Tutto vale (Walt Whitman)

 

Credo che una foglia d’erba non sia meno di un giorno di
lavoro delle stelle,
e ugualmente è perfetta la formica, e un granello di sabbia,
e l’uovo dello scricciolo,foglie-dautunno
e una raganella è un capolavoro dei più alti,
e il rovo rampicante potrebbe adornare i salotti del cielo,
e la più stretta linea della mia mano se la può ridere di
ogni meccanismo.

 

 

Se mi fermo ad osservare qualsiasi essere vivente, anche il più piccolo, resto sempre incantata: la Natura mi sorprende e la sua perfezione mi porta a pensare alla perfezione di Colui che l’ha creata.

 

UTE: Gli oli essenziali – divulgazione scientifica.

Alle 15.00, Fausto Turato, massoterapista e fisioterapista, ci ha spiegato cosa sono gli oli essenziali e ha illustrato la loro produzione e i benefici che il loro utilizzo reca alla nostra quotidianità.

oliessenzialiGli oli essenziali sono i principi attivi che troviamo nelle piante aromatiche, che vengono estratti attraverso processi di distillazione o meccanici (spremitura a freddo) e che possono essere utilizzati nell’Aromaterapia.  Con questo termine si intende il metodo curativo naturale che si basa sull’uso degli oli essenziali e dei loro odori per dare sollievo in caso di patologie e disturbi lievi, ma, insiste il docente, sempre su consiglio del medico.

È una pratica che non utilizza gli oli essenziali solo da un punto di vista olfattivo, bensì anche topico (come massaggi, bagni, pediluvi, impacchi, ecc.) Tuttavia, essi non devono mai sostituire la terapia medica tradizionale, ma possono affiancarla.

Gli oli non devono mai sostituire il farmaco!

Il docente ci ha spiegato la differenza tra:

  1. Creme;
  2. Oli;
  3. Gel

Le creme sono elementi costituiti da acqua e grassi utilizzati per ingrassare la pelle (un buon prodotto deve avere l’acqua come primo elemento nella lista delle sostanze).

I gel sono dei liquidi trasformati in sostanze gelatinose e sono utilizzabili come antiinfiammatori.

Gli oli essenziali, invece, sono i principi attivi delle piante, ma per utilizzarli abbiamo bisogno di oli veicolanti (per es. l’olio di lino, di mandorle, di argan).

Gli oli essenziali sono preziosi alleati della salute, ma vanno diluiti con quelli veicolanti.

Anche l’uso degli oli essenziali ha delle controindicazioni. Il loro uso è sconsigliato, per esempio, alle donne in gravidanza, ai soggetti con allergie alle piante, a coloro che soffrono di irritazioni della pelle come le dermatiti.

La medicina tradizionale estrae il principio attivo per gli antibiotici e per i farmaci in genere, proprio dagli oli essenziali. Infatti, sottolinea il docente, gli oli essenziali hanno caratteristiche antibiotiche (per es. la “propoli”). Il principio attivo, infatti, parte sempre dalla natura.

Infine, il docente ci elenca alcuni oli essenziali:

  1. Olio essenziale alla Lavanda: ottimo come rilassante; allevia il mal di testa; è efficace contro i dolori addominali; la sua essenza regolarizza gli stati di umore; è anche utile per favorire il riposo dei neonati.
  2. Olio all’ Eucalipto: ha proprietà balsamiche; utile per tutti i disturbi respiratori.
  3. Olio al Rosmarino: eccezionale per alleviare i dolori muscolari; ha proprietà antiforfora e quindi è perfetto per il trattamento naturale dei capelli; ha anche proprietà che migliorano la memoria, la concentrazione e l’umore ed è molto buono per profumare gli ambienti.
  4. Olio alla Menta: è rinfrescante e distensivo; è in grado di liberare il naso dal raffreddore; è tonificante e utile in caso di affaticamento da stress.
  5. Olio al Ginepro: utile per il mal di testa, dolori reumatici, artrosi, artrite e altre infiammazioni del sistema osteoarticolare; aiuta anche nei casi di depressione.
  6. Olio di Camomilla: favorisce l’equilibrio interiore e cura i disturbi del sonno soprattutto nei bambini; è anche un antiinfiammatorio.

