare forza e aggressività.  Tra un tuffo e l’altro c’è anche il tempo per uno spuntino e per un gelato seduti ai tavolini del bar o  sotto i grandi alberi che ombreggiano il prato circostante la piscina.

Sono sempre pomeriggi piacevoli e rilassanti anche per me,  soprattutto perchè al ritorno i tre giocherelloni sono stanchi morti e se ne stanno buoni fino all’ora di andare a letto.
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Una volta c’erano i falò.

Venivo allora allora dal mio paesino nella Bassa  Reggiana e, transitando in auto di sera sulla Valassina ,vedevo con mia grande meraviglia dei falò accesi lungo i bordi della strada. Una volta ho chiesto il loro significato e qualcuno , per prendermi in giro, mi ha  risposto che si trattava di una festa di paese. Io , naturalmente ci credetti, anche se mi sembrava un’usanza molto strana. Dopo qualche tempo capii cosa stesse dietro a quei falò.

Ora non se ne vedono più, ma di giorno e di notte, percorrendo le strade extraurbane della zona, vedi ovunque giovani donne sedute ai lati della strada ….alcune sono quasi bambine e mi fa tanta pena vederle esporre il proprio corpo in abiti succinti e provocanti in attesa di clienti, di cui non posso pensare che tutto il male possibile

Immagino quali storie tremende ci siano alle spalle di tante ragazze africane o slave o sudamericane, costrette a una vita di orrori e di schiavitù.
Bene ha fatto Papa Bergoglio a incontrare alcune di esse riuscite a sottrarsi ai loro sfruttatori…. Si è chinato su di loro e ha accarezzato le loro ferite e  ha chiesto perdono per tutti quei cristiani che si sono approfittati di loro. Un cristiano non dovrebbe mai abusare di un suo simile, verso il quale può solo nutrire rispetto , carità., misericordia….
Se poi penso che tra quei “bravi” cristiani c’è anche gente con famiglia , il disgusto diventa insopportabile.
Grazie, Papa Bergoglio!

16 Agosto….ricordando mia madre.

Suo padre, che era sopravvissuto alla vita di trincea, ai cannoni austriaci, ai cecchini, a Caporetto, era tornato a casa in licenza dopo la firma dell’ armistizio: era felice perchè la guerra era finita e lui sarebbe potuto tornare a casa definitivamente. Mia madre, che aveva  9 anni, lo vide per l’ ultima volta andarsene da casa fischiettando, mentre salutava lei e i suoi fratelli. Era ancora molto giovane, ma questo non impedì alla famigerata epidemia di “spagnola” di stroncarlo in pochi giorni  e la notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno.

Da quel momento per mia madre, che era la maggiore dei quattro figli già nati, mentre l’ ultima era in arrivo, finì la fanciullezza e cominciò la vita dura: non potè più andare a scuola e dovette lavorare  nei campi e nella fattoria di proprietà del nonno materno insieme al fratello poco più piccolo di lei. Ogni mattina si alzava all’alba per fare la sfoglia e poichè era ancora troppo piccola, doveva salire su un panchetto per poterla stirare a dovere.

Crescendo, aumentarono gli impegni di lavoro, ma questo non spense la sua passione per il ballo e per la musica.  Raccontava  sorridendo di quanto fosse bravo suo fratello come ballerino e lei certo non era da meno quando ballavano in coppia nelle feste di paese (ricordo che a volte si metteva a ballare in casa tenendo in mano una scopa, quando sentiva un liscio per radio)

Poi conobbe mio padre e si sposarono: erano molto poveri, ma tutti e due si rimboccarono le maniche e riuscirono a mantenere sempre dignitosamente la famiglia che via via si allargava. Mio padre andava per mercati, mia madre lavorava nelle fattorie vicine per la vendemmia o la mietitura o per la raccolta delle mele o del mais. Questi lavori naturalmente si aggiungevano alle fatiche di mandare avanti una famiglia con cinque figli: alzarsi all’ alba per accendere la stufa, fare la pasta in casa, fare il bucato a mano, attingere l’ acqua al pozzo, ecc.

