Storie di famiglia: La nonna Carolina (racconto della cugina Lia).

Come ho già avuto modo di dire, non ho mai conosciuto bene la mia nonna paterna, perciò ho chiesto a mia cugina Lia, che ha vissuto tanti anni con lei, di parlarmene; ed ecco una parte del suo bellissimo racconto:

nonna-carolina-al-lavatoio“….. La nonna Carolina…. a me voleva bene di sicuro e con me era dolce. Forse per lei sono stata la figlia che avrebbe voluto avere senza paure, senza dispiaceri, senza rimorsi, senza guerre, senza lutti. Da piccola, ero quasi sempre con lei, anche perché quando mio fratello nacque, avevo un anno e due mesi e la mamma non poteva sempre dividersi in due. Carolina era fiera di me, tanto che mi raccontò più di una volta di quando il Vescovo, venuto a Rolo per una Cresima, passandoci accanto, si fermò e mi disse: “ Occhi celesta! “ : la nonna diceva proprio “ celesta “. Ero la sua confidente e amava raccontarmi gli avvenimenti lieti di quando era giovane. In occasione del suo matrimonio col nonno Vincenzo ,so che indossava un  bellissimo vestito di velluto rosso ( “ Rosso?? “.  “ Rosso!! “) e  le sue amiche la invidiavano perchè era bella.    Tra le mie immagini, vedo la cucina di Rolo con le due giapponesine che si dondolavano sull’altalena, ricamate sul tappeto che copriva il tavolo, mentre la nonna filava la  lana e poi avvolgeva il filo sull’arcolaio. La nonna sferruzzava insegnandomi le preghiere. Quando la stagione era tiepida, verso sera  mi portava con lei al Rosario dopo avermi fatto saltare sulle sue ginocchia. Anche adesso, so a memoria le litanie in latino, non c’è verso che le impari in italiano! Mi teneva per mano e vedo ancora la sua gonnellona nera che ondeggia all’altezza del mio viso. Andavamo al cimitero e, tuttora, quando sento l’odore del bosso, mi viene in mente la nonna. Andavamo  a trovare il “pòver Viséns, ch’l’era acsé bèl vistì da carabinier! “. Diceva che mio padre(che aveva solo dieci mesi quando il nonno morì) piangeva quando gli mostravano il ritratto del nonno.  Andavamo a trovare anche la  bisnonna, Adelaide.  Carolina ricordava con molto affetto  sua madre che le aveva in qualche modo insegnato a leggere, mentre suo  padre le aveva proibito di andare scuola perché diceva che alle donne non serve saper leggere e scrivere.

Adelaide aveva rispetto di sua figlia, cosa che, forse, suo padre non riteneva di dover avere. Dietro l’insegnamento di sua madre, Carolina sapeva leggere il suo voluminoso messale nero. Penso che lo sapesse a memoria. Le dicevo che, se poteva leggere un libro, sarebbe stata capace di leggere tutto; ma lei diceva di no e non volle mai impegnarsi a leggere altro. Lei e io dormivamo nello stesso lettone di ferro: a volte dormivo come seduta sulle sue ginocchia e sento ancora il suo tepore che mi avvolgeva, nella camera fredda, con i vetri istoriati dal ghiaccio. Dividevamo ancora lo stesso letto e gli stessi ricami sui vetri, anche quando ci trasferimmo a Fabbrico.  Quando cominciai a frequentare le scuole medie, dovevo alzarmi presto per prendere il pullman che mi portava a Novellara: lei mi svegliava piano piano, accarezzandomi le palpebre con le dita gelate.   A quell’età, avevo delle lentiggini molto evidenti che a me non piacevano    e alla nonna ancora meno. C’era in commercio una specie di crema bianca che, dicevano, le avrebbe eliminate: la nonna voleva che me la dessi, ma io non ci pensavo neanche a darmi  quel pasticcio! Una notte mi sveglio, infastidita da qualcosa che mi gira sulla faccia…: era la nonna che mi spargeva la crema!!! Quella volta mi arrabbiai di brutto!      Ho di lei dei ricordi fatti di  immagini e sensazioni ancora vive, come succede per le persone a cui si è volutoste, neanche quando er bene. La vedo fare la treccia seduta sulla poltrocina di vimini. La vedo con noi quando facevamo i cappelletti la sera della Vigilia di Natale, in attesa di andare alla Messa di Mezzanotte: lei partiva un’ora prima per trovare il posto a sedere e sentire comodamente la Messa cantata…ma con i piedi gelati ( ahi, i geloni di allora!…).  Ma ricordo anche qualche battuta poco felice come quando, mentre mi insegnava a cucire, mi diceva: “ gucèda longa, sartòra màta… To mèdra la drova la gucèda lònga…”. Bè…  O ancora:” To mèdra l’è gelosa ed mé perchè tè t’vò più bèn a mè che a lé “.Ancora, bè… .  Io non dicevo niente, ma non mi sembravano cose giuste, neanche quando ero piccolao piccola….”

Grazie, Lia!!! Grazie infinite!

 

UTE: La Russia prerivoluzionaria – La novella: origini ed evoluzione.

Ore 15: docente Don Ivano Colombo.

rivoluzionePer tutto l”800 la Russia aveva perseguito obiettivi imperialistici, espandendosi sia a sud verso il Mar Nero e il Mediterraneo,  che verso est e sud-est, alla ricerca di uno sbocco al mare. Sempre in vista di questo obiettivo era stata costruita la Transiberiana, la lunga ferrovia che collega Mosca al Pacifico (9.288km-la più lunga del mondo).

E fu sempre per cercare uno sbocco al mare che la Russia entrò nella Prima Guerra Mondiale al fianco di Francia e Inghilterra, con l’obiettivo di togliere all’Austria i territori balcanici affacciati sul Mediterraneo. La Russia però non era pronta a una nuova guerra: aveva combattuto solo una decina d’anni prima contro il Giappone. Aggiungiamo poi che solo da poco era nata l’industria, che fino al 1861 era stata in vigore la servitù della gleba e che la concessione della Costituzione  non aveva risolto i problemi di governabilità di uno stato ormai in preda al caos.

Nel 1917 scoppia una rivoluzione già nel febbraio: era guidata dalle donne, operaie tessili, che non avendo di che sfamare i figli avevano assaltato i forni e incitato i soldati a difenderle contro le cariche della polizia: fu un massacro…Lo zar, che era al fronte, abdicò e fu formato un governo provvisorio.

Il 25 ottobre (secondo il calendario giuliano, il 7 novembre per il calendario gregoriano) il caos sfociò nella Rivoluzione Russa.

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Ore 16: docente il prof. E. Galli.

Le novelle più conosciute della nostra letteratura sono quelle del Decamerone, ma come è nato questo genere narrativo?

Nel Basso Medioevo in Italia si diffonde il volgare come lingua parlata, ma rimane il latino come lingua scritta ufficiale; più tardi, tra il 1000 e il 1200, vi è una grande produzione di testi in volgare: il LAI (testo amoroso), la favola, il proverbio, l’exemplum, le biografie, le cronache di viaggio…

Il ns. docente si è soffermato soprattutto sull’exemplum, composizione a carattere religioso-moralistico e ce ne ha letto alcuni testi, facendoci notare come dalle forme più schematiche e semplici, si sia via via arrivati a racconti più complessi e dettagliati nella definizione dei personaggi e degli ambienti, sfociando così nella forma letteraria della novella così come la intendiamo noi oggi.