Fausto Turato termina la sua lezione dandoci appuntamento al prossimo incontro del 22 novembre durante il quale ci parlerà di: Benessere, la ginnastica in acqua. (Angela D’Albis).

_________________________________________

E’ di poco tempo fa una notizia veramente eclatante per il mondo scientifico: è stato fotografato un buco nero!

Da quando Einstein nel 1904 ne ipotizzò l’esistenza è passato più di un secolo per arrivare alla conferma di quella teoria. Ora molti ne parlano, ma il nostro professore, Rodolfo Damiani, ci ha proposto oggi di affrontare questo argomento da una prospettiva diversa.

Il modo di concepire la realtà secondo i dettami della scienza newtoniana e galileana appare oggi superato, così come appare obsoleto il metodo conoscitivo tradizionale basato sulla separazione e la divisione degli elementi di un tutto per analizzarli slegati dal loro contesto: si va ora verso un nuovo illuminismo che studia la realtà nella sua integralità, mettendo al centro le relazioni e le interrelazioni dei singoli elementi tra loro.

Già il termine UNIVERSO (dal latino “ad unum versus” = volto a una sola “direzione”= un tutto unico) ci dice la natura olistica della realtà, che può essere compresa solo nella sua totalità; con la teoria della relatività si afferma che non si possono separare SPAZIO e TEMPO.  La scienza tradizionale spiegava il mondo attraverso tre dimensioni, ma il TEMPO è la quarta dimensione inscindibile dalle altre.

universoLa nostra conoscenza della realtà è sempre stata condizionata dalla limitatezza delle nostre percezioni. Se la nostra Terra non è che un puntino nell’immensità dello spazio, una piccola astronave che vaga a velocità inimmaginabile nel cosmo,  noi che la abitiamo e che siamo infinitamente più piccoli   siamo capaci solo di un’esperienza sproporzionatamente limitata rispetto alla vastità del cosmo e alla velocità della luce.

E’ proprio la velocità della luce che ci porta le informazioni dal cosmo nell’ordine in cui sono state emesse ed è un valore assoluto, uguale per tutti, che non può essere superato.

La lezione, non facile, del prof. Damiani si conclude con l’affermazione che ognuno di noi è un essere spazio-temporale e con la consueta poesia finale che ci consola: forse non abbiamo capito tutto, ma è bello lasciarci trasportare dall’entusiasmo del nostro docente in un mondo tanto affascinante. (Diana)

 

Pomeriggio in biblioteca: Kapuscinski (seconda parte)

Ryszard Kapuscinski, fu inviato dalla sua agenzia  polacca in varie parti del mondo  e quando i paesi africani cominciarono a rendersi indipendenti fu mandato a osservare l’evoluzione di quei processi che stavano cambiando il volto dell’Africa. Naturalmente il suo compito doveva essere quello di documentare la fine del colonialismo in un’ottica comunista. Kapuscinski però non indulse all’ideologia e descrisse  ciò che vedeva, ciò che viveva giorno per giorno.

Dai suoi reportage dall’Africa sono nati alcuni libri che don Ivano ci ha presentato in modo molto efficace. Il primo di questi e il più conosciuto è “EBANO”, in cui l’autore racconta il travaglio di tanti stati nascenti, dilaniati da corruzione, violenze di ogni genere, colpi di stato….; successivamente fu pubblicato “STELLE NERE” in cui Kapuscinski racconta le vicende di due capi  carismatici: Lumumba e Nkrumah . Questi avrebbero potuto fare molto bene alla propria terra, ma furono presto spazzati via con la violenza dalla scena politica. Il terzo libro di cui ci ha parlato Don Ivano è “SE TUTTA L’AFRICA” , dove sono raccolti reportage su singoli personaggi o su singoli Paesi, sempre con l’occhio del giornalista attento agli avvenimenti e agli uomini che li determinano o li subiscono.

