Meglio il silenzio.

Diciamoci la verità: questa pandemia ha colto tutti di sorpresa: nessuno era preparato ad affrontarla  e tutti hanno reagito facendo tentativi più o meno goffi, cercando di capire  cosa stava capitando. Forse se la sono cavata meglio là dove il contagio è arrivato solo quando altrove aveva già fatto andare in tilt strutture ospedaliere e sistema sanitario in genere.

Credo perciò che nessuno possa vantarsi delle proprie performance, ma continuare a negare ciò che non ha funzionato, o cercare in continuazione di scaricare responsabilità ed errori su altri o continuare a parlare a vanvera su argomenti di cui nulla si sa  penso equivalga a un suicidio politico (mi riferisco in particolare a Gallera: ha affermato che ci vogliono due infetti, vicini a lui contemporaneamente  per contagiarlo).

silenzioQuando non conosciamo bene un argomento è una regola di buon senso stare zitti e lasciar parlare gli esperti: si evita di fare figuracce.

Tutti dovremmo tener presente quanto dice Buddha: “Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.”

Diventare nonni.

18  anni fa sono diventata nonna per la prima volta……

Diventare nonni è un’esperienza bellissima. E’ come dare un senso all’impegno di un’ intera esistenza: -Tutto quello che ho vissuto fino ad ora- mi sono detta io – trova la sua giustificazione in questa nuova vita!- Diventare nonni dà l’opportunità di reinventarsi un nuovo modo di essere.

Oggi non esistono forse più le nonne che possono limitarsi a sferruzzare raccontando le favole accanto al camino. Il mondo è cambiato, i nostri figli devono occuparsi quotidianamente di mille cose, in un’ atmosfera di precarietà che poco giova alla loro serenità. Noi nonni perciò siamo spesso chiamati a sostenere le famiglie giovani in vari modi.

Spesso dobbiamo contribuire alla custodia dei più piccoli, badando  a non  sostituirci ai genitori, ma assecondando la linea educativa scelta da loro e diventando per i nipoti la radice che li ancora a un  passato i cui valori  danno sicurezza anche quando intorno tutto appare confuso ; possiamo e dobbiamo accorrere quando capita qualche guaio imprevisto; molti devono anche dare un qualche sostegno economico, magari mascherato sotto forma di regalo.

Ma credo che il sostegno maggiore che si possa dare è la nostra serenità, la nostra capacità di mantenere viva la Speranza, la nostra consapevolezza che il tempo sana molte ferite e che al di là di quello che può capitare ci si deve sempre sentire avvolti dallo sguardo premuroso  di un Dio che è Amore.

18 anni!!

Compiere 18 anni in tempo di coronavirus è una vera disdetta! Così la pensa mia nipote Elisa, la mia prima nipote e unica femmina tra i cinque nipoti.

Da tanto pensava a come festeggiare questa data che segna il suo ingresso nel mondo degli “adulti”, ma ora tutti i suoi progetti, accarezzati a lungo, sono svaniti: impossibile realizzarli.

E’ vero, Elisa, poteva essere davvero una bella festa, ma per noi che ti vogliamo bene sarà ugualmente un giorno molto importante il tuo prossimo compleanno: diventerai maggiorenne davanti alla legge e potrai fare le tue scelte e io spero vivamente che tu continuerai ad essere saggia come lo sei stata sempre.  Comunque verrà il giorno in cui potremo fare festa e allora sarà ancora più bello perchè l’avremo desiderata e sognata a lungo.

Per ora tanti auguri, Elisa!

Come a Marostica.

Ieri, festa dell’Ascensione, sono andata in chiesa per la messa.  E’ stato molto bello partecipare al rito di persona dopo tanto tempo di messe on line. Faceva però tristezza guardarsi attorno: le mascherine coprivano i volti dei fedeli e potevi riconoscerli solo dai capelli, dalla postura, dagli sguardi (se erano abbastanza vicini); eravamo tutti  schierati ben distanti gli uni dagli

partita con scacchi viventi a Marostica
partita con scacchi viventi a Marostica

altri, come nelle partite a scacchi di Marostica solo che non c’era nessuno ad applaudire e nessuna sfida tra giocatori.

A parte questo, posso solo ringraziare il cielo di essere ancora qui, in grado di riprendere un ritmo di vita quasi normale, mentre tanti altri non ci sono più e altri si portano sulle spalle un  pesante carico di dolore e di sofferenze.

 

Fase 2.

