Ieri si è aperta allo Youthlab la mostra fotografica “MARGINALITA’: ritratti di invisibili”.
L’autrice, Ljdia Musso, ha esposto una serie di scatti fotografici che ritraggono i “senzatetto” in varie città e località italiane e straniere. Le foto sono montate su support rivestiti con collage di carta di giornale ( è coi giornali infatti che spesso gli “invisibili” si riparano o allestiscono il loro angolo di marciapiede). In un angolo è posato a terra un materasso con l’immancabile borsa di plastica, una bottiglia, una coperta.
A terra, addossati alle pareti, ci sono dei pannelli di cartone (recuperati da scatoloni) che riportano alcune frasi dell’Abbé Pierre, il fondatore delle comunità di Emmaus, il primo a occuparsi dei più emarginati. Ora sono tante nel mondo le comunità che si ispirano all’Abbé Pierre e il loro approccio alla solidarietà varia da paese a paese: qui da noi raccolgono l’usato e il ricavato serve a sostenere le comunità delle zone più povere, dove riesce ad assegnare piccoli crediti alle donne che riescono così a realizzare piccole attività con cui mantenere i figli e ripagare il debito. Altrove si occupano di incentivare i piccoli agricoltori.
Questa mostra ha il merito di farci fermare a riflettere su quanti nelle nostre città sono in condizioni di estrema povertà, tanto da non potersi permettere una casa; li vediamo ogni giorno rannicchiati in qualche angolo di strada e i nostri occhi si sono talmente abituati alla loro presenza che non ci sentiamo più interpellare dai loro bisogni, dalle loro sofferenze. Grazie perciò a Maria Luisa dei Trapeiros e grazie alla giovane Ljdia, che ha illustrato e commentato le sue foto con evidente viva partecipazione al dramma degli invisibili.
Trovandomi sul posto, ho potuto visitare l’ex-stazione ferroviaria (è lì che è allocata la mostra), concessa in comodato gratuito alla cooperativa “concerto” e ristrutturata con i fondi donati dalla Cariplo. Vi trovano sede varie associazioni di giovani e meno giovani per svolgere attività di promozione culturale e ricreative. Può essere un’opportunità offerta all’associazionismo erbese.