Berlusconi: è’ proprio un bel gesto?

I social sono pieni di post inneggianti al “bel gesto” di Berlusconi che si dice abbia donato 10 milioni di euro alla Regione Lombardia.

Sarei d’accordo anche io , se però ne avesse donato altri 358 di milioni, proprio quelli che ha sottratto al fisco italiano e per i quali è stato condannato alcuni anni fa.

Se avesse pagato il giusto, forse ora la regione avrebbe più ospedali, più medici, più posti in rianimazione.

Ecco perchè quello di Berlusconi non può essere definito un “bel gesto”, visto che resta un buco enorme tra quello che ha donato e quello che ha sottratto alla collettività.

“Questo atomo opaco del”…….coronavirus…

Oggi più che mai questa nostra Terra ci appare come un “atomo opaco del male” (citando i versi finali della poesia di Pascoli “X agosto”) intendendo per “male” il coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’intera umanità.

La globalizzazione ha arricchito enormemente una piccolissima parte della popolazione mondiale e ha forse migliorato le condizioni di vita in alcuni paesi prima poverissimi, (peggiorandole nel contempo in altri), ma sta ora dimostrando il suo lato più oscuro: la globalizzazione delle epidemie, favorite dalla grande facilità di spostamento di merci e persone nel mondo.

Di fronte a questa pandemia che ci sta mettendo a durissima prova, dovremmo capire che solo con la solidarietà e l’aiuto reciproco potremo uscirne, invece c’è sempre la tentazione di pensare al proprio piccolo orticello  (addirittura fra paesi della UE).

Ma il record del più becero egoismo l’ha data Trump: ha tentato di comprare per una cifra astronomica il vaccino cui sta lavorando una casa farmaceutica tedesca, per poterlo riservare solo agli Americani. Ecco cosa significa “American first” , il suo slogan preso a prestito anche qui da noi. E forse ora capiamo come ci si sente quando non si è tra quei “first”, quando la nostra esistenza viene calcolata come elemento di secondaria importanza

Dobbiamo dare atto invece alla Cina, ufficialmente atea e comunista, di un atteggiamento nei nostri confronti  solidale e umano, e molti paesi di tradizione e cultura cristiana dovrebbero arrossire di vergogna al confronto.

 

Parole che lasciano il segno.

Io sono

 

 

 

 

 

Nel Vangelo di oggi una frase mi impressiona particolarmente:

“PRIMA CHE ABRAMO FOSSE, IO SONO”

Credo che a nessun uomo sarebbe mai venuta in mente questa espressione …e ricordiamo che “IO SONO” è il nome con cui Dio si presenta a Mosè.

La messa di Arcellasco in ogni casa.

La tecnologia moderna ha certo qualche effetto collaterale indesiderato, ma è uno strumento prezioso in tante circostanze. Una di queste circostanze è senz’altro questa emergenza coronavirus che impedisce alla gente di incontrarsi ,  di spostarsi, persino di partecipare alla messa domenicale….e allora ecco il miracolo della tecnologia porta la messa parrocchiale in ogni casa. Grazie Don Claudio, grazie a tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione di questo video.

Piccole gioie alla faccia del coronavirus.

Dal 23 febbraio ad oggi sono stati veramente pochi i momenti in cui la mia clausura si è interrotta per ragioni di necessità e la solitudine in cui vivo può diventare un’aggravante del senso di frustrazione che il coronavirus induce in tutti quanti.

C’ è però un antidoto: cercare di tenersi occupati e cercare di apprezzare le piccole cose meravigliose che continuano ad accadere: vedere quante iniziative nascono per sostenere i nostri ospedali, passeggiare in cortile con la vicina a debita distanza, ricevere messaggi da persone che mi offrono il loro aiuto  sapendo che sono sola (e il fatto che si stiano ricordando di me mi commuove)….

Ma ciò scalda il cuore è la dimostrazione di solidarietà della Cina che ha inviato medici e tonnellate di materiale sanitario: la Cina ci è vicina, si potrebbe dire parafrasando il titolo di un film di tanti anni fa. Anche i Cinesi residenti in Italia non mancano di prodigarsi per dimostrare la loro vicinanza, infatti la comunità cinese di Milano ha già compiuto a più riprese gesti di solidarietà concreta e questa mattina mi sono veramente commossa ascoltando un video, in cui giovani cantanti lirici cinesi, che hanno studiato  nei nostri conservatori, hanno registrato insieme una versione di “Vincerò”.  E’ il loro modo per dimostrare la loro gratitudine al paese che li ha ospitati e che ha condiviso con loro una parte della sua cultura. Grazie ragazzi!

