Ute : Posture ed equilibrio (dr. LISSONI)

Continuano le videoconferenze UTE sperimentali e oggi pomeriggio il dr. Lissoni ci ha intrattenuto piacevolmente, come suo solito, su un tema di grande interesse per ognuno di noi.

Cosa si intende per postura? non sono riuscita a trascrivere con precisione quanto detto dal docente quindi mi affido a internet:

è  la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in deambulazione che in stazionamento; ad essa vengono a concorrere vari fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali).

Le posture sono diverse da individuo a individuo e anche per la stessa persona in tempi diversi.

L’equilibrio si ha quando le forze che agiscono sul nostro corpo si annullano a vicenda. Esso (equilibrio) è controllato, con il minimo dispendio energetico possibile,  dal sistema nervoso: il nostro cervello sa sempre cosa stiamo facendo e quale sia la nostra postura, ma entrano in gioco anche il sistema osseo e il sistema muscolare. Questi ultimi svolgono una parte molto importante sia nell’assumere le varie posture sia per determinare l’equilibrio.

Le nostre posture sono determinate dall’ambiente in cui ci troviamo e dalle situazioni che stiamo vivendo. Nel tempo si formano posture abitudinarie che, se non corrette, possono portare a disturbi o patologie (ad es. dolori al collo, alle spalle….)

Con l’avanzare dell’età, sono frequenti i disturbi dell’equilibrio dovuti a indebolimento dei muscoli e a volte anche all’ assunzione di farmaci per altre patologie.

L’ OSTEOPOROSI  è una malattia  dello scheletro, che rende le ossa più fragili e aumenta il rischio di frattura soprattutto nelle zone del polso, dell’anca e del femore.
All’origine dell’osteoporosi (e della maggiore fragilità delle ossa) c’è la riduzione della massa minerale ossea.

E’ una malattia che colpisce prevalentemente le donne e nelle fasi iniziali non provoca dolore. Un campanello di allarme può essere costituito da un abbassamento significativo della statura e da una modificazione dell’aspetto. Con l’avanzare della malattia vengono modificati anche postura ed equilibrio, fino a compromettere l’autonomia di movimento.

Per la salute delle ossa è importante adottare una dieta equilibrata in cui sia presente il calcio, ma è importante, più che l’assunzione di farmaci a base di vitamina D , esporsi alla luce del sole, che stimola nel nostro corpo la produzione di questa vitamina. Non si deve trascurare l’esercizio fisico che protegge ossa e muscoli e si deve aver cura di predisporre l’ambiente in cui viviamo in modo da allontanare il più possibile pericoli di cadute: eliminare i tappeti, tenere accese luci notturne, evitare di abbandonare oggetti fuori posto sul pavimento, non camminare mai indossando solo le calze, sistemare ovunque sia necessario maniglie di sicurezza.

E’ buona cosa tenere le mani dietro la schiena camminando, ciò favorisce l’assunzione di una corretta postura.

Per aiutare l’equilibrio viene spesso usato il bastone, che va tenuto dalla parte opposta a quella che presenta il problema e deve essere della lunghezza giusta, deve cioè consentire al gomito una flessione di 30/40 gradi.

Ultimo consiglio del dr. Lissoni: non camminare mai  e soprattutto non salire mai le scale con le mani in tasca: in caso di caduta non potremmo attenuarne i danni protendendo le mani.

Il nostro docente ha concluso dicendo che il problema dell’osteoporosi, pur essendo così diffuso e con conseguenze drammatiche, non è tenuto nella dovuta considerazione nemmeno dai medici….. Il che mi ha fatto pensare: non sarà perchè a soffrirne sono in prevalenza le donne e i medici sono prevalentemente uomini?  Mah!!!

 

La Bibbia, … questa sconosciuta.

Oggi la Chiesa Cattolica constata con rammarico come, anche tra i fedeli praticanti, sia poco diffusa la consuetudine di leggere le Sacre Scritture, ma non potrebbe essere altrimenti, visto che per secoli tale pratica è stata scoraggiata e  vista con sospetto. Se ne portavano a conoscenza del popolo solo certi brani accuratamente selezionati dalle gerarchie ecclesiastiche, spesso tramite le rappresentazioni artistiche (affreschi, quadri, …) che adornavano i muri delle chiese o, nel migliore dei casi, tramite riassuntini allegati ai testi catechistici. Credo di aver acquistato solo nei primi anni sessanta la prima edizione economica della Bibbia edita dalla San Paolo. Riporto qui   alcune righe lette al riguardo sulla Treccani….

