Ieri sera ho sentito in TV Ermal Meta in un’interpretazione toccante di “Halleluja” e mi sono ricordata della sua interpretazione di “Amara Terra mia” a Sanremo.
Incredibile vocalità e sensibilità interpretativa….
Donna è Bello
Ieri sera ho sentito in TV Ermal Meta in un’interpretazione toccante di “Halleluja” e mi sono ricordata della sua interpretazione di “Amara Terra mia” a Sanremo.
Incredibile vocalità e sensibilità interpretativa….
Medicina: dr. Filippi
Che cosa sono gli antiacidi – Dopo una rapida ma precisa descrizione dell’anatomia dello stomaco, il dr. Filippi, è passato a illustrarne le funzioni e ciò che mi ha colpito è stata l’enorme produzione di acido cloridrico e come esso sia regolato e tenuto sotto controllo in uno stomaco sano. Purtroppo però non sempre le cose vanno come dovrebbero, quindi ecco i disturbi comunemente definiti “acidità di stomaco” coi noti sintomi di bruciore, nausea, vomito, flatulenza e reflusso. Quest’ultimo può arrivare a provocare danni alla dentatura, mal di gola, asma, alitosi….
L’acidità occasionale può essere causata dalla cattiva abitudine di mangiare troppo velocemente e masticare troppo poco gli alimenti, dallo stare troppo a lungo in posizione supina, da farmaci, da sforzi fisici; ci sono però anche cause patologiche, come la presenza di Helicobacter Pylori, l’ ulcera gastrica, la gastrite, l’ulcera duodenale, l’ ernia iatale, il cancro.
Per curare e ridurre l’acidità, esistono in commercio vari tipi di farmaci, che vanno usati sempre con oculatezza e moderazione, anche se in Italia essi vengono prescritti con troppa facilità, anche quando non ce ne sarebbe la necessità.
____________________________________________
Storia: prof. Cossi.
Prima della Riforma protestante – Lo Stato Pontificio, all’inizio del XV secolo, comprendeva un terzo del territorio italiano (parte dell’Emilia, Romagna, Marche, Umbria, Lazio e nord Campania). Al suo interno comunque molti erano i Comuni che si sottraevano al controllo papale (così come altrove si sottraevano al controllo dell’imperatore) e in alcuni di essi le famiglie più potenti presero il governo della città: erano nate le Signorie.
A Roma proprio la lotta fra le diverse famiglie nobili avva creato una situazione di insicurezza al punto che Clemente V (di nazionalità francese) si stabilì ad Avignone. Molti cardinali però non ritenevano giusta questa scelta e si ebbe così un periodo con due Papi e per un certo periodo, dopo il Concilio di Pisa, addirittura furono tre i Papi regnanti nello stesso momento. A questo punto l’imperatore intervenne e e impose la convocazione di un Concilio nella città di Costanza: qui si sancì la nomina di un solo papa nella persona di Martino V e fu proclamato il primato del Concilio sul Papa.
Si succedettero vari Papi fino a giungere a Callisto III col quale prende il sopravvento la famiglia spagnola dei Borgia. Callisto V aveva nominato cardinale quello che poi diventerà Papa Alessandro VI Borgia; egli ebbe molte donne e molti figli, tra cui Cesare Borgia, detto il Valentino, che, da condottiero qual era, tentò di imporre la sua influenza sulla Romagna, ma non raggiunse il suo scopo per la morte del padre.
Giulio II, appena eletto, fece imprigionare il Valentino, che in seguito si metterà al servizio del re di Spagna.
Contemporaneamente a questi fatti in Italia prosperavano le città di Firenze, sotto i Medici, la Repubblica di Venezia e Milano sotto gli Sforza e sarà Ludovico il Moro a chiamare in aiuto il re di Francia, Carlo VIII, che percorse la penisola senza trovare resistenza. I Medici vennero cacciati da Firenze e in quel momento di caos ebbe grande seguito il monaco Savonarola, il quale però accusò il Papa di indegnità e per questo fu condannato al rogo.
In Spagna governavano separatamente i loro regni Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, i quali istituirono l’Inquisizione, destinata a lasciare una dolorosa scia di sofferenze e di sangue.
La Compagnia Teatrale dell’UTE si mobilita ancora una volta per accorrere in aiuto di chi si trova in difficoltà ed è per questo che si accinge ad allestire una nuova rappresentazione della sua ultima fatica:
di ENRICO D’ALESSANDRO
andrà in scena VENERDI’ 3 NOVEMBRE alle ore 20.45 al Teatro EXCELSIOR di Erba
La Compagnia si è già fatta conoscere per la sua bravura, per merito degli attori tutti bravissimi e del valente regista, Cesare Cavenaghi. Prendete nota dell’avvenimento: vi divertirete e in più farete del bene, visto che l’incasso verrà devoluto all’Associazione Tetto Fraterno di Don Bassano, che sta notoriamente attraversando un momento di grande difficoltà
Come ho già avuto modo di dire, non ho mai conosciuto bene la mia nonna paterna, perciò ho chiesto a mia cugina Lia, che ha vissuto tanti anni con lei, di parlarmene; ed ecco una parte del suo bellissimo racconto:
“….. La nonna Carolina…. a me voleva bene di sicuro e con me era dolce. Forse per lei sono stata la figlia che avrebbe voluto avere senza paure, senza dispiaceri, senza rimorsi, senza guerre, senza lutti. Da piccola, ero quasi sempre con lei, anche perché quando mio fratello nacque, avevo un anno e due mesi e la mamma non poteva sempre dividersi in due. Carolina era fiera di me, tanto che mi raccontò più di una volta di quando il Vescovo, venuto a Rolo per una Cresima, passandoci accanto, si fermò e mi disse: “ Occhi celesta! “ : la nonna diceva proprio “ celesta “. Ero la sua confidente e amava raccontarmi gli avvenimenti lieti di quando era giovane. In occasione del suo matrimonio col nonno Vincenzo ,so che indossava un bellissimo vestito di velluto rosso ( “ Rosso?? “. “ Rosso!! “) e le sue amiche la invidiavano perchè era bella. Tra le mie immagini, vedo la cucina di Rolo con le due giapponesine che si dondolavano sull’altalena, ricamate sul tappeto che copriva il tavolo, mentre la nonna filava la lana e poi avvolgeva il filo sull’arcolaio. La nonna sferruzzava insegnandomi le preghiere. Quando la stagione era tiepida, verso sera mi portava con lei al Rosario dopo avermi fatto saltare sulle sue ginocchia. Anche adesso, so a memoria le litanie in latino, non c’è verso che le impari in italiano! Mi teneva per mano e vedo ancora la sua gonnellona nera che ondeggia all’altezza del mio viso. Andavamo al cimitero e, tuttora, quando sento l’odore del bosso, mi viene in mente la nonna. Andavamo a trovare il “pòver Viséns, ch’l’era acsé bèl vistì da carabinier! “. Diceva che mio padre(che aveva solo dieci mesi quando il nonno morì) piangeva quando gli mostravano il ritratto del nonno. Andavamo a trovare anche la bisnonna, Adelaide. Carolina ricordava con molto affetto sua madre che le aveva in qualche modo insegnato a leggere, mentre suo padre le aveva proibito di andare scuola perché diceva che alle donne non serve saper leggere e scrivere.
Adelaide aveva rispetto di sua figlia, cosa che, forse, suo padre non riteneva di dover avere. Dietro l’insegnamento di sua madre, Carolina sapeva leggere il suo voluminoso messale nero. Penso che lo sapesse a memoria. Le dicevo che, se poteva leggere un libro, sarebbe stata capace di leggere tutto; ma lei diceva di no e non volle mai impegnarsi a leggere altro. Lei e io dormivamo nello stesso lettone di ferro: a volte dormivo come seduta sulle sue ginocchia e sento ancora il suo tepore che mi avvolgeva, nella camera fredda, con i vetri istoriati dal ghiaccio. Dividevamo ancora lo stesso letto e gli stessi ricami sui vetri, anche quando ci trasferimmo a Fabbrico. Quando cominciai a frequentare le scuole medie, dovevo alzarmi presto per prendere il pullman che mi portava a Novellara: lei mi svegliava piano piano, accarezzandomi le palpebre con le dita gelate. A quell’età, avevo delle lentiggini molto evidenti che a me non piacevano e alla nonna ancora meno. C’era in commercio una specie di crema bianca che, dicevano, le avrebbe eliminate: la nonna voleva che me la dessi, ma io non ci pensavo neanche a darmi quel pasticcio! Una notte mi sveglio, infastidita da qualcosa che mi gira sulla faccia…: era la nonna che mi spargeva la crema!!! Quella volta mi arrabbiai di brutto! Ho di lei dei ricordi fatti di immagini e sensazioni ancora vive, come succede per le persone a cui si è volutoste, neanche quando er bene. La vedo fare la treccia seduta sulla poltrocina di vimini. La vedo con noi quando facevamo i cappelletti la sera della Vigilia di Natale, in attesa di andare alla Messa di Mezzanotte: lei partiva un’ora prima per trovare il posto a sedere e sentire comodamente la Messa cantata…ma con i piedi gelati ( ahi, i geloni di allora!…). Ma ricordo anche qualche battuta poco felice come quando, mentre mi insegnava a cucire, mi diceva: “ gucèda longa, sartòra màta… To mèdra la drova la gucèda lònga…”. Bè… O ancora:” To mèdra l’è gelosa ed mé perchè tè t’vò più bèn a mè che a lé “.Ancora, bè… . Io non dicevo niente, ma non mi sembravano cose giuste, neanche quando ero piccolao piccola….”
Grazie, Lia!!! Grazie infinite!
Ore 15: docente Don Ivano Colombo.
Per tutto l”800 la Russia aveva perseguito obiettivi imperialistici, espandendosi sia a sud verso il Mar Nero e il Mediterraneo, che verso est e sud-est, alla ricerca di uno sbocco al mare. Sempre in vista di questo obiettivo era stata costruita la Transiberiana, la lunga ferrovia che collega Mosca al Pacifico (9.288km-la più lunga del mondo).
E fu sempre per cercare uno sbocco al mare che la Russia entrò nella Prima Guerra Mondiale al fianco di Francia e Inghilterra, con l’obiettivo di togliere all’Austria i territori balcanici affacciati sul Mediterraneo. La Russia però non era pronta a una nuova guerra: aveva combattuto solo una decina d’anni prima contro il Giappone. Aggiungiamo poi che solo da poco era nata l’industria, che fino al 1861 era stata in vigore la servitù della gleba e che la concessione della Costituzione non aveva risolto i problemi di governabilità di uno stato ormai in preda al caos.
Nel 1917 scoppia una rivoluzione già nel febbraio: era guidata dalle donne, operaie tessili, che non avendo di che sfamare i figli avevano assaltato i forni e incitato i soldati a difenderle contro le cariche della polizia: fu un massacro…Lo zar, che era al fronte, abdicò e fu formato un governo provvisorio.
Il 25 ottobre (secondo il calendario giuliano, il 7 novembre per il calendario gregoriano) il caos sfociò nella Rivoluzione Russa.
____________________________________________
Ore 16: docente il prof. E. Galli.
Le novelle più conosciute della nostra letteratura sono quelle del Decamerone, ma come è nato questo genere narrativo?
Nel Basso Medioevo in Italia si diffonde il volgare come lingua parlata, ma rimane il latino come lingua scritta ufficiale; più tardi, tra il 1000 e il 1200, vi è una grande produzione di testi in volgare: il LAI (testo amoroso), la favola, il proverbio, l’exemplum, le biografie, le cronache di viaggio…
Il ns. docente si è soffermato soprattutto sull’exemplum, composizione a carattere religioso-moralistico e ce ne ha letto alcuni testi, facendoci notare come dalle forme più schematiche e semplici, si sia via via arrivati a racconti più complessi e dettagliati nella definizione dei personaggi e degli ambienti, sfociando così nella forma letteraria della novella così come la intendiamo noi oggi.
Cento anni fa avvennero due eventi che segnarono profondamente tutta la storia successiva: la Rivoluzione Russa e la Riforma Protestante. Questi centenari saranno in parte i fili conduttori del programma UTE di quest’anno, infatti ecco a seguire il calendario della settimana.
Martedì 17 : ore 15 – LA SITUAZIONE DELLA RUSSIA PRERIVOLUZIONARIA. – docente: don Ivano // ore 16: LA NOVELLA: ORIGINI ED EVOLUZIONE DI UN GENERE LETTERARIO (prima parte) – docene E. Galli.
Venerdì 20: ore 15 – CHE COSA SONO GLI ANTIACIDI E COMEAGISCONO? – docente. U. Filippi. // ore 16 – IL CONTESTO EUROPEO PRIMA DELLA RIFORMA PROTESTANTE – docente: M. Cossi.
Che bello il duomo di Modena con la Ghirlandina!!! Non li vedevo da tantissimi anni e non mi erano mai parsi così splendidi…
Mi fanno ricordare i tempi della scuola, quando coi libri sotto il braccio attraversavamo la città di buon passo, ma senza dimenticare di dare uno sguardo alle vetrine e ai cadetti in uniforme che passavano sotto i portici o che si affacciavano dalle finestre del Palazzo Ducale.
Verrebbe da dire: “Bei tempi!” pensando a quanto eravamo giovani, ma io non vorrei rivivere quegli anni: mi ponevo troppe domande che restavano senza risposta e la strada davanti a me pareva avvolta dalla nebbia ….. la giovinezza è l’età più difficile.