UTE: Ginnastica in acqua – Chabod: storico, politico….

Il nostro giovane docente Fausto Turato, ci ha parlato oggi di un tema che suscita molto interesse tra i soci UTE, perchè riguarda la ricerca del nostro benessere psicofisico.

ginnastica-in-acquaUno dei modi per raggiungere tale benessere può senz’altro essere quello di praticare attività di movimento tali da mantenere in piena efficienza il nostro corpo, senza i danni che possono derivare dal perseguire performances non più adeguate alla nostra età.  Il suggerimento che ci viene proposto oggi dal nostro docente è quello della “ginnastica in acqua”: con questo tipo di attività si sfruttano la resistenza dell’acqua e la diminuita forza di gravità. I movimenti in acqua risultano perciò più lenti e più ampi senza gravare troppo sulle articolazioni; essi sono mirati alla distensione di tutto il rachide e ad allenare tutto il corpo senza stressarlo. L’azione massaggiante dell’acqua inoltre è di grande beneficio per l’apparato cardio-circolatorio e per la respirazione.

In piscina si possono anche svolgere, con grande beneficio, attività di riabilitazione (esercizi mirati al recupero della funzionalità di parti del corpo colpiti da traumi) e di rieducazione (ripristino di abilità perdute col passare degli anni).

Sono tanti i metodi seguiti nelle lezioni di ginnastica in acqua, l’importante è che siano tenute da personale abilitato dal CONI, che il livello dell’acqua non sia inferiore ai 100/130 cm.  Ogni lezione può durare dai 45 ai 50 minuti e deve iniziare con momenti di riscaldamento che mobilitino le articolazioni nel loro complesso, cioè compresi muscoli, tendini e legamenti. Nel corso delle lezioni vengono spesso utilizzati galleggianti e tavolette allo scopo di migliorare l’equilibrio e il controllo del proprio corpo.

Questo tipo di attività ha in genere benefiche ricadute sia sul benessere fisico che psicologico.

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Il professor Cossi riprende la sua lezione su Federico Chabod, indugiando ancora sulla sua biografia, argomento oggetto della lezione precedente, prima di parlarci del suo impegno scientifico e professionale.

Nasce ad Aosta nel 1901 e muore a Roma nel 1960. Negli anni giovanili, si dimostra “velatamente” antifascista. A differenza di altri intellettuali dell’epoca, che coerentemente con le loro idee antifasciste, subiscono il carcere e l’esilio, Chabod fa qualche compromesso con il regime. Tuttavia durante la Resistenza, diventa anche partigiano nella Resistenza valdostana. Chabod, ribadisce il professore, è un grande storico, ma anche un alpinista e un politico.

Dopo la laurea collabora con alcune riviste di prestigio, ma quando il fascismo prende le redini del paese nel gennaio del 1925, le abbandona per collaborare con la dittatura.

Egli vive serenamente il regime e, secondo il professore, lo fa per quieto vivere, per poter lavorare tranquillo.

Poi, il docente ci dà alcune notizie storiche riguardo alla nascita del Fascismo che diventa regime totalitario solo nel gennaio del 1925, con il famoso discorso del 3 gennaio di Mussolini. Dal ’22 al ’25, il partito fa parte di una coalizione: è un partito di maggioranza che governa insieme ad altri partiti.

L’adesione al regime da parte di Chabod non offusca la sua grandezza. Egli è un grande storico perché ha la capacità di penetrare le fonti (“bucare le fonti”, dice il professore) e ricostruire la psicologia dei personaggi che studia in modo eccezionale.

Chabod si laurea nel 1923 con Pietro Egidi con una tesi su Nicolò Macchiavelli e, dopo la laurea, si specializza a Firenze dove incontra Gaetano Salvemini.

salveminiSalvemini è un intellettuale e un uomo politico con grandi principi, coerente con le sue idee di democrazia e libertà; non accetta situazioni di compromesso con il fascismo e per questo affronta il carcere, il processo e, dopo l’amnistia, l’esilio, prima in Francia, poi in Gran Bretagna, infine negli Stati Uniti dove insegna all’Università di Harvard.

Salvemini, maestro di Chabod, è importante per quest’ultimo, più che per il suo insegnamento, per il suo valore morale.

Tra loro nasce un’amicizia duratura che porta Chabod, che è un alpinista, ad aiutare Salvemini a passare in Francia attraverso il Piccolo San Bernardo.

