Film: Un bacio.

La rassegna di film in programma per il cineforum del martedì ieri sera ci ha dato l’opportunità di vedere  “Un bacio” di Ivan Cotroneo, nei panni di regista e sceneggiatore.

E’ una storia di adolescenti di oggi che usano le nuove tecnologie e a volte ne abusano, senza rendersi conto delle conseguenze.

Tre ragazzi, Lorenzo, Antonio e Blu, emarginati per diversi motivi dal resto della loro classe, formano gruppo e passano insieme momenti di spensieratezza. Poi Lorenzo, il ragazzo gay, manifesta la sua simpatia per Antonio, che lo respinge  in modo violento sia per paura di scoprirsi anche lui “diverso” da ciò che ha sempre creduto di essere, sia per la paura del giudizio degli altri compagni. L’unica che si salverà in questa storia sarà Blu, che troverà il coraggio di confidarsi con la mamma e di denunciare gli abusi subiti da colui che lei riteneva il suo fidanzato e che invece ne ha fatto uno zimbello per sè e per i suoi amici.

La vicenda è narrata in modo vivace e piacevole, con intervalli da musical gradevoli anche se la parte del ballo è un po’ carente.

Si è portati a riflettere sulle difficoltà dell’adolescenza, sulla quasi impossibilità dei genitori di prevenire le sconfitte dei figli che in quell’età si chiudono in silenzi impenetrabili e, per parte mia, mi si è riconfermata la convinzione che quella è l’età più difficile nella vita di un essere umano: tutto è così incerto, fluido, evanescente…come e dove trovare punti di riferimento, quando gli adulti ti appaiono così fragili e confusi anch’essi?

UTE: Scienza arabo-musulmana – medicina (digestione)

La prof.ssa Tatafiore ci ha introdotto nell’argomento odierno scorrendo brevemente la biografia di Maometto, il fondatore dell’Islam, per passare poi a illustrare le tappe dell’espansione araba .

Alla morte di Maometto , gli succedono quattro califfi ( i suoi 4 generi . Il termine califfo significa “luogotenente”) e con essi comincia la conquista delle popolazioni arabe e della Spagna. Si ha in seguito l’impero Omayyade, il quale dà impulso alla cultura ed è in questo periodo che viene costruita una Biblioteca. Nel 750 d.C. con la dinastia Abbaside fioriscono le attività commerciali e si sviluppa una cultura molto raffinata, in un periodo in cui in Europa eravamo sprofondati nell’ombra del Medio Evo.

La decadenza comincia con le Crociate , che spostano i commerci verso il Mediterraneo e le Repubbliche Marinare italiane, e con le invasioni mongole di Gengis Khan e Tamerlano . Nel 1299 l’impero Ottomano impone le sue leggi su tutte le terre governate prima dagli arabi, ma non raggiungerà più lo splendore del passato, anche perchè si trova a competere ora con un’Europa molto fiorente e in grande fermento culturale, artistico e tecnologico.

La lingua araba preesisteva all’Islam , ma la necessità di trascrivere la rivelazione ha imposto la necessità di stabilire regole linguistiche precise, onde limitare gli errori di interpretazione del  Corano ( che significa “recitazione”)

Contrariamente al Cristianesimo, l’Islam non ha un clero e forse per questo la scienza fu sempre guardata con “occhio laico” e mai fu usato il Corano per confutare teorie scientifiche, mentre la scienza cristiana fu soggetta ai testi sacri. Tutta la scienza seguiva gli insegnamenti di Aristotele.

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Il dr. Lissoni oggi ci ha intrattenuto su un classico argomento di medicina: La digestione: come e perch.é.

Temo di incorrere in castronerie riportando i miei frettolosi appunti, pertanto invito chi volesse rivedere le sue nozioni al riguardo a cliccare QUI.  Non sarà come ascoltare il nostro ottimo docente, ma almeno potrete fidarvi di ciò che state leggendo.

