Grazie, Vanna!

Sono passati 56 anni da quando sei uscita di casa per sempre. Avevi solo 17 anni ed entravi in un mondo che a noi tutti incuteva un po’ di paura: un monastero di clausura!!!

Ricordo quanto la mamma avesse sofferto per questa tua scelta e come però si era arresa, come tutti gli altri , davanti alla tua determinazione. Ricordo anche quanto sei mancata a me.

Ora nella tua terra di adozione, la Tailandia, cui hai donato tante energie spirituali e fisiche , continui a essere una luce che sostiene le nostre speranze e che lenisce le nostre paure: ogni volta che siamo in angustie è a te che ricorriamo per avere il conforto delle tue parole rasserenanti  e il sostegno della tua preghiera.  Sei sempre così lontana, ma anche sempre così vicina a tutti noi. Grazie, Vanna!

Happy Birthday , Samuele!

 

Eccoti coi cuginetti che ti vogliono tanto bene!
Eccoti coi cuginetti che ti vogliono tanto bene!

Nove anni! Eppure sembra ieri quando ti ho visto uscire dalla sala parto accanto alla tua mamma ….. è stata una grande gioia vederti dopo tanti giorni di attesa in cui non volevi saperne di nascere.

La tua nascita ha dato un senso a molte cose e io ringrazio il Cielo ogni giorno per  averti donato a noi. Continua a crescere così come hai fatto fino ad ora , impegnandoti in ogni cosa che fai, non tanto per avere le lodi degli insegnanti , ma per sentirti orgoglioso di te, come lo siamo tutti noi che ti vogliamo bene!

Happy birthday , Samuele!

Poesia: Un amico .

Dedico questa poesia di Gibran a tutte le persone che con la loro vicinanza riempiono le mie giornate e mi fanno “vivere il tempo” come dice il poeta.

Un Amico (Kalhil Gibran)

Cos’è per te un amico,
Perché tu debba cercarlo
Per ammazzare il tempo?
Cercalo sempre per vivere il tempo.
Deve colmare infatti le tue necessità,
non il tuo vuoto.
E nella dolcezza dell’amicizia
Ci siano risate,
E condivisione di momenti gioiosi.
Poiché nella rugiada
delle piccole cose
Il cuore trova il suo mattino
E si rinfresca.

Storia di Chico (terza ed ultima parte).

Erano rimasti a casa solo mio marito e  Chico. La cosa non era abituale. Telefonando a casa venni a sapere che il cagnolino stava male: non voleva mangiare, non voleva uscire e restava sdraiato immobile tutto il giorno. Eravamo preoccupati e mio marito si decise a portarlo dal veterinario. Questi lo visitò per bene poi quando volle guardargli in bocca, Chico veloce come un fulmine gli morse a sangue un dito. Il dottore arrabbiatissimo esclamò:- Se lo porti via! Questo cane sta meglio di me! sta facendo solo teatro! – E non volle nemmeno che gli venisse pagata la visita.

-Teatro? cosa ne sa un cagnolino di fare scene?-  Ci chiedevamo ….sembrava impossibile….. Eppure bastò che alla spicciolata rientrassimo tutti alla base perchè Chico cominciasse a scodinzolare felice e a saltare per la casa come al solito. L’assenza dei ragazzi e mia lo aveva immalinconito.

Passarono gli anni e mio marito dovette subire una pesantissima operazione. Dopo il ricovero venne dimesso con tanto di drenaggi e sacchetti pendenti. Faceva fatica a rilassarsi  e restava sulla poltrona fino a tardissimo ogni notte. Io rimanevo con lui, ma dopo alcuni giorni, quando la situazione sembrò abbastanza tranquilla , una sera dissi a mio marito che dovevo per forza coricarmi: ero troppo stanca. Salii in camera e stavo già per sdraiarmi, quando sentii arrivare Chico : era una piccola furia ! Girava su se stesso vorticosamente, andava sotto il letto e ne usciva , abbaiava (cosa che non faceva mai di sera) e non si diede pace finchè non scesi di nuovo. Aveva capito che il capobranco era in difficoltà e non voleva che lo lasciassi solo!

Negli ultimi anni era diventato pigro e se ci preparavamo  per andare a passeggio correva subito vicino a noi chiedendo che gli mettessimo il collare, ma se capiva che si usciva per fare la spesa (forse dal diverso tipo di scarpe che indossavamo o dai preparativi diversi) alzava appena la testa dalla sua cuccia come per dire “ciao!” e riprendeva a dormire.

Solo chi ha avuto un cane in casa sa che quanto ho raccontato non è frutto di fantasia; i cani partecipano davvero alla vita della famiglia e a volte aiutano anche al miglioramento delle relazioni familiari.

Alla fermata dell’autobus.

london_busStamattina, come ogni mattina dall’inizio di settembre, ho accompagnat0 Samuele prima al treno che passa vicino a casa e poi alla fermata dello scuola-bus. Siccome non sono abituata a fidarmi troppo dei mezzi pubblici ( ancora non mi sono convinta che se perdi una corsa , dopo due minuti arriva un altro treno ) finiamo sempre col partire troppo presto , così ci tocca aspettare almeno un quarto d’ora il bus del college.

Per ingannare l’attesa e per mia curiosità, mi sono messa a contare gli autobus che ci passavano davanti, sapete quei pullman rossi a uno o due piani? Quelli!.