Salvemini e Chabod rimangono in contatto per tutta la durata dell’esilio.

Con Salvemini lontano, Chabod si avvicina ancora di più al Fascismo, collabora con storici fascisti di grande livello e con le istituzioni del regime.

Nel 1926 va a Berlino per studiare, dove non c’è ancora il Nazismo che si affermerà nel ’33.

A Berlino fa anche il corrispondente per la Stampa, giornale fascistizzato, e si limita a descrivere la situazione che c’è in Germania e che lo preoccupa.

Il professore si ferma qui e ci dà l’appuntamento alla prossima lezione.

Parole nella notte.

Un giovane, nel suo letto di ospedale, non riesce a dormire: è tanta la sua sofferenza, pari forse alla sua angoscia.  Non ci sono speranze per lui, la sua breve vita sta per giungere al termine; perchè doveva capitare proprio a lui? Perchè Dio (se esiste) lo sta punendo così duramente? E tutti i suoi progetti, i suoi sogni così lungamente accarezzati, sono stati inutili? Perchè non c’è nessuno  che sappia stargli vicino e rendergli meno insopportabili i giorni che gli restano?

Nella penombra della cameretta, arriva l’infermiera del turno di notte per il solito controllo,  vede che il giovane è sveglio e ne intuisce lo stato d’animo. La  donna gli si avvicina e gli chiede gentilmente:- Perchè non dormi? –  Il giovane sente in lei un’attenzione affettuosa che lo induce a parlare del suo tormento fisico e spirituale. Le parole gli escono spontanee,  da troppo tempo sono rimaste chiuse nei suoi pensieri e ora che trovano orecchie accoglienti riescono  a  esprimersi. L’ infermiera ascolta tenendogli la mano; ogni tanto una parola di conforto, un invito ad aver fiducia: non tutto finisce con la morte, ma comincerà un’altra vita dove non ci sarà spazio per il dolore, dove ritrovare i propri cari, dove troveremo la risposta a tante domande che ora ci angosciano…

Solitamente le notti nel reparto ospedaliero sono scandite da un continuo squillo di campanelli che chiedono aiuto o conforto….questa notte invece un lungo profondo silenzio accompagna quel dialogo fra anime

 

Poesia: Sogno (G. Pascoli)

Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un vïaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.

Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed un’angoscia, muta.
— Mamma? — È là che ti scalda un po’ di cena —
Povera mamma! e lei, non l’ho veduta.

 

Gioia e pena, dolcezza e angoscia: sembrano termini così contrastanti che si direbbe non possano coesistere nello stesso momento nell’animo umano. In un sogno però questo può accadere, perchè accanto alla gioia e alla dolcezza di rivedere i volti di persone amate e ormai scomparse, si uniscono la pena e l’angoscia di saperli non più tra noi. Il poeta  sta quasi per ritrovare il volto della madre, ma forse il sogno è finito troppo presto….

Anche in età avanzatissima e pur se la madre è scomparsa da molto tempo, ognuno di noi la invoca istintivamente nei momenti più difficili, ricordando il senso di protezione e di sicurezza che ci davano la sua mano, la sua presenza  e la sua voce.

UTE: Incontro informativo: Le truffe.

L’incontro di oggi all’UTE è stato realizzato in collaborazione  con  ALDIA (cooperativa di servizi), Servizi Sociali del Comune e Polizia Locale.


Ogni giorno le cronache riportano casi di truffe e raggiri perpetrati a danno  di inermi anziani ed è quindi oltremodo opportuno conoscere le tecniche e gli espedienti messi in atto da malfattori sempre in agguato. La vigilessa Mandaglio ci ha presentato innanzitutto un divertente filmato (qui allegato) con Aldo, Giovanni e Giacomo in cui una casalinga ha la meglio in un tentativo di raggiro, poi ha iniziato a spiegare l’ampia  casistica  relativa al tema della lezione, coadiuvata da interventi del prof. Arena e del Comandante della Polizia Locale.

Innanzitutto, per meglio capirsi, si è definito il termine  TRUFFA: essa è un artificio mirante a portare danno a qualcuno, carpendone la fiducia (ad esempio con false divise) e cercando di far apparire come vera una situazione che non lo è affatto. Il RAGGIRO invece mira, attraverso un racconto compassionevole, a indurre la vittima a offrire spontaneamente soldi non dovuti.