Da ieri è cominciata la Fase 2 e possiamo muoverci più liberamente….. ma ci sentiremo liberi di fare finta che tutto sia risolto?

coronavirus-fase-2-riaperture-625x350Credo che sarebbe un grave errore. Il pericolo si è attenuato, non è scomparso. Chi può restare in casa deve farlo, non sentendosi in prigione, ma sentendo questa sua rinuncia a un po’ di libertà come un atto di rispetto verso se stesso e verso gli altri, come un atto di solidarietà verso chi ha combattuto e combatte ancora in prima fila contro la pandemia: evitando di ammalarci risparmiamo loro fatiche e pericoli ulteriori.

La libertà non è poter fare ciò che si vuole, ma accettare le regole che la convivenza civile e solidale impone.

Per parte mia uscirò per le commissioni indispensabili, ma accetterò di buon grado di limitare le mie uscite e sarò contenta di contribuire così, nel mio piccolo, alla difficile ripartenza di questo Paese.

Giornata Internazionale della famiglia: una videoconferenza interessante.

E’ da poco terminata la videoconferenza  indetta dal “Forum delle famiglie” in occasione della “Giornata internazionale della Famiglia”.

Moderatore dell’incontro era il presidente del Forum, Gigi De Palo, che ha dato subito la parola alla presidente del Senato Alberti Casellati, la quale con il suo bel saluto ha voluto rendere omaggio a tutte le famiglie del nostro Paese e in particolare alle donne. E’ sulle loro spalle infatti che si è riversato il peso maggiore del lockdown di questi mesi ed è soprattutto grazie al loro impegno che il nostro Paese ha mostrato di saper accettare nuove regole e un nuovo modo di vivere la quotidianità.

Ha preso poi la parola il Card. Bassetti, presidente della CEI.  Anche il prelato ha sottolineato come le famiglie siano state l’ammortizzatore sociale più efficace in questa pandemia con la loro opera di cura e assistenza per tutti i componenti delle famiglie stesse e in particolare di quelli più fragili. Ogni famiglia poi è diventata una piccola chiesa domestica e una scuola di catechismo. Ora l’emergenza da sanitaria sta diventando emergenza economica e per questo i governanti devono mettere la famiglia al centro della loro attenzione e della loro azione, assicurando soprattutto che non vengano meno i posti di lavoro. Il Cardinale ha poi chiuso con parole di incoraggiamento e di speranza.

La ministra della famiglia e delle pari opportunità, Bonetti Elena, ha ringraziato le famiglie per il ruolo determinante avuto nel sostenere il peso del lockdown e ha evidenziato come è proprio all’interno della famiglia che va promossa la dignità della donna, valorizzandone il ruolo costruttivo. La denatalità è il sintomo della fatica che il nostro paese dimostra nell’ affrontare il futuro.

E’ intervenuto in seguito il prof. Blangiardo, presidente dell’ISTAT, il quale ha analizzato con schemi e dati quanto mai eloquenti il fenomeno della denatalità in Italia.  Se detto fenomeno era già grave prima della crisi, con questa pandemia non potrà che aggravarsi.

Le donne italiane non trovano sufficienti aiuti nel conciliare lavoro e maternità, per questo sono molte quelle che pensano di non avere figli  o che pensano di poterne avere uno soltanto, ma anche la mancanza di lavoro incide pesantemente sulla denatalità, così come la diminuzione del potere di acquisto. In questi primi mesi il fatturato delle imprese italiane è già calato del 30% e la situazione si aggraverà ancora è pertanto molto importante sostenere le famiglie, ottimizzando le risorse disponibili.

Il moderatore dell’incontro ha rilevato a questo punto che l’azione del governo interviene principalmente sulla povertà, ma per aggredire la denatalità è necessario incentivare le famiglie del ceto medio, che oggi puntano al figlio unico.

Ultimo ad intervenire è stato lo psicanalista Massimo Recalcati, che, da genitore di adolescenti, ha confessato che tutti ci siamo barcamenati alla meglio in questa crisi: nessuno ha ricette miracolose e i migliori genitori sono quelli che sono consapevoli del fatto che il mestiere del genitore è impossibile, non si può non sbagliare. Ha proseguito dicendo che la famiglia è una necessità della vita, il luogo in cui la vita viene accolta e custodita: il bimbo nascendo grida il suo “Eccomi!” e il genitore risponde con l’accoglienza, che rende quella vita unica e insostituibile. Il trauma collettivo  della pandemia ha ribaltato la nostra posizione di potenza a quella di impotenza . Abbiamo sperimentato la privazione della libertà come atto di solidarietà reciproca e abbiamo constatato sulla nostra pelle che non esiste libertà senza vincolo, senza solidarietà: nessuno può salvarsi da solo.

