A proposito di Samuele.

13 anni fa…mese di agosto. Stavamo aspettando la nascita di Samuele, che sembrava non avere nessuna fretta di lasciare il suo comodo nido. Mia figlia ed io in un pomeriggio festivo stavamo passeggiando per il centro di Londra e siamo entrate in una  chiesa.

Samuele chiamato da DioUn pastore stava leggendo un brano della Bibbia. Io non capivo  nulla se non il nome di Samuel ripetuto varie volte. Mi resi conto che stava leggendo il brano della chiamata di Samuele! Pensai che fosse una coincidenza beneaugurante: noi aspettavamo Samuele  e lì in quella chiesa il Signore chiamava ancora una volta Samuele, il fanciullo, servo fedele, che rispondeva prontamente alla chiamata. Anche il nostro Samuele si sarebbe fatto onore….

Pensai che tutto sarebbe andato bene e le mie preoccupazioni, che in quel momento erano tante, trovarono consolazione.

Anche oggi in chiesa si è letto quel brano e mi sono ricordata delle trepidazioni di quei giorni.

Saper tollerare.

Siamo in soggiorno. Giovanni (6 anni) e Gioele (4 anni) mi fanno vedere i loro disegni e i loro giocattoli, poi si mettono a giocare insieme e come spesso accade finiscono tutti e due sul pavimento, uno sull’altro a fare la lotta..  Gioele a un certo punto calca un po’ la mano e quello che doveva essere un colpo finto diventa invece una sonora sberla.

Il papà, lì vicino, richiama Gioele, ma Giovanni prontamente interviene dicendo: – Si sa che coi fratellini più piccoli bisogna saper togiocare alla lottallerare certe cose!-

Sono rimasta veramente sorpresa non tanto per la saggezza di questa risposta (saggezza di cui Giovanni ha già dato numerose prove), quanto per l’uso del termine “tollerare”…..il mio saggio nipotino  deve aver ben compreso il significato di questa parola, che molti adulti ignorano.