I brani letti insieme oggi pomeriggio mostrano una straordinaria capacità narrativa e una grandissima sensibilità nell’osservazione di uomini e avvenimenti, tanto che leggendo  i  racconti di Kapuscinski pare di vivere le sue avventure insieme a lui.

 

Lo chiamano Giovanni….

Questa è una storia tristissima: lo chiamano Giovanni, ma nessun genitore ha voluto dargli un nome,

Ha quattro mesi ed è nato in seguito a un procedimento di fecondazione eterologa, quindi, a quanto ne so, ha almeno tre genitori, che però non hanno voluto farsene carico. Giovanni ha una grave malattia rara a cui lui sta resistendo oltre ogni aspettativa. Non ha mai avuto una casa e non è mai stato abbracciato da una mamma. E’ in ospedale e nemmeno le istituzioni che si occupano di bambini abbandonati sono in grado di accoglierlo e di accudirlo….

Mi viene da pensare che se avesse avuto una sola madre (e non due:la donatrice degli ovuli e quella che lo ha portato in grembo per nove mesi), forse a quest’ora  lei sarebbe accanto alla sua culla e saprebbe farsene carico: hanno forza, coraggio e amore da vendere le madri e sanno fare miracoli.

Fa tanta pena pensare a quella povera piccola creatura, che  soffre in solitudine e che nonostante tutto lotta per sopravvivere.

UTE: Adelchi – Infiammazioni: trattamento e prevenzione.

Don Ivano Colombo continua le sue lezioni sulle tragedie del Manzoni.  Oggi ci parla dell’”Adelchi”, tragedia che l’autore scrive dopo il “Conte di Carmagnola”.

Il docente sottolinea che le tragedie sono, per Manzoni, una sperimentazione di forma e di contenuto, per preparare il suo capolavoro: il romanzo.

Dopo l’insuccesso della tragedia ”Il Conte di Carmagnola”, Manzoni prova con “Adelchi”.

Per scrivere l’”Adelchi” Manzoni studia la storia dei Longobardi, periodo della storia italiana oggetto di controversia tra gli studiosi del suo tempo.

Il personaggio di Adelchi non è un personaggio “storico”; è un personaggio inventato, ma inserito in un contesto storico e, quindi, pur non essendo vero, è “verosimile”, proprio come Renzo e Lucia ne “I Promessi Sposi”.

Comincia a delinearsi l’idea, propria del Manzoni, che la Storia non va letta come un susseguirsi di fatti o di biografie di personaggi famosi, ma come un luogo nel quale l’uomo vive il suo sacrificio personale.

I personaggi dell’”Adelchi” sono persone che soffrono e, attraverso la sofferenza e il sacrificio, mostrano la loro grandezza: la gloria sta nel loro martirio, nel fatto che sono dei perdenti, delle vittime dell’ingiustizia.

Adelchi, e sua sorella Ermengarda, attraverso il loro sacrificio costruiscono i passaggi della Storia. Quest’idea, però, rende imperfetta la tragedia, per cui Manzoni abbandona questo genere per dedicarsi alla prosa.

Nel romanzo, il suo capolavoro, “I promessi Sposi”, i personaggi sono gli umili, la povera gente, come Renzo e Lucia (personaggi inventati), intorno ai quali l’autore costruisce la Grande Storia. Infine, attraverso delle letture antologiche della tragedia manzoniana, Don Ivano sottolinea che l’italiano usato dall’autore nelle tragedie è difficile, anche perché esse sono scritte in versi; per arrivare all’italiano moderno, Manzoni ha bisogno del romanzo.

adelchiPoi, sottolinea che già nell’”Adelchi” comincia ad emergere il Manzoni romantico, perché l’autore comincia a far lievitare il rapporto con la natura che è tipico del Romanticismo.