La condizione collettiva di angoscia causata dalla paura del contagio, ci ha cambiato anche il modo di vedere le persone: non ci sono più amici da una parte e nemici dall’altra, ma solo dei possibili portatori di virus. L’angoscia ora  può diventare depressione se si considerano gli effetti devastanti della pandemia e se solitamente il depresso è chi guarda agli insuccessi del passato, ora il depresso è colui che guarda al futuro chiedendosi: ritroveremo ancora il mondo che abbiamo conosciuto? avremo ancora un avvenire? Il genitore ha da sempre aperto le porte di casa perchè il figlio vada verso il suo futuro, ma se non c’è futuro? In questo momento i genitori devono superare la loro angoscia e testimoniare la loro speranza nel futuro; diventare genitori vuol dire accettare che il futuro non si concluda con la propria vita, ma vada oltre, nei figli, che devono poter vedere genitori che sanno ancora progettare l’avvenire, “piantare la vigna” per il futuro. E’ il personaggio biblico di Noè il modello per i genitori di oggi: egli di fronte alla catastrofe imminente costruisce un’arca, progetta la salvezza sua e della sua famiglia. Non servono sermoni, ma testimonianze di forza interiore.

Cosa dire infine ai figli riguardo a ciò che sta accadendo? Anche qui non ci sono ricette, ma tutti sappiamo che non serve nascondere la verità; i nostri figli devono sapere che anche noi abbiamo paura, ma che sapremo affrontarla. Si deve lasciar vedere anche la nostra vulnerabilità e saremo più veri e più credibili.

 

La conferenza è durata un’ora e mezza, ma gli interventi sono stati tutti molto avvincenti e il tempo è volato.

 

Ciao!

Vent’anni fa moriva mia madre, una vita spesa nel lavoro, nella cura della famiglia e della vita che inizia e di quella che arriva al suo traguardo. Si può certamente dire che ha fatto sempre del suo meglio, senza risparmiarsi, nelle condizioni difficili in cui ha vissuto e per me è sempre stata un esempio di dedizione e di abnegazione.  La foto la ritrae insieme a mio padre nel giorno del loro matrimonio. Ciao, Mamma! Continua a ricordarti di noi tutti come hai sempre fatto.

mammae papà matrimonio

Bambini al tempo del covid.

Sì, i bambini al tempo di covid. In questo articolo viene evidenziata la sofferenza di tanti bambini strappati violentemente alle loro abitudini, ai loro compagni, alle loro maestre e costretti a vivere in un ambiente domestico segnato dai rapporti violenti degli adulti e con gli adulti.

Ma anche nelle situazioni più ideali i bambini ricorderanno questi giorni come momenti difficili.

Se in un primo tempo hanno forse vissuto la novità del lockdown come una vacanza insperata, se le prime lezioni on line sono state accettate come una divertente novità, con l’andare del tempo hanno sentito tutto il peso dell’isolamento, la fatica dell’uso della tecnologia non sempre efficiente, la mancanza di giochi all’aperto con gli amici.

Ho visto tutto questo anche nei miei nipoti (cinque): la maggiore si sente defraudata per non poter festeggiare, come aveva progettato, il suo diciottesimo compleanno e non vede l’ora che da lunedì prossimo sia possibile rincontrare gli amici. Davide e Samuele (13 e 12 anni) sentono la fatica delle lezioni on line, di computer non al massimo dell’efficienza, di dover limitare i propri rapporti alla cerchia di famiglia, di non avere a disposizione spazi verdi , e sono spesso irrequieti e insoddisfatti. I due più fortunati sono Giovanni e Gioele (6 e 3 anni) che hanno papà e mamma che possono lavorare da casa in orari flessibili, i nonni materni  a un tiro di cerbottana, un grande spazio verde dove andare in bicicletta, giocare a fare i giardinieri, correre liberamente. Tuttavia ogni tanto manifestano il desiderio di incontrare i compagni di scuola materna e le maestre.

Chissà che idea si è fatto Gioele del coronavirus, forse gli attribuisce le bambini e coronavirussembianze e le caratteristiche dell’immancabile “cattivo” presente nei cartoni animati, perchè tutto serio serio ha detto alla mamma:- Io sono coraggioso del coronavirus !-