Poesia: Prato d’ Aprile (A. Negri)

farfalla-stelo

C’era un prato: con folte erbe, frammiste
a bianchi fiori, e gialli, e violetti;
e fra esse un brusio di mille piccole
vite felici; e se sull’erbe e i fiori
spirava il vento, con piegar di steli
tutto il prato nel sol trascolorava.
E volavan farfalle, uguali a petali
sciolti dai gambi; e si perdean rapidi
i miei pensieri in quell’aerea danza
ove l’ala era il fiore e il fiore l’ala.

Bellissima l’immagine finale delle farfalle come fiori volanti liberatisi dagli steli…

UTE: Letteratura dialettale – il 1968

ore 15.00 – Letteratura dialettale: La natura, il paesaggio, l’ambiente nella lirica dialettale mila- nese e comasca. Viaggio del sentimento e della memoria.( parte 2)  –  Docenti: Prof. Ghioni, Gottardi, Vasirani

Nella lezione precedente il prof Ghioni ha iniziato il viaggio del sentimento e della memoria nella lirica dialettale milanese e comasca nella campagna.

lago-segrino-2Oggi, invece, ci parla del LAGO DEL SEGRINO attraverso una lirica di Franco Gottardi, il quale vede il lago in modo innovativo. Il poeta, infatti, vede il lago del Segrino vicino ai sentimenti umani più profondi. Il lago che descrive è buio, malinconico. Egli ci presenta  una lettura autobiografica del lago: è il luogo della fantasia, degli amori, degli innamoramenti, degli amanti. E’ un lago umanizzato.

Poi il prof Ghioni passa a un’altra connotazione del tema, LA MONTAGNA. Viene prima letta la poesia di Gottardi “Montagna” (Le Grigne).

Anche in questa poesia Franco Gottardi fa un’operazione di umanizzazione della montagna.  La presenta come due sposi. Il Grignon, serio, è il maschio, il marito; la Grignetta, sbarazzina, ammiccante, infedele è la donna, la moglie. Il poeta umanizza il rapporto tra le due montagne e la storia finisce bene perché i due sposi rimangono insieme. Il poeta fa notare che La Grignetta è vestita di bianco, non per la neve, ma in segno di lutto per la morte di uno scalatore.

Poi il professore ci presenta una grande esponente della poesia comasca: Gisella Azzi (nata a Como nel 1912). La Azzi scrive in dialetto milanese, comasco, ma anche in italiano. Scrive in una lingua scorrevole e ricca di umanità. Ha inventato il personaggio di Marietta che usa un dialetto italianizzato molto divertente Di questa poetessa leggiamo due composizioni brevi che parlano di due venti: il Tivan e il Muntif.

Infine ci spostiamo in CITTA’. Il poeta Cesare Mainardi (1900-1985) è un ingegnere e poeta di grande rilievo nel panorama milanese. Riuscì a nobilitare la poesia dialettale. E’ un poeta crepuscolare e vive nell’animo e nella vita il “ male di vivere” tipico dell’uomo del primo novecento. Cesare Mainardi è consapevole di questo tormento, lo vive, lo soffre, ma sempre con dignità. La poesia “Pianta a Milan” di Cesare Mainardi rappresenta la condizione umana: c’è una correlazione tra la pianta e il poeta.

Infine viene letta una poesia di Gisella Azzi su: ”Il primo viaggio della funicolare a Brunate”, nella quale vengono descritti i sentimenti di meraviglia, stupore, ma anche paura di una coppia che appunto vive il suo primo viaggio su questo mezzo.

La lezione si conclude con la lettura di altre poesie in dialetto milanese e comasco che descrivono alcuni luoghi di Milano.

ore 16.00 – Filosofia – IL  1968: FILOSOFIA SPERIMENTALE, NUOVE IDEE DI LIBRO TRA DELEUZE E GUATTARI . – docente: Marco Creuso.