Nonostante alcuni importanti pronunciamenti, l’avvio di promozione biblica e di alcune edizioni cattoliche di rilievo, all’inizio della seconda metà del Novecento, la popolazione era impreparata ad affrontare l’argomento religioso in maniera critica e la Bibbia rimane un libro poco noto, quasi assente dalle case degli italiani: chi la legge è ancora guardato con sospetto. La Bibbia, in minima parte, si poteva conoscere a messa, ma, dal concilio di Trento fino alle disposizioni del concilio Vaticano II, per quattro secoli, ne veniva letta solo una minima parte, in un ciclo annuale, in latino.  (Da Enc. Treccani)

Papa Giovanni Paolo II ha chiesto più volte perdono per il tempo in cui si credeva di diffondere il Vangelo e di salvare le anime con le armi e i roghi, ma ora la Chiesa dovrebbe chiedere perdono anche perché, mentre in ogni casa degli Ebrei si leggeva costantemente la Bibbia, mentre i protestanti ne diffondevano capillarmente la lettura  tra il popolo, favorendo l’alfabetizzazione, la Chiesa Cattolica tollerava una religiosità legata spesso alla superstizione e a forme di culto paganeggianti  vicine all’idolatria.

Fortunatamente molte cose sono cambiate, ma ci vorrà molto tempo   prima di poter recuperare secoli di ritardo.

 

 

Pierantonio Costa: uomo giusto.

Fra pochi giorni celebreremo, come ogni anno la “Giornata della Memoria” per ricordare a tutti noi quali orrori siano possibili quando si mette a tacere la voce della coscienza e si fa finta di non sapere ciò che di disumano sta accadendo intorno a noi.

Stamattina alla radio, Alessandro Milan ha trasmesso la registrazione di un’intervista rilasciata in passato da Pierantonio Costa, morto solo qualche giorno fa senza che gli siano stati resi gli onori che meritava.

Costa era console in Rwanda quando in tre mesi un milione di persone fu massacrato a colpi di macete. Lui non guardò dall’altra parte, ma ascoltò la sua coscienza e usò il suo patrimonio personale (tre milioni di dollari) per salvare la vita a duemila persone che cercavano di fuggire da quell’inferno.

Con voce calma e senza nessuna retorica Costa, nell’intervista citata, raccontava la sua vicenda, sottolineando come l’uomo sia l’unico essere sulla terra che uccida per il piacere di uccidere e alla fine puntava il dito contro gli stati occidentali: non devono trattare con governi criminali facendo finta di non sapere quanto sangue abbiano versato. Sono parole che puntano senza ipocrisia il dito contro chi è corresponsabile ancora oggi dei  focolai di guerra che devastano  tanti paesi.

Sapremo preservare il ricordo dell’esempio dato da Pierantonio Costa, uomo GIUSTO?

Nel giorno della Memoria, dovremmo ricordare tutti i GIUSTI come il console Costa insieme a tutti  gli Olocausti perpetrati ogni volta che l’uomo dimentica di essere UOMO e lascia libero sfogo alla bestia che si annida nel profondo della sua anima.

UTE: La poesia di Ungaretti. (prof. E. Galli)

Il professor Galli ha tenuto oggi pomeriggio una lezione molto intensa sulla poesia di Ungaretti.

La conferenza è iniziata con alcuni  essenziali cenni biografici, per ripercorrere le vicende che più di tutte hanno segnato profondamente la vita del poeta e la sua produzione poetica, poi è seguita subito una rapida analisi delle composizioni più significative.

Quelle che oggi vengono più lette e apprezzate, appartengono al periodo in cui Ungaretti scriveva le sue poesie tra un assalto e l’altro nell’orrore delle trincee, teatro della Prima Guerra Mondiale. Fu un ufficiale, il critico letterario Ettore Serra, a comprendere la forza e il valore di quegli scritti e li fece pubblicare.