Devo dire che quel posto è un capolinea di molte linee di trasporto; detto questo penso che faccia comunque impressione sapere che nel giro di quei pochi minuti ho contato più di sessanta pullman !!!

Certo l’azienda dei trasporti londinese deve essere meglio amministrata di quella romana, che tanti grattacapi sta dando alla nuova sindaca….

…. Storia di Chico (parte seconda).

I primi tempi furono piuttosto difficili. Chico non aveva capito che certe cose non si possono fare dove capita e per insegnargli a stare al mondo lo portavamo fuori a intervalli regolari, ma era troppo piccolo e non c’erano guinzagli su misura , perciò quando lo portavamo nel prato vicino il problema era che si rischiava di perderlo perchè spariva in mezzo all’erba. I vicini dicevano:- Dovete mettere un cartello con la scritta “attenti al cane: non calpestatelo!!”

Ma crebbe in fretta e allora lo portavamo su un prato in riva al  lago. La sua felicità nel vedersi libero in uno spazio così grande era commovente: cominciava a correre velocissimo con quelle sue gambette corte e quando era proprio al culmine del godimento nel sentirsi vivo e libero spiccava certi balzi impressionanti perchè per qualche istante pareva rimanere sospeso in aria . E come gli piaceva rotolarsi nell’erba fresca!!! Metteva gioia vederlo così felice.

Ho già detto come non tollerasse intrusioni nel suo territorio da parte di qualunque altro essere vivente non umano  e quando stava ancora imparando questo suo “mestiere” , spesso capitava che, abbaiando e correndo all’impazzata per impaurire il malcapitato intruso, non azionasse in tempo il suo sistema frenante e così andava a finire in un canaletto di drenaggio alla fine del giardino. In quei casi, forse per ingannare eventuali nemici,  non abbaiava, ma emetteva dei piccoli versi più simili a un cinguettio che al guaito di un cane impaurito. E quando finalmente riuscivamo a trovarlo e a ripescarlo, tremava come una foglia.

A un certo punto mia figlia, la maggiore, che Chico considerava un po’ come sua mamma, se ne andò in Inghilterra. Quando tornava e andavamo a prenderla all’aeroporto non sapeva contenere la sua gioia , ma quando poi lei si apprestava a fare la valigia per ripartire, lui capiva subito cosa stava per  accadere: andava a nascondersi sotto il lettone e non c’era verso di farlo uscire. Soffriva terribilmente.

A cinque anni a un certo punto smise di correre e di giocare: era diventato cieco! La sua razza è stata  selezionata  in Inghilterra  perchè i cagnolini cacciassero i topi nelle miniere e perciò hanno nella vista il loro punto debole. Fu operato di cataratta alla clinica universitaria della facoltà di veterinaria di Milano . Dovevo mettergli ogni giorno delle gocce negli occhi e lui, che aveva capito tutto, appena prendevo in mano il flaconcino del medicinale si metteva seduto sulle zampe posteriori e aspettava fermo, immobile che completassi l’operazione.

Storia di Chico (prima parte)

cucciolo yorkshiere– Ci mancava solo il cane!!! –  Questo fu il mio primo pensiero ( che non mancai di esprimere con un certo vigore e a voce adeguatamente alta visto il mio stato d’animo) quando mi vidi portare in casa dentro una scatola da scarpe un cosino scuro delle dimensioni di un topino di campagna che qualcuno pretendeva di fare passare per un cucciolo di cane.

Era anche stato pagato molto caro e questo mi rendeva anche più ostile nei suoi confronti. Aveva un mese o poco più e stava tutto sul palmo di una mano. Ogni tanto, dopo un momento emozionante per lui, sembrava entrasse in coma e per alcuni minuti eravamo tutti lì attorno per vedere se respirava ancora.

Eravamo in Sicilia e dovevamo rientrare a casa. Mille e trecento chilometri!!! Poteva quel cosino superare tante ore di viaggio? E come avrebbe reagito al cambiamento di clima, di ambiente e alla lontananza dalla madre? I timori erano tanti, ma lui , così piccolo, riuscì a superare ogni difficoltà.

Arrivati a casa, per prima cosa gli comprammo una brandina, ma la più piccola esistente in commercio era sempre troppo grande e troppo alta per lui. Quando Chico  (nome deciso dai miei figli), quando voleva salirci sopra, si metteva seduto di fronte ad essa e tenendosi dritto dritto la fissava immobile fino a che qualcuno non si accorgeva della sua richiesta.

Nonostante fosse così piccolo, alla vista dei gatti che in quel periodo assediavano il nostro giardino, faceva tanto chiasso che quelli trovarono più conveniente andarsene altrove. Gli stessi strepiti faceva anche contro merli , passeri o farfalle che osassero invadere il suo territorio. Era  solo uno yorkshire di taglia media, ma sapeva farsi rispettare.

Madre Teresa santa oggi (o meglio santa da sempre)….

Madre_Teresa_3Oggi Madre Teresa di Calcutta è stata proclamata Santa e mai canonizzazione fu accolta con più gioia e calore , infatti che fosse una grande santa lo avevamo capito molti molti anni fa, quando donava ogni istante della sua esistenza ai più sofferenti tra i poveri.

E’ una delle figure più grandi che hanno attraversato il secolo scorso ed è stata infatti anche premiata col Nobel della Pace nel 1979. Voglio qui riportare un tratto del discorso di Papa Francesco di questa mattina per averne sempre memoria a portata di blog.

Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza.