Chi ha fame…

“Chi ha fame non si ferma con gli eserciti ma con lo sviluppo”.

Con questa frase che condivido pienamente si conclude un articolo, che si può trovare sul sito di Mosaico di Pace.

Vi si parla dell’invio di militari e di mezzi in Niger da parte dell’Italia; il pretesto ufficiale è la lotta contro i trafficanti di uomini, ma è fondato il sospetto che si voglia invece non lasciare sola la Francia ad affiancare il governo di quel paese, così ricco di uranio… E’ facile capire che non è con qualche centinaio di soldati in più o in meno che si fermerà la migrazione di chi vuole sfuggire alla fame e a condizioni di vita non degne di esseri umani.

Creiamo in Africa occasioni di lavoro dignitoso e certamente vedremo diminuire l’arrivo dei barconi…

 

 

Solidarietà che fa bene al cuore…

Siamo forse abituati a pensare al mondo dello spettacolo come a un ambiente in cui tutti sono col coltello tra i denti per conquistarsi spazi di visibilità e notorietà, perciò mi ha fatto molto piacere vedere ieri sera il rientro di Frizzi alla conduzione dell’Eredità.

Nel momento in cui si era sentito male, Conti lo aveva sostituito prontamente  e altrettanto prontamente, ora che si è ristabilito, gli riconsegna la conduzione del fortunato programma preserale di RAI1.

E’ un esempio di solidarietà che fa certamente bene al cuore di Frizzi, ma anche al nostro…

UTE: Don Zeno Saltini (prima parte) – I cosmetici.

La lezione di oggi, tenuta dalla prof. Russo, mi ha particolarmente interessato, perchè ha riportato alla mia memoria una figura di prete, che fa parte dei ricordi della mia infanzia. Infatti di Don Zeno Saltini si sentiva parlare spesso in casa e in paese…

nomadelfiaNato nel 1900 da una famiglia benestante proprietaria di una grossa azienda agricola, nota fin dai primi anni di scuola le differenze sociali tra lui e i figli dei braccianti e questo lo porta a nutrire un senso di ribellione verso le ingiustizie sociali. Interrompe gli  studi e si mette a lavorare tra i braccianti. A 15 anni scopre che i mezzadri del nonno, rubano il vino del padrone e decide di non denunciarli, perchè non vengano cacciati: capisce che non sempre la giustizia sta dalla parte dlla legge. Per poter meglio combattere le ingiustizie, riprende gli studi da privatista; ottiene la maturità classica e poi si iscrive alla facoltà di legge. In questo periodo comincia a frequentare gli orfanatrofi, i riformatori e gli ex carcerati, per conoscere meglio i problemi dei più indifesi.

Decisivo è poi l’incontro con il Vescovo di Carpi, che lo invita a farsi prete e a trent’anni Zeno celebra la sua prima messa, alla quale assiste in prima fila”Barile”, un ladruncolo che lui ha portato a casa sua per evitargli il carcere.  Viene mandato a S. Giovanni Roncole, una parrocchia ormai abbandonata dai parrocchiani. Qui organizza spettacoli di burattini per i più piccoli e con la radio attira i giovani.

Nel 1934 ha già raccolto intorno a sè 38 ladruncoli; per sfamarli allestisce una sala cinematografica che viene gestita dagli stessi suoi protetti e qualche anno dopo sono 80 i bambini abbandonati che chiedono il suo aiuto e in questa opera coinvolge anche tutte le famiglie del paese, che procurano i vestiti e il cibo, anche se non sempre in misura sufficiente per tutti.

Nel 1941 i ragazzi sono diventati 121 e don Zeno capisce che per contrastare l’aggressività dei suoi ospiti, occorre offrire loro un modello femminile e fa entrare nella sua comunità la prima donna: Irene Bertoni, che sarà la prima “mamma per vocazione”. Qualche tempo dopo si uniscono a lui altri preti e altre donne. Nel 1946 i ragazzi accolti sono ben 315 e  Don Zeno occupa le baracche dell’ex-campo di concentramento di Fossoli, per ospitare la sua numerosa comunità che verrà chiamata NOMADELFIA (che significa: la fraternità è legge).

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Il dr. Filippi, prima di procedere all’esposizione della sua lezione, ci ha parlato dei bisogni delle scuole e, in particolare, dell’Università di Camerino, città terremotata in cui insegna, proponendo ai soci UTE di promuovere qualche iniziativa di raccolta fondi da destinare a quella città.

Ha poi con la solita chiarezza di metodo e di linguaggio iniziato a parlare del tema della lezione odierna: i cosmetici. L’Italia è una grande produttrice di cosmetici anche per conto di famosi marchi stranieri e i nostri prodotti sono generalmente di buona qualità e basati su prodotti naturali.

Dal 2013 l’Europa si è dotata di una legislazione che regolamenta il campo della produzione di cosmetici e ha stabilito che: il cosmetico è un prodotto non curativo, ma “ancillare” (di aiuto); deve essere sempre indicato sulla confezione un responsabile; il fabbricante deve produrre un dossier (come per i farmaci); devono essere indicati una data di scadenza, il lotto di appartenenza il paese di origine, la funzione del cosmetico e i suoi ingredienti.

Un cosmetico deve presentare queste caratteristiche: stabilità, gradevolezza,applicazione agevole, efficacia e sicurezza; la scienza che che studia i prodotti cosmetici è la cosmetologia.

Per sapere quali prodotti cosmetici dobbiamo usare, bisogna conoscere come è fatta la nostra pelle e quali sono le sue caratteristiche e qui il nostro valente docente ci ha introdotto nell’ ANATOMIA DELLA PELLE, nella quale non mi addentro per non incorrere in errori.

A conclusione della lezione un consiglio: è bene aver cura della nostra epidermide, che ci protegge dagli agenti esterni e, per farlo, dobbiamo scegliere attentamente i prodotti più adatti al nostro particolare tipo di pelle.

Anche oggi è stato un bel pomeriggio: grazie ai nostri docenti e grazie alla nostra UTE!!!!

Un Tiziano da non perdere.

A Milano, a Palazzo Marino, un TIZIANO da non perdere. Viene chiamato “Sacra Conversazione” questo dipinto che il grande pittore eseguì quasi cinque secoli fa (1520) per un ricco mercante di Dubrovnik, ritratto inginocchiato in basso a destra in abiti scuri. La luce sembra sgorgare dal quadro, tanto i colori sono ancora vividi e brillanti. img-20171212-wa0002

Le parole da non dire (poesia)

Ho trovato questa poesia di Alda Merini ….mi piace molto:

Mi piace chi sceglie con cura

le parole da non dire.

Le parole sono un’arma potente: possono esaltare o distruggere, costruire o demolire, sostenere o abbattere…. misurarle, sceglierle con cura a seconda delle situazioni o dell’interlocutore è segno di intelligenza e di sensibilità. Anche a me piacciono le persone che sanno scegliere le parole da non dire e che sanno capire quando scegliere il silenzio.

 

 

Mattinata movimentata.

Dovete andare all’estero e dovete sottoporvi a vaccinazioni varie? La trafila non è così semplice come potrebbe sembrare.  Prima di tutto mi sono rivolta alla mia dottoressa, che mi ha indirizzata verso la locale Azienda Sanitaria. sotto-la-neveStamattina ho cercato di contattarne l’URP, che però non rispondeva, quindi mi sono armata di stivali antineve e pantaloni da montagna e mi sono fatta una bella camminata sotto il nevischio per sentirmi dire che le vaccinazioni per l’estero vengono effettuate solo a Como e a Cantù e che si può chiamare un numero verde.

Tornata a casa, ho chiamato a più riprese quel numero verde, solo per sentire ogni volta la stessa cantilena preregistrata sulle varie opzioni di contatto, che finivano con l’invito a richiamare più tardi.

Senza scoraggiarmi , cerco su internet il modo di contattare l’AST di Como, ma anche qui nulla da fare. Mi viene l’idea di chiamare Cantù e, dopo lunga attesa, miracolosamente una voce mi chiede che cosa io desideri…… Quasi incredula,  espongo la mia richiesta e la stessa voce angelica mi chiede il mio numero di cellulare e mi informa che sarò ricontattata al più presto!!!!

Ci ho impiegato una mattinata, ma almeno spero di aver risolto il problema…..però quanto sono odiose quelle voci preregistrate che ti sottopongono una dopo l’altra tante opzioni che non c’entrano nulla con quello che vuoi sapere!!!!

P.S.=  Ho appena finito di parlare con l’ospedale di Cantù che mi ha fissato l’appuntamento: Obiettivo raggiunto!

 

Film: The Help.

Ieri sera su Rai1 ho potuto vedere un bel film : The Help.

the-helpE’ ambientato nel Mississipi negli anni sessanta, quando Martin Luther King ancora lottava per i diritti della gente di colore e quando John Kennedy sembrava portare aria nuova in America e nel mondo.

Una ragazza ottiene il suo primo lavoro in un giornale locale: deve rispondere alle lettere delle lettrici e per svolgere al meglio il suo incarico, chiede aiuto alla cameriera nera di una sua amica, visto che non c’è più in casa sua la donna di servizio (anche lei di colore) che l’ha cresciuta.  Man mano che la collaborazione tra le due donne procede, nella giornalista si affaccia un’idea: perchè non raccontare il mondo dei bianchi visto dalla parte delle donne di servizio? Ci sono storie avvincenti da scrivere, episodi che mettono in evidenza l’ipocrisia dei ricchi bianchi benpensanti, ma crudeli oltre ogni dire nel loro ottuso razzismo. Naturalmente la cosa implica notevoli rischi per chi si espone  e solo un ultimo episodio di ingiustizia verso un’amica convince la cameriera ad accettare di collaborare al progetto della giornalista.  A poco a poco però anche altre domestiche di colore vincono la paura e collaborano alla scrittura del  libro che otterrà un notevole successo editoriale  e metterà in ridicolo il perbenismo e l’ipocrisia imperante.

Il film è interpretato in maniera egregia da tutti gli interpreti, quasi tutte donne e fa riflettere sul problema certamente non ancora risolto della convivenza tra le diverse etnie, in America e nel mondo. Soprattutto evidenzia l’assurda pretesa di sentirsi superiore da parte di chi non sa educare i propri figli o organizzare la propria vita senza l’aiuto di coloro che ritiene esseri inferiori.