Il prof. Creuso ha affrontato, in questa lezione,  il tema dell’anniversario legato al nostro presente: il 1968, con i suoi autori, Gilles Deleuze e Félix Guattari.

Gilles Deleuze è stato un autore dall’estrema bellezza e singolarità della scrittura,  ma anche dalla grande difficoltà concettuale.

Nel ‘68 viene criticata la dimensione accademica che imponeva rigide regole nelle università, ma anche nello Stato. Il ’68 ha creato molti nemici dello stato, lo stato con la S maiuscola, perché si voleva che comprendesse anche le minoranze. Per esempio, nel ’68 si evidenziò il problema delle istituzioni psichiatriche: molti intellettuali avanzarono delle teorie per cancellare le differenze tra malati di mente e normali.

deleuze-16-9Il Deleuze cerca di uscire dall’accademismo. Egli è stato  l’autore più letto dai non accademici perché era come un ragno che gettava la sua ragnatela filosofica su tutto il sapere senza tenere più conto che ci fosse un sapere di serie A ( i temi etici) e un sapere di serie B ( i temi di ogni giorno) e affermava che anche le cose di ogni giorno devono rientrare nella filosofia. Per noi oggi questo è abbastanza chiaro, ma nel ’68 era una cosa nuova.

Deleuze aveva aperto la propria aula a tutti i cittadini, anche ai non iscritti alle facoltà universitarie, e aveva messo degli orari per le sue lezioni che andavano bene per tutti. Quindi il sapere non è più prerogativa di pochi, ma di tutti.

Inoltre, Deleuze propone una nuova idea di libro. Egli afferma che un libro, per essere tale, deve essere incompiuto, non perché manca di qualcosa, ma perché, afferma, dove c’è il sapere certo, là c’è l’ignoranza.

La rivoluzione del ’68 è stata una rivoluzione intellettuale, una rivoluzione senza rivoluzione, una rivoluzione delle idee.

Deleuze incontra il suo amico Guattari, che proveniva dalla psichiatria, e da lui ha imparato il concetto di macchina. Con lui scrive dei libri.

Nel titolo di questa lezione, il professore ha inserito la frase:” Nuove idee di libro”, perché, come è stato detto prima, Deleuze propone un nuovo modo di scrivere libri.

Ma è il nostro Don Milani a porre nel ’67 la prima idea di libro sperimentale. Rifacendosi all’esperienza di insegnamento del suo amico Mario Lodi, Don Milani pubblica “La lettera a una professoressa” che è stata scritta addirittura dai suoi ragazzi. Mario Lodi, infatti, insegna a Don Milani come far scrivere a dei bambini dei temi sullo stesso argomento e come metterli insieme, e Don Milani impara benissimo la lezione.

Deleuze chiama i libri: mille piani, perché al posto dei capitoli ci sono i piani.In ogni piano c’è una traccia che si può aprire in qualsiasi punto senza arrivare alla fine. Questi autori non puntano alla scrittura come comprensione, ma come scrittura.

La letteratura è una macchina da guerra perché mette in gioco il “potere”

Notizie meteo: freddo bau!

Quando la mattina esce con la  mamma per andare all’ asilo,Samuele  viene  investito dal vento freddo che solitamente si infiltra tra i palazzi e spazza il piazzale davanti a casa sua. E’ a quel punto che sente la mamma esclamare contrariata :

-“Ma che freddo cane!”-

Ora lui sa bene che la parola cane corrisponde all’ inglese “dog”, ma ha capito benissimo che dicendo “BAU” capiscono tutti, sia la mamma che tutti gli altri che parlano in modo diverso. Perciò questa mattina, poichè la mamma tardava a ripetere la solita esclamazione mattutina, lui si è rivolto a lei e ha detto:

–  “MAMMA, FREDDO BAU !!”-

Promemoria.

Ricordo a tutti le lezioni della prossima settimana:

Martedì 17 Aprile.
ore 15.00 – Storia: LA MORTE DI MARTIN LUTHER KING E DI ROBERT KENNEDY: SOGNI E SPERANZA PER LA NUOVA FRONTIERA. – Docente: Don Ivano Colombo.

ore 16 – Religione : A 50 ANNI DALL’ ENCICLICA “HUMANAE VITAE” – Docente: Don Ivano Colombo.

