Davide, il cugino grande….

Sono insieme quattro dei miei cinque nipoti: Davide  ed Elisa, i più grandi, si danno da fare per intrattenere i più piccoli, Gioele e Giovanni. Tutto procede a meraviglia ed è un piacere vedere come sanno stare insieme anche se si vedono così raramente.

Poi si va a tavola: siamo in otto e per fortuna il tavolo è lungo e c’è posto per tutti. Davide ha sete e afferra con una mano sola, dal fondo, la bottiglia della bibita senza caffeina per riempire il suo bicchiere “usa e getta”.  Lo zampillo della bibita fa cadere il bicchiere e la bevanda si sparge sulla tovaglia.

La mamma di Davide, prontamente lo riprende: -Potevi ben usare due mani!!-

E lui, con grande sincerità e onestà:- Volevo fare il figo!!!-

Lui è il cugino grande e voleva stupire i cuginetti piccoli…..ma non è andata proprio come l’aveva pensata….

Un silenzio che fa male.

Cosa dire dopo la lettura di questo articolo su Avvenire? Si può solo condividere le riflessioni dell’articolista: grande compassione e solidarietà incondizionata per il venditore di rose; grande pena per gli autori di un gesto vile e senza senso; consolazione al pensiero che il malcapitato ha trovato comunque soccorso e aiuto.

movida navigli luglio 2016 - forzamaria instagram-2Ma l’amarezza maggiore, che condivido, è per il silenzio che è seguito a questo gesto, come se non fosse degno di attenzione il fatto che si può arrivare, a 25 anni, a riempire il proprio vuoto interiore con un atto di vigliaccheria gratuita, approfittando dello stato di fragilità e debolezza di chi non è in condizione di far valere i propri diritti o anche il solo diritto di esistere.

Certo due deficienti non possono farci pensare male di un’intera generazione di giovani, ma già due sono troppi e chi ha la sfortuna di conoscerli farà bene a tenerli lontano e, se ha prove, a denunciarli.

Poesia: Ho bisogno di silenzio (A. Merini)

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorietate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.


Pubblicità Vs. realtà.

Da qualche giorno sui canali Mediaset, va in onda, insistentemente, uno spot che ringrazia i telespettatori che in periodo di lockdown hanno fatto impennare gli ascolti in modo gratificante per l’azienda Mediaset. Stranamente  (ma non troppo) qualche giorno fa, durante una videoconferenza, l’amministratrice di un sito, appartenente a un’associazione di centri culturali, vantava gli stessi sorprendenti risultati anche per il suo sito durante la pandemia e io stessa su questo blog ho registrato un numero di visite da record …..

lockdown e tvRiflessione: durante la pandemia, la gente chiusa in casa non sapeva come passarsi il tempo e si è data alla navigazione su internet, pertanto l’accresciuto numero di contatti è un fenomeno generale, che non è attribuibile alla qualità dei contenuti, come vorrebbero far credere quelli di Mediaset, ma alla lotta disperata della gente contro la noia.

Nello stesso spot si declamano i meriti di Mediaset e tra questi anche il fatto che paga le tasse in Italia, ma questo non è forse del tutto vero, visto che da un anno la sede legale di Mediaset è ad Amsterdam.

Come fare per ristabilire la verità? La potenza comunicativa delle TV di Berlusconi è difficilmente contrastabile…

Poesia: Caracola (conchiglia) di F.G. Lorca

conchigliaMi hanno portato una conchiglia. Dentro canta
un mare di carta.
Il mio cuore
si riempie d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
Mi hanno portato una conchiglia

Gli oggetti hanno il potere di riportare alla mente ambienti, atmosfere, sensazioni che abbiamo vissuto. Per questo sono nati i souvenir: da ogni posto che visitiamo, cerchiamo di portare via qualche cosa che ci ricordi i giorni che vi abbiamo trascorso, le persone che abbiamo incontrato, i profumi, i sapori che abbiamo conosciuto. Anche io come il poeta guardando le conchiglie che mi sono portata dalla Thailandia, rivivo  i templi scintillanti,  i sorrisi della gente, l’accoglienza gentile e generosa, le spiagge sterminate e le tiepide acque dell’oceano…

Accadde a luglio…

Oggi si ricorda lo sterminio di Srebrenica, avvenuto 25 anni fa durante la guerra nell’ex-Jugoslavia, in una zona posta sotto la protezione dell’ONU.

Fosse comuni ora custodiscono i resti umani di oltre 8.000 persone inermi uccise dai Serbi. Questa strage terribile, avvenuta alle porte dell’Europa in tempi recenti, è ormai conosciuta da tutti e pesa sulle coscienze dell’Europa intera che non ha saputo prevenire un ritorno a barbarie che pareva dovessero non accadere più.