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Guardando “La classe degli asini”

Ieri sera ho seguito la fiction televisiva “La classe degli asini” con Flavio Insinna e Vanessa Incontrada. La vicenda, che si ispira a una storia vera, è ambientata a Torino nei primi anni 70 del secolo scorso e tratta del problema dell’inserimento nelle scuole pubbliche dei bambini con difficoltà, che fino ad allora erano stati confinati , o per meglio dire ghettizzati, nelle scuole differenziali. Guardando quelle immagini mi sono venuti in mente alcune vicende di cui sono stata testimone o protagonista.

Ero appena diplomata e impartivo qualche lezione privata: tra i miei alunni, per qualche tempo ebbi anche una bambina delle elementari che aveva dovuto subire un intervento piuttosto serio per ovviare a difficoltà di deambulazione. La mamma doveva portarla a scuola in carrozzina , ma aveva bisogno di aiuto per entrare nell’edificio,  costruito in epoca fascista, dato che vi si accedeva tramite una scalinata. La mamma non poteva certo da sola portare bimba e carrozzina e chiese alla scuola se qualcuno avesse potuto aiutarla. Non trovò nessuna collaborazione nè tra gl’insegnanti nè tra il personale ausiliario; solo un genitore, che aveva anche lui problemi di deambulazione si offrì per dare una mano a quella bimba e a quella mamma.

Una decina di anni dopo, insieme ad altre due colleghe, dovemmo inventarci le classi aperte, come si diceva allora, per far fronte all’inserimento di un numero notevole di bambini con handicap provenienti da un istituto adiacente alla scuola. Forse la mossa era stata suggerita dal tentativo di farci alzare bandiera bianca di fronte alla difficile situazione, ma noi  cominciammo a suddividere i bambini in piccoli gruppi e a farli ruotare su diverse attività nei vari momenti della mattinata; spostavamo gli  arredi per adibire le aule a palestra o a laboratorio di pittura e i bambini collaboravano a trasportare carrozzine e materiali vari. Fu un momento di grande impegno  professionale, che fu possibile portare avanti solo grazie alla determinazione di noi tre insegnanti, visto che l’esperimento non era visto di buon occhio da colleghi e superiori. Poi venne la visita dell’ispettore, che approvò il nostro modulo operativo.

Dopo poco tempo fu approvata la legge che prevedeva l’inserimento di un bambino con handicap in classi con numero limitato (non oltre 20) di alunni. Per quei tempi era una legge all’avanguardia…ora non so bene come stiano le cose.

Voce e musica … da brividi…

Sempre stupendo questo brano lirico, sia per il testo, sia per la musica carica di pathos e soprattutto per la voce unica e irripetibile di Maria Callas: dolce, vellutata, capace di delicatissime sfumature e di grande potenza. Ascoltando il brano, io mi sento trascinare nella drammaticità della situazione che il brano rievoca.

Butterfly immagina di veder spuntare all’orizzonte la nave che riporta a lei il suo capitano americano e descrive le emozioni che l’assaliranno in quel momento che lei sta aspettando con incrollabile fiducia: prima il dubbio e l’incertezza, poi  la gioia incontenibile che la spinge a nascondersi …un po’ per celia e un po’ per non morire….ma noi sappiamo come andrà a finire, sappiamo che questo sogno di Butterfly non si avvererà mai e che lei sarà travolta dalla disperazione: e un nodo ti chiude la gola….

Le donne e il voto del ’46.

Copio e incollo da questo sito questo brano di un’intervista a una delle poche superstiti tra le donne che hanno votato per la prima volta nel 1946:

 

…. La battaglia delle donne italiane per il diritto di voto era cominciata già nel secolo precedente. Nel 1912 c’era stato un appello al parlamento firmato anche da Maria Montessori che chiedeva il voto per le donne. L’appello non ricevette una risposta. Sempre in quell’anno un gruppo di donne di Montemarciano in provincia di Ancona provarono a iscriversi nelle liste elettorali e la loro richiesta, inizialmente accolta, fu poi cancellata da una sentenza della cassazione. …Poi dalla fine del 1944, dopo la liberazione di Roma, si costituì un comitato formato dai movimenti femminili dei partiti del comitato di liberazione nazionale – quindi comuniste, socialiste, democristiane, liberali, democratiche del lavoro, più delle donne repubblicane insieme a due associazioni, la Fildis, federazione italiana diplomate degli istituti superiori, e all’alleanza per il suffragio. Dopo aver raccolto le firme in una petizione, il comitato si rivolse al comitato di liberazione nazionale per chiedere che venisse stabilita la possibilità per le donne di votare già nel 1946. Dopo varie discussioni alla fine il governo invitò le donne con una circolare a iscriversi alle liste elettorali, erano vent’anni che non votava nessuno, e così le donne poterono votare alle amministrative nella primavera del ’46 e poi al referendum di giugno sulla monarchia e per l’elezione dell’assemblea costituente.

