L’unione fa la forza…ricordiamocelo…

La proposta di intitolare una via di Erba al podestà Alberto Airoldi, nonno dell’attuale sindaco, ha suscitato una forte reazione da parte di tutti coloro che hanno a cuore i principi su cui si fonda la nostra democrazia.

Prendendo il via da una chat di whatsapp, l’opposizione alla proposta si è diffusa a macchia d’olio, raccogliendo le adesioni di sindacati, organizzazioni partigiane, partiti, associazioni varie, tutti decisi a manifestare  la loro contrarietà con un presidio sulla piazza antistante il Municipio nelle ore in cui la mozione doveva essere approvata dal Consiglio Comunale.

Dopo aver tenuto banco su facebook in una serie innumerevole di commenti espressi da appartenenti alle due fazioni, favorevoli e contrari, il problema è poi rimbalzato su numerosi giornali locali e nazionali, ed è stato certamente questo che ha indotto la sindaca a dichiarare stamattina che chiederà  di ritirare la mozione!!!

Quello che è accaduto qui dimostra come ci si possa opporre all’andazzo di questi tempi, in cui si vogliono rispolverare slogan, atteggiamenti. linguaggio  e proposte chiaramente ispirati al fascismo e al tentativo di stravolgere la storia del nostro paese. Bisogna prendere coscienza che è necessario fare sentire la voce di chi non ci sta e deve essere una voce espressa unitariamente da tutti coloro che  pensano che la nostra Costituzione non sia solo una serie di belle parole da tenere nel cassetto, ma il vademecum, la stella polare di chi crede nella democrazia.

E’ bello constatare che siamo ancora in tanti a credere nei  valori  in essa codificati e questo deve convincerci che è necessario dare priorità a ciò che ci unisce, dimenticando particolarismi autolesionisti.

 

 

L’economia dopo la crisi del 2008 (lezione del dr. Benedetti)

Era il decimo anno che il prof. Benedetti, scomparso tre giorni fa, offriva gratuitamente la sua  competenza di economista  ai soci UTE e proprio per sottolineare questa ricorrenza aveva voluto ripercorrere in breve il filo logico da lui seguito  nelle sue lezioni in questi anni. Per rendergli omaggio, ripubblico qui il riassunto di una delle sue lezioni.

Era appena scoppiata la crisi economica più grave del secondo dopoguerra (2008), le cui cause possono essere così riassunte: strumenti finanziari speculativi, avidità di investitori disonesti, fallimento delle teorie che fidavano esclusivamente sulle leggi del libero mercato. La crisi ha quindi convinto gli economisti a cambiare il modo di fare economia, secondo criteri non esclusivamente quantitativi, riscoprendo gli insegnamenti di studiosi e imprenditori del passato, che avevano individuato nel capitale umano ed etico una parte importante del valore di un’ impresa. E su questa linea si è anche espresso il Papa emerito, Benedetto XVI, nella sua enciclica “Caritas in Veritate”.

La crisi ha portato una ristrettissima minoranza ad arricchirsi sempre di più, mentre i poveri sono aumentati di numero e sono sempre più poveri. Si è arrivati al paradosso che le sette persone più ricche del mondo hanno un patrimonio personale pari a quella posseduta da 3,6 miliardi di poveri (la metà della popolazione mondiale). Le multinazionali sfruttano in modo immorale le risorse del pianeta e in molti casi hanno più potere degli Stati stessi.

Ora l’economia deve assumersi le proprie responsabilità verso l’ambiente, verso la società e verso le future generazioni, puntando sui valori non-quantitativi presenti nelle aziende: la reputazione e il capitale umano.

Anche nelle nostre zone si possono già notare i primi segni di questo cambiamento dal basso: gruppi (capitoli) di imprenditori con diverse professionalità si associano per stabilire relazioni basate su fiducia, reciprocità ed etica a vantaggio di tutti. A Lecco si è tenuta da poco una convention sul tema “La fiducia è il motore degli affari”. Questi gruppi in rapida diffusione si riuniscono ogni settimana per scambiarsi informazioni ed esperienze.

Credo che rimpiangeremo le sue lezioni professore: erano così lineari, gli schemi proiettati sullo schermo erano così precisi ed essenziali, che si riusciva a seguire perfettamente il discorso, anche quando i concetti diventavano più complessi.

Grazie, professore!