Ma questo mese di luglio ci farà ricordare  un altro avvenimento accaduto cento anni fa a Trieste, che ha scoperto le carte del nascente fascismo e che forse molti non conoscono (anche io non ne avevo mai sentito parlare)

Il 13 luglio 1920  a Trieste

l'incendio del Narodni dom (casa del popolo)
l’incendio del Narodni dom (casa del popolo)

Il 13 luglio 1920 la storia e la vita del Narodni dom vengono interrotte da un incendio doloso. Dopo un comizio in piazza Unità d’Italia, estremisti fascisti e nazionalisti attaccano una ventina di attività gestite da slavi (caffè, negozi, banche e ditte), il consolato jugoslavo e, soprattutto, il Narodni dom. L’incendio, domato solamente il giorno successivo, riduce in cenere gli ambienti modernamente arredati, i libri, gli strumenti musicali, gli archivi, e con essi gran parte del patrimonio culturale degli sloveni di Trieste.

Forse chi ha nostalgia dei tempi in cui i treni arrivavano in orario, dovrebbe studiare bene la storia e tutti noi comunque dovremmo tenere sempre presente che la civiltà nasce dalla capacità di convivere pacificamente rispettando le differenze che ci caratterizzano; dalla volontà di distinguere, di dividere, di alzare muri nascono sempre solo barbarie e atrocità infinite..

 

A un passo dall’abisso…

Dal mese di maggio u.s., è iniziato l’anno dedicato alla rilettura e alla riflessione sulla “Laudato si'”, la prima enciclica della Chiesa Cattolica dedicata all’ecologia.

Certamente l’occasione della pandemia ha indotto Papa Francesco a invitare tutti a ripensare il nostro rapporto con la Madre Terra e con tutto il creato, se vogliamo salvaguardare la possibilità di vivere su questo pianeta anche a chi ci seguirà nel prossimo futuro.

Certamente il Papa si è avvalso della consulenza di scienziati che hanno approfondito il problema e che hanno ben presente quanto sia urgente cambiare i nostri comportamenti, i nostri stili di vita, le nostre priorità in campo economico e sociale.

Ora più che mai è evidente che una piccola parte dell’umanità non può  pretendere di vivere satolla e felice se la stragrande maggioranza della popolazione mondiale soffre per povertà, mancanza di cibo e di acqua, malattie altrove debellate da tempo…. Ora più che mai è evidente che non si può continuare a consentire a pochi “potentissimi” di concentrare nelle proprie mani ricchezze enormi, di  saccheggiare le risorse della Terra  senza tener conto delle conseguenze della loro avidità.

Se dopo lo “tsunami” COVID-19 pensassimo  a ritornare a fare ciò che si è fatto fino ad ora, senza cogliere l’opportunità  che ci viene offerta per fermarci sull’orlo dell’abisso, saremmo responsabili dei disastri ambientali già ampiamente prevedibili e parzialmente già in atto e meriteremmo l’estinzione che inevitabilmente ne seguirebbe.

Meglio l’ Europa….

Questo articolo, pubblicato il 5 luglio scorso, mi era sfuggito, ma ora lo segnalo perché mi ha fatto riflettere e mi ha ispirato pensieri positivi.

È Romano Prodi che parla di come è stata affrontata la pandemia in diverse parti del mondo: in Cina e in altri paesi orientali, con l’obiettivo prevalente di preservare il bene collettivo, non si è esitato a limitare drasticamente le libertà individuali; in USA invece, per difendere queste ultime, si è trascurato l’interesse della collettività. Solo in Europa, dice Prodi, si è cercato di trovare il giusto equilibrio tra libertà individuali  e bene comune e di questo, dice Prodi, dobbiamo sentirci orgogliosi. Parlando poi a Bologna, ieri, il Professore, ha aggiunto che l’Italia deve sentirsi particolarmente fiera del modo in cui ha affrontato la pandemia, adottando provvedimenti che prima tutti avevano considerato esagerati (ricordate le prese in giro di francesi, inglesi e tedeschi? ), ma che  poi tutti hanno a loro volta adottato. Ed è stato con quei provvedimenti che l’Italia, ha detto Prodi a Bologna, ha salvato l’Europa, consentendo l’arginamento della pandemia.

Leggendo l’articolo linkato sopra, mi è venuto in mente quanto ci aveva detto don Ivano Colombo in una delle sue dotte lezioni all’UTE: in Oriente la cultura dominante è sempre stata quella di considerare l’individuo  come suddito, in Europa, grazie alla cultura greca prima, e cristiana poi, si è  messo al centro l’uomo considerato come cittadino, soggetto di diritti inalienabili