Mi sembra utile rivedere queste notizie, perchè a quanto pare c’è  un po’ di confusione anche tra chi si propone come leader di formazioni politiche. Posso aggiungere al ricordo e alla testimonianza di Marisa Rodano , che anche mia madre era tra quelle donne che nel ’46 entrarono in cabina elettorale per il referendum  istituzionale e con lei c’ero anch’io che stavo per nascere.

Mia madre ricordava che c’era un po’ di eccitazione tra le donne per quell’avvenimento: tutte si rendevano conto che si trattava di un momento storico: per la prima volta veniva riconosciuta alle donne la dignità di cittadine a pieno titolo!!! Nel suo racconto non mancava però una nota ironica: si diceva in paese (ma forse era solo una leggenda nata dalla contrapposizione piuttosto accesa tra i partiti in stile Don Camillo e Peppone) che una donna , uscita dal seggio elettorale andasse manifestando a gran voce la sua soddisfazione per aver cancellato con una croce il simbolo del partito avversario….!!!!

Film : INFERNO.

inferno-firenze-bannerHo visto “INFERNO” , il film diretto da Ron Howard, interpretato da Tom Hanks e ispirato a un romanzo di Dan Brown.

La trama ricorda molto il “Codice da Vinci”:  la stessa caccia al tesoro attraverso varie città italiane e straniere per rintracciare una capsula contenente un virus, un’arma biologica in grado di sterminare in breve tempo metà della popolazione mondiale , ormai troppo numerosa. Il film è tutta una sequela di fughe, rapimenti, lotte , uccisioni, scene catastrofiche che spesso disturbano la comprensione di ciò che sta accadendo.

Ci sono immagini molto belle di Firenze , di Venezia e di Istanbul; ci sono effetti speciali molto spettacolari, ma per la verità sono rimasta un po’ delusa.

UTE: Storia (la donna nel novecento) e Filosofia (l’abécédaire di Gilles Deluze)

Nel momento in cui l’Austria il 28 luglio del 1914 dichiara guerra alla Serbia, si è in piena estate e le femministe  (suffragette si diceva allora) sono in vacanza, godendo di un momento in cui ritengono che la loro lotta per il voto stia dando i primi risultati, infatti è prevista la loro partecipazione al voto nelle elezioni comunali che si svolgeranno in Francia nel 1916.

Il 1914 che doveva essere l’anno delle donne diventa invece l’anno della guerra e tutti i discorsi di emancipazione vengono accantonati.

Dopo il fallimento delle operazioni di attacco dell’esercito tedesco che dovevano portare alla guerra-lampo, seguono 4 anni di estenuante guerra di posizione  e in questo periodo anche le donne danno il loro apporto nelle mense, come infermiere, ma anche nelle fabbriche per poter mantenere i propri figli in assenza dei mariti al fronte. In Germania, al momento dell’assunzione delle donne, si fa loro firmare in bianco anche la lettera di licenziamento: alla fine della guerra quei posti di lavoro verranno assegnati agli uomini. In Inghilterra le donne lavorano anche nelle fabbriche di armi , mentre in Serbia e in Russia vengono arruolate nell’esercito e vengono mandate anche in prima linea.

In Inghilterra, dove si è costituito un esercito ausiliario,  si arriva a squalificarle con studi pseudo-psicologici ben e si diffondono molti sospetti sulla moralità delle donne.

Tuttavia è in questo periodo che esse riescono ad accedere alle scuole (anche all’Università) tradizionalmente riservate agli uomini, sia come studentesse che come docenti.

Nel 1917 in Francia le donne entrano nel governo.

Anche la moda cambia radicalmente : scompare il busto e le gonne si accorciano per consentire una maggiore libertà di movimento.

