Sto per intraprendere un lungo viaggio e mi aspettano nuove esperienze: vedrò paesaggi a me fino ad ora sconosciuti, sentirò profumi, sapori e suoni mai percepiti prima ….. ma in fondo tutta la vita è un viaggio, perchè anche le cose e le persone che ti accompagnano tutti i giorni conservano sempre qualche segreto …. credo che questo sia il senso di questa bella poesia …
Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si era visto in estate,
C’è più di una ragione per cui non voterò mai il M5s: non posso perdonare ai grillini di aver rifiutato di collaborare col PD all’indomani delle ultime elezioni politiche, quando potevano assicurare a questo paese un periodo di riforme condivise; e non posso perdonare loro l’arroganza e la strafottenza con cui alcuni di loro si sono rapportati verso i colleghi di altri partiti.
Ricordo ad esempio che una grillina, credo fosse la Lombardi, rifiutò con disprezzo di stringere la mano alla Bindi, che voleva gentilmente darle il benvenuto in Parlamento.
Non posso scordare che si sono fatti forti di un uso strumentale dei media in tante occasioni.
E ora Di Maio dice di essere pronto a dialogare per assicurare un governo al Paese …….. segno di un nuovo senso di responsabilità? o paura di assumersi in toto una responsabilità di cui si ha paura?
Gioele, ultimo dei miei cinque nipotini, ha ormai 17 mesi e, oltre sapere bene quel che vuole, è anche una buona forchetta.
A tavola è diventato autonomo molto in fretta, non vuole mai essere imboccato…. e ciò comporta conseguenze facilmente immaginabili intorno al suo piatto e al suo seggiolone….
Oggi aveva tanta fame e io ero un po’ preoccupata perchè avevo preparato dei cappelletti fatti in casa, piatto del tutto nuovo per lui: chissà se li avrebbe mangiati… Ne ho messo alcuni nel suo piatto e ne ho tagliato uno con la forchetta per farglielo assaggiare: è sembrato gradire. Allora glieli ho tagliati tutti e stavo per aiutarlo a mangiare, ma lui ha voltato il viso con fare deciso: -Ci siamo! – mi sono detta – Non gli piacciono…. – A questo punto Gioele ha voluto la forchetta in mano e ha cominciato a mangiare da solo: in un attimo ha ripulito il suo piattino e la stessa cosa si è ripetuta per almeno altre due volte. I cappelletti erano buoni e Gioele, che dava chiari segni di soddisfazione, ne ha fatto una scorpacciata!
Quel po’ di Emilia che gli scorre nelle vene è emerso con prepotenza….
La lezione di medicina del dr. Rigamonti è stata abbastanza impegnativa: si parlava delle infiammazioni, dei loro sintomi, della loro diagnosi e delle terapie da adottare nei vari casi. Il docente ha ribadito quanto sia importante non stroncare gli effetti di un’infiammazione assumendo medicinali in modo inadeguato, visto che nel momento in cui insorge un’infiammazione il nostro corpo mette in moto tutta una seie di reazioni difensive che potrebbero risolvere da sole la situazione. Solo in caso di prolungamento dei disturbi si potrà ricorrere ai medicinali.
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La seconda lezione aveva come tema una grande donna del Rinascimento: Bianca Maria Visconti Sforza (1425-1468).
In un periodo così felice per l’arte e per l’economia del nostro paese, ma così caotico per le continue lotte territoriali fra i vari signori, nelle famiglie più in vista anche le donne poterono accedere all’istruzione e tra di loro alcune dimostrarono doti non comuni di intelligenza, carattere, senso pratico e abilità politica. Bianca Maria fu una di queste.
Visse da bambina ad Abbiategrasso, dove ricevette un’educazione di ottimo livello; sposò, giovanissima, Francesco Sforza, che era diventatosignore della marca di Ancona. Ebbe otto figli. Si occupò sempre della loro educazione, ma, come si evince dal suo epistolario, si occupò con senso pratico e polso fermo anche dell’amministrazione della casa e fu avveduta consigliera del marito, che amava profondamente.
Quando a Milano morì Filippo Maria Visconti, venne proclamata la Repubblica, ma Venezia era in agguato per impossessarsene, quindi i Milanesi chiamarono Francesco Sforza e sua moglie e li nominarono Duchi di Milano. I nuovi Signori governarono saggiamente e Bianca sostituiva il marito, quando questi era impegnato in operazioni militari. I Duchi garantirono ai loro territori un lungo periodo di prosperità e intrapresero molte opere a favore dei poveri, della cultura, degli artisti. Realizzarono i Navigli, ospedali a Cremona e a Milano, contribuirono alla costruzione del Duomo e del castello Sforzesco.
Quando il marito si ammalò, Bianca diventò la reggente del Ducato fino a quando il figlio, Gian Galeazzo, prese le redini del governo. Questi aveva un carattere ribelle e mal sopportava il controllo della madre, pertanto Bianca Maria si ritirò a Cremona, dove morì all’età di 43 anni.
Anche oggi la sala Isacchi era al completo e tutti i presenti hanno molto gradito le lezioni odierne.