L’UTE ha perso un caro amico…

Ci è giunta notizia della scomparsa del prof. Maurizio Benedetti, che per tanti anni ci ha fatto dono delle sue lezioni di economia e dintorni, sempre lineari, chiare, esposte con linguaggio semplice anche quando i concetti da esporre non lo erano affatto e tutti uscivamo felici di aver capito cose che non pensavamo fossero alla nostra portata.

Sappiamo di lui la sua carriera, i suoi titoli accademici, gli incarichi di prestigio ricoperti in grandi aziende, ma forse non tutti sanno quanto fosse anche buono, generoso e capace di autentica e concreta solidarietà verso i più bisognosi.

Verso la fine di questo anno accademico, è venuto un’ultima volta a fare la sua lezione, nonostante la malattia avesse già segnato profondamente il suo viso e il suo fisico, ma lui ha trovato anche in quell’occasione la forza di sorridere e di salutarci tutti stringendoci le mani.

I funerali si svolgeranno domani, sabato 13 luglio, alle ore 14.30 presso la chiesa prepositurale di Garlate di Lecco. La nostra preghiera lo accompagni nel suo ultimo viaggio.benedetti

Gaudeamus igitur.

Se seguite le Universiadi, avrete certo sentito risuonare questo inno, che risale a più di due secoli fa e che è diventato l’inno degli universitari di tutto il mondo.

E’ un’esortazione a godere la vita finchè si è giovani, visto che la vecchiaia arriva in fretta e ancor più in fretta arriva la morte.

Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus. [bis]
Post iucundam iuventutem
post molestam senectutem
nos habebit humus! [bis]

Ubi sunt qui ante nos in mundo fuere? [bis]
Vadite ad superos
transite ad inferos
ubi iam fuere. [bis]

Vita nostra brevis est, brevi finietur, [bis]
venit mors velociter,
rapit nos atrociter,
nemini parcetur. [bis]

Vivat academia, vivant professores! [bis]
Vivat membrum quodlibet,
vivant membra quaelibet,
semper sint in flore. [bis]

Vivant omnes virgines faciles, formosae! [bis]
Vivant et mulieres
tenerae, amabiles,
bonae et laboriosae. [bis]

Vivat et respublica et qui illam regit! [bis]
Vivat nostra civitas,
maecenatum charitas,
quae nos hic protegit. [bis]

Pereat tristitia, pereant osores! [bis]
Pereat diabolus,
quivis antiburschius,
atque irrisores. [bis

Splendore tra l’erba…

Il paesaggio della pianura di questi tempi ha, per me, qualcosa di magico:  il verde dei campi coltivati, dei vigneti, dei frutteti e dei boschetti viene squarciato  dallo splendore  delle stoppie rimaste al sole dopo la mietitura.  Su di esse fanno un effetto da quadro impressionista i riflessi che la luce  crea abbattendosi sulle balle di paglia che appaiono  come  vortici dorati.

Ora su quei campi non si vede nessuno intento a spigolare, nessuno, tranne i passeri, è interessato alle spighe rimaste sul terreno. Un tempo la spigolatura era un’occasione per racimolare quel tanto di grano che poteva fornire un po’ di farina per l’inverno….balle-di-paglia

Dopo la tournée europea.

Dopo la tournée  europea, Davide Sassoli è l’unico italiano nelle più alte cariche della UE ed è stato eletto Presidente del Parlamento Europeo  nonostante il voto contrario di gran parte degli italiani presenti in Parlamento.   Questo la dice lunga sul credito di cui gode la nostra attuale maggioranza governativa, che ha portato a casa solo una dilazione sulla procedura di infrazione in cambio della sua scomparsa dall’empireo europeo.

Credo sia la prima volta che il nostro paese è così poco rappresentato nelle istituzioni dell’Unione: Salvini incanta gli Italiani, ma non riscuote molto entusiasmo all’estero; i 5stelle sono pressoché amorfi e ininfluenti.

Complimenti a Sassoli! E al PD che ha saputo sostenere il suo candidato.

Consòlati, Salvini….

Allora Carola doveva sapere che Salvini aveva in animo (intenzione mai manifestata apertamente per timidezza, probabilmente) di dare il via libera all’attracco della Sea Watch nel porto di Lampedusa, proprio la mattina dopo in cui la nave ha forzato il blocco….. e che caspita!!!  era così facile capire!!!  Per questo Salvini è molto inc…avolato con la giudice che non ha confermato l’arresto della giovane capitana tedesca….. Tutti quei giorni di braccio di ferro contro 42 poveracci mandati in fumo!!!

