Il “piccolo padre” ha ragione.

Putin, l’ultimo zar di Russia, il “piccolo padre” del 21° secolo, non mi è simpatico ma in questo caso  come non dargli ragione?

I paradisi fiscali europei sono come sanguisughe che vampirizzano la Russia, ma anche gli altri stati dell’UE…. anche l’Italia vede sottrarsi un’infinità di capitali che vanno verso Olanda, Lussemburgo e gli altri.

Putin vuol mettere fine a questo salasso e anche  l’Europa dovrebbe prendere iniziative adeguate perchè finisca questa concorrenza sleale tra stati fratelli-

Non chiamiamoli sciacalli.

Da Wikipedia:

sciacallo (1)“Gli sciacalli occupano una nicchia ecologica simile a quella dei coyote americani, in quanto sono predatori di piccoli animali e, soprattutto, mangiatori di carogne. Sono animali notturni, attivi prevalentemente all’alba e al tramonto.”

Gli sciacalli hanno dunque  una funzione molto positiva nell’ambiente in cui vivono: si nutrono di carogne, quindi sfruttano fonti di energia che altri non potrebbero utilizzare  senza pesare sull’equilibrio del loro habitat e lo mantengono pulito: sono dei preziosi spazzini.

Allora non chiamiamo sciacalli quei figuri che approfittando delle leggi eccezionali in tempo di pandemia hanno usufruito di aiuti di cui non avevano diritto, come parassiti ignobili. Ora si è saputo che cinque deputati e molti politici e amministratori regionali e locali hanno richiesto il sussidio, ma da qualche giorno era anche giunta la notizia di imprenditori che avevano chiesto la CIG per i loro dipendenti pur continuando a farli lavorare in nero.  Quale è il danno alla collettività? In momenti come questo se non ci sentiamo tutti  investiti della responsabilità di contribuire alla rinascita del nostro paese, non c’è speranza per nessuno.

Non chiamiamoli sciacalli…. i veri sciacalli se ne sentirebbero offesi nella loro dignità.

P.S: Certamente hanno ragione a protestare gli amministratori locali dei piccoli centri abitati per essere stati equiparati ai deputati e ai consiglieri regionali: i loro introiti si ,imitano a poche centinaia di euro al mese  e, se fanno parte delle partite IVA, hanno con diritto usufruito dei 600 euro offerti dal governo.

 

Alitalia: gioie e dolori…

Da quanti anni ALITALIA  viene tenuta in piedi nonostante il suo stato cronico di agonia lenta e inesorabile? Quanti miliardi dei contribuenti ci è costata e continua a costarci? Non so rispondere…

C’è comunque da dire che è una delle pochissime compagnie che offra il servizio di assistenza ai minori non accompagnati e questo le fa onore.

Appurata questa possibilità ci siamo rivolti a un’agenzia di viaggi per prenotare un volo assistito per mio nipote.  Ci son voluti due giorni perché il centralino di Alitalia  rispondeva solo dopo lunghissime attese, ma alla fine eravamo riuscite nell’intento. Tutto sembrava a posto: biglietto, prenotazione dell’accompagnamento da parte  di un operatore Alitalia, dati di chi consegnava il bambino all’aeroporto e di chi sarebbe andato a prenderlo all’arrivo…..

Ma al momento del check-in scoppia lo psicodramma: al computer non risultava nessuna prenotazione!!! Inutile descrivere lo sconcerto di mia figlia, che subito mi ha telefonato angosciata, ma doveva essersi trattato di un errore dell’impiegata al check-in e dopo poco la prenotazione è comparsa sullo schermo; ma nessuno aveva provveduto a segnalare la richiesta di assistenza che pure era stata pagata, inoltre non erano stati trasmessi i dati di chi avrebbe ricevuto il ragazzo all’aeroporto, cioè i miei dati e quindi  si è dovuto provvedere a colmare questa lacuna…. Il tutto è costato mezz’ora di grande stress a tutti noi, anche all’impiegata dell’agenzia di viaggi che aveva seguito le pratiche della prenotazione e che io avevo nel frattempo contattato.

In conclusione direi che, è vero, ALITALIA continua a offrire servizi di pubblica utilità che pochi ormai si accollano, ma non sarebbe male se si impegnasse un po’ di più a dare anche un’immagine di maggiore efficienza organizzativa.

P.S.:all’aeroporto di Linate c’era pochissima gente e così pure a Heathrow, da quel che mi ha detto Samu: l’effetto covid si fa sentire pesantemente.

 

La bimba di Hiroshima

Stavo guardando su LA7  il documentario “HIROSHIMA”, in cui alcuni superstiti raccontavano l’orrore dell’inferno scatenatosi quel 6 agosto di 75 anni fa con il lancio della bomba atomica sulla loro città.