Forse gli Italiani un giorno si renderanno conto di camminare sempre, ovunque si trovino, tra tesori inestimabili e se questo succederà dovremo attribuirne il merito ad Alberto Angela e alla sua serie televisiva “Meraviglie”.
Le prime due puntate hanno riscosso un enorme successo di pubblico, che forse nessuno avrebbe previsto. Questa è una cosa estremamente positiva perché così la gente imparerà a conoscere meglio i tesori di arte, cultura e paesaggio di cui il nostro paese è sovrabbondante e imparerà anche a rispettare questi tesori, ad apprezzarli nel loro giusto valore e si renderà conto che da questi può derivare un grande contributo all’economia e all’occupazione nel nostro paese.
Queste trasmissioni e l’opera positiva del Ministro Franceschini possono segnare una svolta nell’attenzione del nostro paese per quello che è il più grande patrimonio artistico del mondo e si potrà legittimamente sperare di poterlo consegnare, senza troppa vergogna, a chi verrà dopo di noi.
Facevo sempre una lunga coda a Stansted dopo lo sbarco, davanti al posto di polizia per il controllo dei documenti, poi quando toccava a me e mostravo la carta di identità mi sentivo sempre chiedere, con tono di disapprovazione: – Perchè non ha un passaporto?- E io rispondevo che era troppo costoso….
Ora ho anche io il passaporto, perchè mi sto preparando al mio primo viaggio in un paese extra-europeo e quindi al prossimo viaggio per Londra, potrò mettermi in coda tra chi utilizza le macchinette per il riconoscimento automatico e sarà tutto più veloce… era ora che mi decidessi…
Alla ripresa delle lezioni dell’Università della Terza Età, don Ivano ha continuato a illustrare la figura di Lutero (dato che sono passati 500 anni dalla pubblicazione delle sue 95 tesi, che hanno dato il via alla Riforma Protestante), un monaco agostiniano diventato ribelle suo malgrado: egli voleva solo riformare lo studio delle Scritture, non basandosi più sulla tradizione, ma andando a studiare le versioni in greco ed ebraico degli antichi libri.
Per questo puntava a riformare gli studi universitari e a Wittenberg introdusse grandi innovazioni nei programmi di studio incentrati in un primo tempo sulla traduzione e sullo studio del Salmi, attività nelle quali si immerse con profonda passione. In seguito passò a studiare l’Evangelo e questo lo portò a elaborare un nuovo modo di concepire la giustizia divina: non più come un Dio distante pronto a giudicare e condannare, ma come un Dio che tende la mano all’uomo e si mette a sua disposizione per giustificarlo, visto che l’uomo non può giustificarsi da solo. Venne poi lo scandalo delle indulgenze e Lutero pubblicò le sue 95 tesi, già discusse a Wittenberg senza che nessuno avesse a ridire alcunché, ma, venendo così allo scoperto, metteva in discussione l’operato del Papa e soprattutto metteva in pericolo la raccolta di fondi per il quale la vendita delle indulgenze era stata pensata.
Lutero, da quel momento, non fu più visto come lo studioso zelante e appassionato delle Scritture, ma come il ribelle che voleva distruggere l’autorità del Papa e come tale fu combattuto.
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Il prof. Galli, nella sua lezione odierna, ha proseguito il suo percorso attraverso l’evoluzione del genere letterario della “novella”. Dal medioevale EXEMPLUM, racconto anonimo breve che si prestava ad essere ascoltato dalla viva voce di un narratore e che aveva principalmente intenti moralistici, si passa verso la fine del XIII secolo alle prime forme di novelle, in cui i personaggi sono vari e sono descritti fisicamente e psicologicamente e dove l’intento non è più moralistico, ma l’autore scrive per un pubblico di lettori che vuole far divertire.
Bellano è un paese sulle rive del Lago di Como: è lì che abita lo scrittore Andrea Vitali ed è lì che il suo libro “Una finestra vistalago” è ambientato.
Vi si racconta la vita di quel borgo, fatta di vicende a volte grottesche, a volte drammatiche, vissute da personaggi che, dietro una parvenza di assoluta normalità, hanno spesso molti segreti da nascondere.
La lettura è abbastanza facile, ma io mi sarei aspettata che, oltre alla descrizione di una infinita successione di “fatti di cronaca”, ci fosse spazio per considerazioni più profonde, per pagine più impegnative e più poetiche e invece tutto questo non l’ho trovato. Il libro comincia con la storia di un bambino figlio di una serva e del suo padrone e finisce quando questi muore a 103 anni dopo che per i 4/5 del libro non se ne era saputo più nulla.
Il libro di Vitali pare abbia avuto molti premi, ma non c’è una pagina che mi sia rimasta impressa nell’anima: forse piacerà molto ai “laghée” (credo si chiamino così gli abitanti dei paesi in riva al Lario), che ci ritrovano gli spalloni (i contrabbandieri), i pescatori di frodo e le figure tipiche della zona; per me è stata una lettura che mi ha fatto passare qualche ora serena, ma che non mi ha mai coinvolta veramente.