Consolati, Salvini! Il tuo scopo si sa non è governare l’immigrazione (se così fosse parteciperesti agli incontri a livello europeo in cui se ne discute, ma non è tuo interesse risolvere un problema che, finchè dura, ti garantisce il consenso), ma quello di fare la parte dell’uomo forte, che sa fare la voce grossa e in questo tu sei un vero maestro….che importa se, mentre blocchi 42 immigrati, altre centinaia arrivano tranquillamente per altre vie? Basta non farlo sapere….

 

Letture: Cani perduti senza collare.

Ero ancora alle superiori quando un giorno il nostro insegnante di religione, il mai dimenticato don Mussini, ci chiese quali fossero le nostre letture.

Allora negli ambienti cattolici erano molto in voga gli scrittori francesi e io risposi che preferivo leggere Mauriac, Bernanos, Maritain, Cesbron …. al che il sacerdote mi disse che c’era il rischio di lasciarsi trascinare nell’angoscia, ma forse allora io non capivo fino a fondo il messaggio di quegli scrittori e non mi lasciavo angosciare…  Proprio qualche giorno fa mi è tornato tra le mani “Cani perduti senza collare” di Cesbron.

E’ in libreria da più di mezzo secolo, per di più è di un’edizione economica e le sue pagine di carta a buon mercato sono molto ingiallite. Ne ricordavo vagamente il contenuto e mi è venuta la voglia di rileggerlo.

E’ ambientato in un centro di rieducazione per minor abbandonati o appartenenti a famiglie in grave difficoltà e in questo centro, non molto lontano da Parigi, si cerca di applicare un metodo improntato sulla libertà e sulla fiducia: niente cancelli chiusi, niente sistemi coercitivi simili a quelli usati nelle carceri. Lo scrittore racconta in particolare le vicende di un bambino, Roberto Alano, che non ha mai conosciuto nè il padre, nè la madre, ma  è convinto  che il giornalino che gli arriva ogni mese sia il loro modo per dirgli che gli vogliono bene; in realtà è un’educatrice che glielo fa spedire. Nel centro il ragazzino si affeziona alla “Capitana Francesca”, una  una giovane donna che ama molto i ragazzi che segue e che pertanto ritiene inconciliabile questo suo lavoro con la sua futura vita di moglie e madre di figli suoi. Francesca lascia perciò il centro e a quel punto Roberto il protagonista si lascia tentare da alcuni ragazzi più grandi e fugge con loro per cercare i suoi genitori, con l’aiuto del solo indizio che ha: le etichette incollate sui giornalini che gli arrivano ogni mese. Naturalmente la sua ricerca fallusce e viebe salvato dal riformatorio solo dall’intervento del giudice che conosce la sua storia e sa che Roberto ha solo bisogno di qualcuno da amare. Al suo ritorno al centro gli verrà affidata la cura del figlioletto del capo del centro stesso e il ragazzo allora capisce che quello in cui si trova è il posto migliore in cui crescere.

A fare da contrappunto alla storia di Roberto c’è quella  di Gerardo, il figlio del giudice che ha competenza sul centro rieducativo e sui suoi ospiti. E’ un ragazzo orfano di madre e la dedizione del padre al suo lavoro fa di lui un ragazzo molto solo. Suo padre vive la sua professione con l’atteggiamento del cristiano che sente di dover anzitutto lenire le sofferenze degli ultimi, di quei ragazzi soli e disperati proprio come i cani che si perdono e non hanno la medaglietta al collo che identifichi il loro padrone. Gerardo però sa di avere l’amore del padre, anche se deve stare solo in casa o cucinare da sè i suoi pasti e soprattutto ha qualcuno da amare e questo gli fa accettare le lunghe attese e le lunghe assenze.

Forse ora capisco ciò che don Mussini voleva dire: in questo libro si presenta un cristianesimo che richiede un’adesione totale, il checani-perduti-senza-collare-gilbert-cesbron è anche giusto, ma il rischio è poi quello di convincersi di non aver mai fatto abbastanza, di scoraggiarsi di fronte ai fallimenti e di perdere il senso della speranza e il senso di affidamento nella Provvidenza. Un cristiano deve anche accettare i suoi limiti così come insegna S. Paolo “se devo vantarmi, mi vanterò della mia debolezza” .