Eppure non credo di averla mai sentita lamentarsi.  Quando sua madre fu colpita da ictus, la assistette per 15 anni con amore e rispetto e lo stesso fece poi quando mio padre si ammalò di Alzheimer: lei era allora ormai ottantenne, ma non si arrese e gli fu accanto, per 7 anni, fino all’ ultimo respiro. Quando le dicevamo di prendere qualche aiuto, rispondeva risoluta indicando il letto dove giaceva mio padre:- Questo è il mio posto!- e non ammetteva repliche.

E’ stata una donna come tante, ma con un’ attenzione particolarissima per la sofferenza e per la cura di ogni vita, sia quella che sbocciava, sia quella che era ormai al tramonto.

Non è mai andata dalla parrucchiera, non si è mai truccata, non ha mai speso molto per sè. Ricordo che un’ estate, per la prima volta, avevo guadagnato un po’ di soldi con le lezioni private e, avendo notato che da parecchio non aveva più la borsetta, andai nel negozio del paese, da Braglia, e gliene comprai una. Non era molto bella, ma lei l’ ha poi sempre conservata .

Negli ultimi anni della sua vita, quando l’ accompagnavo al cimitero, mentre passava dinanzi alle tombe di chi aveva conosciuto, salutava ognuno di loro a voce alta e citava per ognuno un ricordo, poi aggiungeva:- Presto arriverò anch’ io….- ma lo diceva con dolcezza,  come chi si è già distaccato dalla vita senza rimpianti e senza paura.

Oggi compirebbe 106 anni e mi piace pensarla in compagnia di tutti coloro cui ha voluto bene, senza misurare mai la fatica che questo comportava. Buon compleanno, mamma!

 

Sul battello.

battello-sul-isola-dei-cipressiOre 16:15 imbarco a Pusiano. Il caldo, in attesa della partenza della motonave Enigma, innervosisce i nipotini che cominciano a bisticciare.

Finalmente si parte e la temperatura diventa più piacevole.  Io ammiro il òbel paesaggio lacustre e le belle ville che si affacciano sul lago con imbarcaderi e spiaggette private e penso che  le rive dovrebbero essere demanio pubblico , ma forse tempo fa  non ci si ponevano certi problemi.

Navigando attorno all’Isola dei Cipressi (anch’essa di proprietà privata), possiamo ammirare una cicogna in mezzo al prato, alcune gru coronate, molti uccelli acquatici e  capisco come l’isola sia stata scelta spesso come “location” per matrimoni o feste di VIP.

Proseguendo sulle acque quasi immobili del lago vediamo uno svasso intento a procurarsi la sua cena: incredibile quanto tempo possa stare immerso per andare a “beccare” qualche alborella! E poi riemerge con la preda nel becco per inghiottirla velocemente.

Costeggiamo le rive del lago (bisogna ricordare che la motonave viene azionata da energia solare, per non alterare l’equilibrio dell’ambiente) e possiamo vedere bene i paesi che vi si affacciano. I bambini però alla fine sono un po’ annoiati perchè non succede più nulla di eccitante.

Scendendo mi riprometto di rifare questa minicrociera in autunno, quando sarà possibile visitare anche l’Isola dei Cipressi.

Lezione di scienze.

Pesci-VaporeLe mamme che lavorano hanno sempre fretta , perciò scelgono alimenti che si possano cucinare in fretta e senza bisogno di preparazioni laboriose. Quando Davide mi ha chiesto se potevo cucinargli un pesce con la forma di animale , ho capito subito che non voleva nè bastoncini, nè fette di pesce spada, nè filetti di sorta…Voleva un pesce con la forma di pesce! Così siamo andati al supermercato e la scelta è caduta sui branzini.

A casa, mi sono messa subito all’opera per prepararli e ho chiamato Davide e Samuele affinchè assistessero alle varie operazioni. Già quando mi sono messa a raschiare i pesci per togliere le squame , tutti e due si sono molto meravigliati, e la meraviglia è aumentata quando ho mostrato loro le branchie attraverso cui respirano e la vescica natatoria nascosta sotto le viscere che aiuta il galleggiamento. Nessuno dei due aveva mai visto nulla del genere.

E’ stata per loro un’esperienza nuova , che ricorderanno quando a scuola dovranno studiare i pesci e le loro caratteristiche.