Nell’ultima parte, Adelchi legge la sua presenza nella Storia dicendo:” io ho perso, ma perché voi possiate costruire l’unità”: il sangue versato deve servire a costruire una nuova civiltà.

Le tragedie, conclude il docente, sono utili per capire il lavoro successivo, ma non sono attuali; al contrario, il romanzo “I Promessi Sposi” può essere letto ed è attuale in tutte le epoche, sia come lingua, sia come contenuto del messaggio. (Angela D’Albis)

%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%

Il dr. Lissoni, continuando il discorso sulle infiammazioni, ci ha parlato oggi del trattamento delle infiammazioni stesse e di come prevenirle.

L’infiammazione porta dolore, che è il segnale che ci fa capire che è sopravvenuto un danno nel nostro organismo; il cervello riceve questo segnale tramite i nocicettori, localizza lo stimolo ed elabora la risposta più adatta. Ogni individuo reagisce al dolore in modo soggettivo secondo le esperienze pregresse e la propria soglia di sopportazione.   Nell’ infiammazione acuta esso  è molto intenso e di breve durata; nell’infiammazione cronica è meno intenso, ma persistente e diffuso.

Quando il dolore non è più soltanto un segnale di allarme, va contrastato con antidolorifici, che possono essere di tre livelli: quelli di primo livello agiscono in periferia con effetti di breve durata (es. paracetamolo), quelli di secondo e terzo livello hanno effetti più importanti, ma hanno anche molti effetti collaterali indesiderati.

Sull’infiammazione cronica è molto difficile agire con efficacia, perchè le cure devono essere protratte nel tempo e quindi possono nuocere.

Tra i farmaci anti-infiammatori troviamo i FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) come l’aspirina, il brufen, il voltaren, ecc. Essi riducono il dolore, ma hanno effetti negativi su stomaco, intestino e reni soprattutto negli anziani, per questo le terapie di lunga durata vanno fatte sotto stretto controllo del medico.

Ci sono anche i corticosteroidi che possono essere assunti in vario modo e per brevi periodi non provocano danni, ma, se la terapia si protrae a lungo, possono provocare diabete, osteoporosi, ipertensione, cataratta…

Negli ultimi 25 anni sono stati introdotti anche i farmaci DMARD (disease-modifying antirheumatic drug) che possono curare malattie su cui prima non si poteva far altro che lenire il dolore (ad esempio l’artrite reumatoide).

dieta-mediterranea-compleanno-patrimonio-unescoPer prevenire le infiammazioni bisogna, come è ormai noto a tutti, condurre una vita sana, dormire non meno di sei ore per notte, fare movimento e seguire una dieta che privilegi frutta e verdure. (Diana)

 

 

Pensieri …

In questi giorni,  mi è capitato, pensando a chi ci ha preceduto, di riandare a una sequenza di un film  di Steven Spielberg  di più di vent’anni fa: “Amistad”

Si tratta di una sequenza finale: il capo degli africani,  che nel 1839 hanno sopraffatto l’equipaggio della nave negriera che li trasportava in America,  spiega come, entrando nell’aula del tribunale in cui stava per essere processato, abbia avvertito la presenza reale  di tutti i suoi antenati, venuti proprio per sostenerlo in un momento tanto difficile: non si era sentito solo.

E’ questo un modo di pensare a coloro che ci hanno preceduto comune a molte culture e  dovrebbe essere a maggior ragione  il modo di pensare di ogni cristiano.

Quanti sono coloro di cui portiamo in noi una traccia indelebile nel nostro  DNA? Certo moltissimi … e credo  che ognuno di loro vegli sui nostri passi; in aggiunta a questi, credo che ci siano vicini anche coloro che hanno camminato insieme a noi per lunghi tratti della nostra vita.

Con questi pensieri, in questi giorni  sono entrata nei cimiteri col cuore leggero e con un grande senso di gratitudine: io sono il frutto di una lunga storia di cui conosco solo qualche breve tratto e spero di ricongiungermi a tutti quelli che mi hanno voluto bene e che mi hanno lasciato qualcosa di sé.