Venerdì 20 Aprile.
ore 15.00 Letteratura dialettale: LA NATURA, IL PAESAGGIO, L’AMBIENTE NELLA LIRICA DIALETTALE MILANESE E COMASCA. VIAGGIO DEL SENTIMENTO E DELLA MEMORIA (PARTE TERZA) – docenti: Ghioni, Gottardi e Vasirani.

ORE 16.00 Filosofia:  1968: ECHI SESSANTOTTINIA PRAGA: LA CANTINA FILOSOFICA DI JAN PATOKA – Docente: Marco Creuso.

UTE: I profeti del 1900

Finalmente ho trovato una validissima collaborazione per poter  aggiornare in modo più completo le lezioni UTE. La nuova socia  e mia amica, Angela D’Albis, martedì scorso ha preso appunti durante le lezioni, cui io non ho potuto partecipare, ed ecco qui di seguito il suo prezioso resoconto:

ore 15.00 – Storia: L’ OBBEDIENZA NON E’ PIU’ UNA VIRTU’ – docente: Mariangela Russo.

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Don Mazzolari e don Milani

Alle 15 la professoressa Russo ci ha donato una lezione extra intitolato: L’ OBBEDIENZA NON E’ PIU’ UNA VIRTU’.
Nelle lezioni precedenti su Don Mazzolari e Don Milani, ha detto la docente, ha saltato, per motivi di tempo, l’argomento della guerra, e soprattutto la guerra nei suoi rapporti con la politica e la religione. Le tre figure esaminate nelle lezioni precedenti (Don Mazzolari, Don Zeno, al quale sono state dedicate 2 lezioni, e Don Milani) sono state molto critiche nei confronti della società del loro tempo. Sono due figure “profetiche”. La professoressa ci ha spiegato chi è il “Profeta”.
Il profeta è colui che osserva con molta attenzione il tempo presente, lo analizza bene, in profondità. E’ una persona che guarda gli avvenimenti del proprio tempo con occhio critico e vede dove si finisce, vede un po’ più in là.
Il profeta non rimpiange il tempo passato e nel tempo presente riesce a vedere dei segni di speranza.
Di solito il profeta non è d’accordo con chi comanda, sia dal punto di vista politico, sia religioso.
Don Mazzolari era uscito dal seminario allo scoppio della I guerra mondiale con in testa le parole della propaganda che diceva che era dovere del cristiano difendere la Patria fino al sacrificio.
Si arruola, ma essendo prete, fa il cappellano militare.
Durante il suo servizio continua a portare in salvo i feriti, ma si rende conto che c’è qualcosa che non quadra. Si chiede se è lecito per un cristiano andare in guerra. Si pone delle domande sulla coscienza cristiana e l’obiezione di coscienza, sull’obbedienza e l’idolatria. Giunge alla conclusione che il dovere del cristiano è tenere gli occhi aperti e non lasciarsi incantare dalla propaganda del momento. Il cristiano deve stare attento alle guerre fatte nel nome di Dio. Se il cristiano non dice di no, diventa complice di quella guerra. Il cristiano, quindi non può uccidere e l’obbedienza all’autorità costituita diventa “idolatria”.
Nel 1955 esce il libro: “Tu non uccidere”, anonimo, per non incappare nella censura ecclesiastica.
Don Mazzolari afferma che quando il cristiano disobbedisce per motivi morali, obbedisce a Dio.
Questo tema dell’obbedienza viene ripreso dieci anni dopo da Don Milani.
Don Milani afferma che l’obbedienza è propria dei bambini, gli adulti, invece, hanno una loro coscienza.
Nel 1965 esce : ”L’obbedienza non è più una virtù”. Don Milani cita gli art. 11 e 12 della costituzione dove si afferma che l’unica guerra possibile è quella difensiva. Purtroppo, riflette amaramente Don Milani, le guerre non sono quasi mai difensive!
Riceve molte lettere anonime cattive e una molto severa dal suo Cardinale.
Viene accusato dai suoi oppositori di “apologia di reato” e di “incitamento alla disobbedienza militare e alla diserzione”.
Scrive lui stesso la sua difesa. Al processo viene prima assolto, spianando la strada alla legge sull’obiezione di coscienza. Successivamente, in appello, sarà condannato, ma lui era già morto di tumore all’età di soli 44 anni.