I truffatori hanno grande fantasia e sono in possesso di una “collaudata professionalità” nel campo del crimine, perciò non è facile riconoscerli; bisogna sapere che una loro caratteristica è l’insistenza nel voler far compiere alla loro vittima qualche cosa che normalmente non farebbe. In caso di dubbio è bene chiamare il 112 e chiedere conferme o aiuto.

Oltre alle truffe a domicilio (dei finti poliziotti o dei finti funzionari che suonano alla porta), sono frequentissime le truffe telefoniche (per far sottoscrivere acquisti incauti, o per rubare il credito) e le truffe in rete, come il phishing (messaggi che richiedono password e dati). Bisogna fare attenzione anche alle mail, generalmente  provenienti dall’estero e scritte in un italiano pieno di errori, nei cui allegati sono presenti virus in grado di carpire i dati inseriti nel computer o nel cellulare. E’ bene non credere a chi vende on line merci o biglietti a prezzi con ribassi eccessivi, così come è bene non aderire a campagne di crowfunding (raccolte di soldi) a favore di presunte situazioni di difficoltà.

Di fronte all’assedio di cui siamo quotidianamente fatti oggetto, è bene adottare comportamenti tali da  rendere più difficile l’attuazione della truffa (ad es. non rispondere  con un SI’ al telefono; quel sì potrebbe essere registrato e utilizzato per farci sottoscrivere contratti indesiderati); è sempre bene prendere tempo o chiamare in aiuto persone conosciute o chiamare, come già detto, il 112, che, individuato il tipo di situazione in cui ci si trova, provvederà ad allertare i soccorsi del caso.

 

A teatro: la voce del violino….di Fedeli.

matteo-fedeliLo spettacolo è terminato da poco. Uscendo quasi non si fa caso all’aria fredda e umida di questa notte  piovosa di novembre: la mente è ancora immersa nella magia delle note che hanno riempito la sala dell’ Excelsior.

La serata è iniziata con una rappresentanza dei Camerti che ci hanno fatto ascoltare musiche antiche; poi si è esibito il coro UTE nei suoi tradizionali cavalli di battaglia, ma il clou della serata era senz’altro l’esibizione del M° Matteo Fedeli  al violino (un Guarneri 1709!!!) accompagnato al pianoforte dal M° Scaioli.

Quando il violino ha cominciato a far sentire la sua voce così limpida, così dolce, ma anche graffiante e potente a volte, così evocativa di atmosfere e di emozioni, ho pensato che fino a che  si può produrre tanta “bellezza” c’è speranza per questo mondo acciaccato e malconcio.

Ringrazio l’UTE e tutti quelli che si sono adoperati per realizzare questa serata, che resterà per sempre tra i miei ricordi più belli.

 

UTE: Da Cartesio alle neuroscienze – Divulgazione scientifica.

Oggi abbiamo potuto assistere a una lezione straordinaria tenuta dal prof. Ciccocioppo dell’Università di Camerino, il quale ci ha parlato del cervello umano.

Le domande tipiche che la filosofia si poneva un tempo ora sono diventate il campo di ricerca delle neuroscienze, che indagano il rapporto tra cervello e percezioni.

Cartesio  affermava in definitiva  che solo attraverso il dubbio si arriva al vero: Se penso, sono vivo, sono cosciente, quindi esisto. Col suo “cogito ergo sum” ha affermato il predominio della mente sul corpo e ciò ha influenzato la scienza successiva, che ha separato la “res cogitans” dalla “res extensa” (la mente dalla realtà concreta).

Oggi le neuroscienze hanno più mezzi per studiare il cervello umano, la cui estensione non ha pari  tra tutti gli esseri viventi. Esso è costituito da molte  zone, che  compiono una funzione specifica in coordinazione tra di loro.

In condizioni normali, la vista è l’organo su cui l’uomo fa più affidamento e se per qualche motivo la zona occipitale in cui arrivano gli stimoli visivi subisce danni, si hanno diverse distorsioni nella percezione della realtà. Succede infatti a chi soffre della sindrome di Bonnet di avere allucinazioni tanto vivide da sembrare reali. Ne consegue che non tutto ciò che vedo è realtà… Nella sindrome di Capgras, caratterizzata da un danno alla corteccia visiva, l’individuo non riesce più a riconoscere i volti delle persone. In certi casi di epilessia, si hanno allucinazioni di tipo mistico.