 

Le tasse sono belle.

Ieri, in un post, la Littizzetto ringraziava il personale sanitario che in questi giorni lotta contro l’epidemia con grande dispendio di energie e con grandi sacrifici e poi ringraziava quelli che hanno sempre pagato le tasse perchè hanno consentito l’organizzazione e il funzionamento di tutto il nostro sistema sanitario, che è tra i migliori al mondo.

E’ proprio vero: in certe situazioni si scopre qual è il significato vero dello stare insieme: contribuire tutti quanti al bene comune e il pagare le tasse è il primo dovere di chi vuole appartenere a una comunità. Ebbene, se negli USA per accedere alle cure devi dimostrare che sei assicurato, qui da noi dovremmo chiedere di mostrare la ricevuta della consegna della dichiarazione dei redditi e chi non fosse in grado di produrla dovrebbe vedersi recapitare il conto delle spese sanitarie.

Ma si dovrebbe fare altrettanto quando si iscrivono i figli nelle scuole di ogni ordine e grado, o quando si denuncia un furto o un reato di cui si è rimasti vittime.

Singolarmente potremmo affrontare un evento come questa epidemia? No di certo.  Insieme però si possono fare cose straordinarie, quindi sosteniamo la collettività in ogni momento, adempiendo fino in fondo ai nostri doveri di cittadini.  Qualche tempo fa un ministro, allora in carica, (forse Prodi ? O Padoa Schioppa?) diceva che le tasse sono belle: aveva ragione, le tasse sono belle perchè da esse dipendono la sicurezza e il benessere  di tutti.

Un messaggio da Casa Prina.

Le direttive, emanate in questi giorni dal governo nazionale e dalle amministrazioni regionali al fine di arginare i contagi, hanno determinato la sospensione delle visite dei familiari agli anziani ospiti di Casa Prina.  Certo questo provoca sofferenza in chi vorrebbe accorrere come d’abitudine accanto ai propri cari e proprio per rasserenare le famiglie, la direttrice di Casa Prina mi chiede di divulgare questo messaggio:

“Molti Ospiti, soprattutto quelli confusi, percepiscono un ambiente di vita più tranquillo e sono più sereni, in quanto il reparto è meno affollato di parenti e visitatori.

I  Familiari, con comprensibile umana sofferenza, rinunciano alle visite per proteggere i Loro anziani, è un gesto d’amore e di responsabilità.”

In attesa che sia utilizzabile  l’apposita APP “parla con noi” il personale di Casa Prina aiuta gli ospiti a collegarsi con le famiglie con il telefono e con videochiamate.

Prendimi per mano….

Come ho già avuto modo di dire, in questi giorni di isolamento mi sta tenendo buona compagnia la lettura della versione integrale del libro di Etty Hillesum “Diario”.  L’autrice è una ragazza ebrea di 27 anni che assiste ogni giorno all’arresto di famiglie intere, ma si sforza di condurre una vita il più normale possibile: è la sua forma di resistenza.

Ieri sera ho letto questo brano che potrebbe adattarsi benissimo anche alla situazione di questi giorni, in cui siamo in balia di un male davanti al quale ci si sente impotenti…Pedalando in bicicletta per le strade della sua città, Etty pensa:

Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò, non farò troppa resistenza.

Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita,
cercherò di accettare tutto e nel modo migliore. Ma concedimi di tanto in tanto
un breve momento di pace.

Non penserò più nella mia ingenuità,che un simile momento debba durare in eterno, saprò anche accettare l’irrequietezza e la lotta.

Il calore e la sicurezza mi piacciono, ma non mi ribellerò se mi toccherà
stare al freddo purché tu mi tenga per mano.

Andrò dappertutto allora, e cercherò di non aver paura.
E dovunque mi troverò, io cercherò d’irraggiare un po’ di quell’amore,
di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro.”