ore 16.00 – Letteratura: Tracce del territorio lombardo – IL PIAN D’ERBA E MILANO NEI VERSI E IN UN ROMANZO DI GIULIO CARCANO. – docente: Emilio Galli.

giulio-carcano-di-maria-carcano-18821Alle 16 il professore Emilio Galli ci ha parlato dello scrittore e poeta lombardo Giulio Carcano.
Scrittore minore, nato a Milano nel 1812, ha scritto delle opere nelle quali descrive il mondo della campagna e la sofferenza da parte dei contadini. Carcano conosceva il Manzoni ed è stato considerato dai critici un suo seguace.
Nel romanzo “Selmo e Fiorenza” ci sono molte descrizioni della nostra zona. Crevenna, villa Amalia e altro, perché lo scrittore, come altri milanesi, veniva qui a trascorrere l’estate nella sua casa di campagna.
Nel romanzo, l’autore sottolinea che in campagna ci sono i buoni sentimenti e la fede, mentre la città, e anche Milano, è sede della perdizione.
Non è proprio così: in campagna si soffriva la fame e c’era violenza. Il mondo della Brianza contadina non era un mondo idilliaco, ma non era neanche del tutto negativo. I contadini avevano, infatti, tanti valori legati soprattutto al nucleo familiare.
Il professore ci ha letto alcuni brani di questo romanzo, dove oltre alla descrizione del mondo contadino e di alcuni luoghi della nostra Brianza e di Erba, si legge anche una delicata storia d’amore.

Grazie, Angela!!! Ottimo lavoro! Spero di poter contare anche in futuro sulla tua validissima collaborazione.

Red.

Capelli rossi
viso lentigginoso,
per scherzo lo chiamavo Red
Seppi di qualche problema….
Non poteva essere
proprio lui a perdere
la strada
ma fu per poco
Un incidente lo ha fermato
per sempre a vent’anni
mentre riprendeva
a vivere.

Morire di plastica.

“La presenza di plastica nei mari e negli oceani è una delle maggiori minacce alla conservazione della fauna selvatica in tutto il mondo. Molti animali sono intrappolati nella reti o ingeriscono grandi quantità di plastica fino a causare la loro morte come in questo caso” ha affermato Consuelo Rosauro, direttore generale dell’ambiente nel governo della Murcia”.

Queste righe sono tratte da un articolo di Repubblica.it che riporta la notizia di un capodoglio, specie in estinzione, morto sulle spiagge della Murcia per aver ingerito ben 29 chilogrammi di plastica!!!

Underwater image of a turtle with plastic on his head.
Underwater image of a turtle with plastic on his head.

La plastica, è vero, è molto utile, ma il suo uso scriteriato sta mettendo in pericolo la vita sul pianeta Terra: non solo la vita degli animali marini, ma anche la nostra stessa vita, visto che tracce di plastica sono presenti anche nelle acque potabili….. con quali effetti nel lungo periodo?

Notte d’insonnia.

Il caldo  impedisce agli occhi stanchi di chiudersi;
Improvviso un ricordo di sensazioni
non più provate da tanto tempo…
Una voglia di tenerezza soffocata da anni ….
Desiderio di cancellare i brutti ricordi
per recuperare i momenti più dolci
che riescono ancora ad accarezzare l’ anima

Ma tutto è inutile ormai.
Nulla si può più rivivere o cambiare
quando il tempo si ferma per sempre