Con la fine della guerra le donne vengono licenziate.

Durante la Seconda Guerra Mondiale , dopo l’occupazione della Francia Settentrionale, nel Sud viene proclamata la Repubblica di Vichy sotto il governo di Pétain, che vuole portare avanti un discorso di ricostruzione morale della Francia: vengono abolite molte libertà personali, si propaganda l’idea che la donna è per sua natura votata alla maternità e ha il dovere di amare il marito (che però non ha lo stesso dovere). Le donne che rifiutano la maternità sono corrotte o frivole. E’ qui che nasce la Festa della Mamma (in Europa).

Nella Resistenza le donne fanno da staffetta, ospitano i fuggiaschi, fanno spionaggio correndo enormi rischi, ma alla fine della guerra solo pochissime potranno entrare in politica, come invece faranno molti partigiani. (docente prof. Massimiliano Cossi)

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Il prof. Marco Creuso ci ha presentato la figura e il pensiero di uno dei più importanti filosofi del Novecento: Gilles Deluze.

Egli ritiene che la filosofia non sia un affare di pochi, ma apre la sua facoltà a tutti coloro che desiderano partecipare alle sue lezioni nell’Università di Vincennes. A un certo punto della sua vita raccoglie e sintetizza le sue opere e il suo pensiero nell'”Abécédaire” ( anche Voltaire aveva scritto il suo Dizionario Filosofico), esprimendo la volontà che venisse pubblicato solo dopo la sua morte, che avvenne nel 1988 per suicidio o incidente.

E’ il filosofo del ’68, l’anno della rivoluzione senza rivoluzione ; infatti egli sostiene (a ragione secondo me) che ogni rivoluzione finisce male . Afferma inoltre che non esiste un diritto umano naturale visto che il mondo ha assistito impassibile allo sterminio degli Armeni (e visto cosa è poi successo recentemente nella Penisola Balcanica): non ci sono strumenti giuridici che difendano questo diritto.

Alla voce GAUCHE del suo abecedario , Deluze afferma che la sinistra ha il compito di dare voce agli umili, ma che se è al potere non è più sinistra; dice che deve dare priorità alla soluzione dei problemi del Terzo Mondo, perchè solo così si possono risolvere i problemi che più ci interessano da vicino.

Il docente ha poi proseguito illustrando le voci  HISTOIRE  e ANIMAL facendo risaltare la grandezza del pensiero di questo filosofo, che forse molti di noi (me compresa) non avevano mai sentito nominare.

Sono state due lezioni molto interessanti e la sala  gremita ha mostrato il suo gradimento con sentiti applausi.

 

S.Martino: storia, storie, lessico…

Oggi è S. Martino, la data che anticamente segnava la fine dei contratti agricoli e di affitto. Alla fine della raccolta dei frutti della campagna, si potevano chiudere i conti e  salutare i vecchi proprietari terrieri per cominciare una nuova vita altrove. Fare sanmartino era sinonimo di traslocare.

Ma chi era S. Martino di Tours? A prima vista si direbbe un francese, invece era ungherese di nascita,ma anche SAN-MARTINO-3 italiano per aver vissuto da piccolo a Pavia dove il padre aveva ottenuto un podere dopo il pensionamento dall’esercito; l’appellativo di Tours gli viene dall’essere morto in quella città francese di cui fu vescovo. Era infatti diventato cristiano dopo l’episodio più famoso della sua vita: il dono del mantello. Prendo da Wikipedia un brano che lo racconta.

 

In quanto circitor, eseguiva la ronda di notte e l’ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde avvenne l’episodio che gli cambiò la vita (e che ancora oggi è quello più ricordato e più usato dall’iconografia). Nel rigido inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare (la clamide bianca della guardia imperiale) e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi.

Il termine latino per “mantello corto”, cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all’oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella.

Da questo brano sono stimolata a due riflessioni:

  • Martino non è cristiano, ma si comporta come tale. Dobbiamo abituarci a pensare che la sequela del bene non è prerogativa esclusiva di nessun credo.
  • Ho imparato l’etimologia della parola cappella e del suo derivato “cappellano”: grazie Wikipedia!