E’ noto anche come persone che hanno subito amputazioni di arti, continuino a “sentirsele” perché la zona del cervello che li controllava smette di funzionare e viene sostituita dalla zone vicine. Nei casi in cui si sia dovuto intervenire sul cervello separando i due emisferi, si hanno notevoli distorsioni sia nelle percezioni che nelle risposte motorie alle stesse.

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Il prof. Damiani oggi ha dovuto ridurre la sua lezione perché ha potuto cominciare la sua spiegazione con molto ritardo. Dopo un breve riassunto della sua lezione precedente, ha continuato a parlarci delle quattro dimensioni della realtà spaziotemporale, nella quale ognuno di noi è immerso.

Non si può tornare indietro nel tempo perché dovremmo muoverci a una velocità superiore a quella della luce (e ciò non è possibile), ma non possiamo nemmeno tornare indietro nello spazio, perchè, quand’anche lo facessimo, nel frattempo la nostra posizione nello spazio sarebbe già cambiata a causa del movimento terrestre.

Nella concezione olistica del mondo, niente è separabile e la somma delle parti è meno del tutto. Coi mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione della scienza si sono potuti osservare fenomeni mai indagati prima, come il cinguettio dello spaziotempo: vista la difficoltà del tema chi vuole saperne di più può cliccare QUI

Quanti malanni!!!

Ho trascorso una giornata con Giovanni e Gioele; in verità la cosa non era prevista, ma quando ci siamo alzati la mattina di buon’ ora Gioele (tre anni) ha cominciato a lamentarsi: – Mi fa male la bocca, mi fa male il sederino, mi fa male l’occhio…..- e dopo aver ripetuto varie volte i suoi lamenti, senza ottenere l’effetto da lui sperato, si è messo a piangere dicendo: – Voglio andare all’ospedale!!!-

bimbo-che-giocaEra evidente che non aveva in realtà nessun male fisico, ma solo una gran voglia di non andare all’asilo; a questo punto ho detto che Gioele e Giovanni avrebbero potuto restare a casa con me: potevano fare una vacanza fuori programma.

Allora è successo un vero miracolo: Gioele si è messo a giocare con le sue macchinine e le sue costruzioni e non si è più lamentato di alcun malanno.

Anche Giovanni è stato contento di restare a casa, naturalmente, e i due fratellini hanno giocato insieme tutto il giorno: ogni tanto nasceva qualche disputa, ma tutto sommato sono stati proprio molto bravi.

 

UTE: il personaggio letterario del vampiro – la scuola Bauhaus

Alle 16.00 il professor Galli continua con la sua serie di lezioni sull’argomento: La paura del “diverso”: il personaggio letterario del “vampiro”.

il-vampiro-3Dopo aver fatto un breve riassunto di quello già trattato nella lezione precedente, il professore riprende la sua esposizione partendo dalle opere apparse nell’800, quando le superstizioni sul vampiro vanno scemando per far posto al personaggio letterario.

Nell’estate del 1826, a Villa Diodati di Ginevra, si ritrovano i poeti inglesi Byron, Percy e Mary Shelley, la sorellastra di Mary (Claire Clairmont) e il medico di Byron John Polidori.

In quella villa, la notte del 16 Giugno, Lord Byron e gli altri leggono ad alta voce storie di fantasmi, mentre fuori imperversa la tempesta. I cinque si sfidano a scrivere il racconto più terrificante.

Nascono, così, i personaggi di Frankenstein e il Vampiro.

Il professore sottolinea che, a partire dal 1820, molti autori romantici scrissero poesie, racconti, opere teatrali sul Vampiro. Ci fa l’esempio di Gogol e ci legge alcuni brani del suo racconto.

Ma non è ancora il Vampiro come lo intendiamo noi.

La figura “moderna” del Vampiro, con le sue tipiche caratteristiche, nasce, invece, con l’opera “The Vampire” di John Polidori (figlio maggiore di Gaetano Polidori, un letterato italiano originario della provincia di Pisa (segretario personale di Vittorio Alfieri), e di Anna Maria Pierce, una istitutrice britannica). Continue reading “UTE: il personaggio letterario del vampiro – la scuola Bauhaus”