Il documentario non è ancora finito, ma io non ho potuto più continuare a guardarlo: ho dovuto cambiare canale. I testimoni parlavano e piangevano al ricordo di quei momenti e io mi sentivo chiudere la gola dall’angoscia….. decine di migliaia di persone letteralmente disintegrate in una frazione infinitesimale di secondo, una città ridotta a polvere, i superstiti lacerati nelle carni, ustionati, attoniti alla ricerca di un po’ d’acqua ….bere le gocce di pioggia nera intrisa della polveBomba di Hiroshimare originata da tutto quanto era evaporato alla temperatura di 4mila gradi….. In quel fungo c’era tutto quel che restava di un’intera città e dei suoi abitanti…

HO cercato sulla rete qualche autore che abbia parlato di quella tragedia e ho trovato questa poesia di NAZIM HIQMET: “La bimba di Hiroshima”


“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.

Ne avevo sette, allora: anche adesso

ne ho sette perché i bambini morti non
diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.

Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.

Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”

Si deve accogliere l’appello del poeta: tutti dovremmo firmare  perchè non ci sia mai più un’altra Hiroshima, anzi dovremmo tutti chiedere che le spese militari di ogni stato del mondo siano azzerate e che con quei soldi  si pensi a dare una vita dignitosa ai tanti poveri di questo mondo.

 

Neonati come merce.

Solo casualmente mi sono imbattuta in una notizia che risale a tre mesi fa e che tuttavia mi ha lasciato senza parole: 46 neonati “depositati” (proprio come si fa con la merce) in una clinica Ucraina perché lì li hanno lasciati le madri in affitto che li hanno partoriti, visto che i genitori “committenti” non potevano ritirarli a causa del lockdown che ha bloccato i voli.

Mi fa orrore pensare che questi bambini siano trattati esattamente come una merce qualunque, mi fa orrore che delle donne siano costrette per necessità ad affittare il proprio utero e a sfornare figli  così come fanno gli animali da allevamento; ma soprattutto mi fanno orrore quelle persone che comprano i figli così come si compra una macchina nuova.

Mi fanno invece tantissima pena quei bambini  stoccati in un deposito in attesa della consegna. Come ho detto, la notizia è di tre mesi fa e spero che nel frattempo i 46 neonati abbiano trovato delle braccia calorose che facciano loro dimenticare il gelo e la solitudine in cui hanno vissuto i primi giorni della loro vita.

Rimane però un grandissimo interrogativo: è sempre lecito fare ciò che la tecnica rende possibile? E’ lecito commissionare dei figli alla stregua di un elettrodomestico di nuova generazione? A me pare di no.

Autotrapianto.

Sono andata  dal dentista: mi  doveva controllare il dente che mi ha trapiantato un mese fa circa e  ha constatato l’ottimo andamento dell’intervento effettuato.

Un molare  ormai irrecuperabile è stato sostituito con  un mio dente del giudizio che altrimenti sarebbe rimasto da solo e inutile in fondo all’arcata dentale.

Quando la cosa mi era stata prospettata, mi era sembrata  molto strana, ma  ora il mio dente autotrapiantato è felicemente fermo e stabile al suo posto e spero che mi farà compagnia per molto tempo ancora.

 

 

SENSAZIONE – Arthur Rimbaud

  Nelle azzurre sere d’seraestate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera:
trasognato sentirò la sua frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
e me ne andrò lontano, lontano come uno zingaro,
nella Natura, – lieto come con una donna.

Arthur Rimbaud

Qui Rimbaud esprime la “sensazione” che si prova a essere immersi nella natura, fino a diventarne parte, fino all’annullamento delle proprie angosce per lasciare posto all’amore universale. La sorpresa della frase finale  dice molto sulle sofferenze di uno che viveva in modo tormentato la sua identità.

 

Quarant’anni di domande senza risposta…

Sono passati quarant’anni, ma credo che ognuno  che ha vissuto quei momenti, sia in grado di ricordare esattamente cosa stava facendo e dove si trovava nel momento in cui arrivò la notizia del terribile attentato alla stazione di Bologna.

Io ero in Emilia, dai miei. Stavamo per metterci a tavola, quando la radio cominciò  a raccontare ….. morti ovunque, feriti portati via con gli autobus, sangue e distruzione…

Rimanemmo tutti muti, increduli, poi qualcuno di noi telefonò a Bologna: mio fratello Vincenzo era stato inviato sul posto per la ripresa televisiva dei soccorsi ….

Ci si chiedeva perchè stesse accadendo tutto questo, chi poteva aver pensato un simile attentato contro gente inerme in partenza per le ferie… tutto pareva così insensato, assurdo, atroce.

Dopo 40 anni  siamo ancora qui a porci le stesse domande e l’ultima ipotesi  che mi è capitato di leggere in questi giorni  è quella più sconvolgente: l’attentato sarebbe stato compiuto per far distogliere l’attenzione dal caso Ustica!!!  Una strage di innocenti per coprirne un’altra…. Quanto diabolico cinismo bisogna avere in corpo per pensare una cosa del genere?

Non ci sarà mai giustizia per le vittime di quei giorni terribili: è passato troppo tempo e i responsabili forse verranno condannati solo dall’unico Giudice davanti al quale non valgono i depistaggi.