Appartengono a questa prima raccolta, intitolata “Allegria”. poesie famose come “Veglia”, San Martino del “Carso”, “Soldati”, “Fratelli”, “Commiato” “Mattina”, Pellegrinaggio”.  In queste composizioni  è riscontrabile la grande innovazione portata da Ungaretti nel linguaggio poetico: egli usa non parole auliche o altisonanti, ma solo parole povere, comuni, semplici; non usa punteggiatura, non c’è metrica tradizionale, non ci sono rime. Ma le parole essenziali sono frutto di lunga ricerca interiore e di meditazione e anche gli spazi bianchi assumono un significato; i versi sono brevi, scarni, ma esprimono sentimenti profondi ed emozioni intense.  Qui il poeta svolge fino in fondo la sua “missione”, che è quella di esprimere con la forza della sua sensibilità particolare ciò che la gente “comune” sente nel cuore, ma non riesce ad esprimere pienamente.

A contrasto con questa prima produzione giovanile, il nostro docente ci ha poi proposto la lettura della poesia “L’isola”, che appartiene al periodo tra le due guerre e che si configura come esempio tipico di poesia ermetica. Qui il linguaggio è più ricercato, la sintassi più complessa, l’interpretazione spesso ambigua.

Un momento particolarmente toccante della lezione è giunto al momento della lettura della poesia “La madre”, quando alla suggestiva immagine, evocata dal poeta, di sua madre inginocchiata davanti a Dio per implorare il perdono del figlio, il prof Galli ha ricordato con commozione le parole di sua madre prima di morire: -Ti aspetto in Paradiso!-

Interessante anche le considerazioni finali del professore: le poesie che amiamo di più non sono necessariamente quelle da tutti considerate le più belle, ma sono quelle che ci toccano il cuore, quelle che esprimono emozioni che abbiamo sperimentato direttamente. Ed è bellissimo per un insegnante riuscire a far “sentire” queste emozioni ai propri alunni: sono momenti che ripagano delle fatiche e delle frustrazioni dell’insegnamento.

Grazie professor Galli!

Riporto qui una poesia riascoltata oggi:

LA VEGLIA.

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

E’ proprio quando sentiamo tutta la fragilità del nostro essere umani, quando la morte ci sfiora o incombe su di noi che ritroviamo ciò che più conta, l’amore, e che apprezziamo fino in fondo il dono prezioso della vita.

Rileggendo le ultime righe non ho potuto fare a meno di riandare con la mente a quella bellissima romanza “E lucean le stelle” che Cavaradossi canta prima di essere giustiziato (nell’opera lirica “Tosca”).

 

Crisi e commenti stranieri.

Leggevo ieri sera i commenti dei giornali stranieri  sulla situazione italiana dopo la crisi di governo: tutti esprimevano stupore per questa sua ennesima mossa azzardata e imprevista. Nessuno vi ha colto quel grande amore per il bene del paese professato da Renzi e dai renziani, anzi, tutti la attribuivano alla volontà di protagonismo nonostante la irrilevanza del suo partito in tutti i sondaggi.

Giustamente qualcuno ha fatto rilevare che attualmente il ritiro dell’appoggio al governo è in grado di bloccarne l’attività solo perchè in parlamento ci sono ancora tutti gli amici che lui ha fatto eleggere quando era segretario del PD, ma, se si arrivasse alle elezioni, la rappresentanza di Italia Viva si ridurrebbe al lumicino o non sarebbe presente affatto.

Un commento tra quelli letti mi è rimasto impresso: Renzi è come quello che si suicida per paura di morire.

 

Una proposta esplorativa.

Nel tentativo di resistere allo tsunami COVID che ha travolto le attività dell’Università della Terza Età di Erba A.P.S.,  si propone ai soci una serie di incontri on line (gratuiti) sulla piattaforma ZOOM da tenersi entro la fine di questo mese.

I temi sono diversi, così come diversi sono i giorni e gli orari proposti: dal tipo di riscontro che si otterrà, dipenderà la programmazione per i mesi futuri. Ecco qui il calendario delle lezioni, reso possibile grazie alla disponibilità di alcuni  docenti.

Speriamo che molti vogliano collegarsi e riprendere così i  nostri incontri, che certo non saranno così piacevoli come quando ci si incontrava in Sala Isacchi, ma questa è la sola modalità che la situazione attuale ci consenta.

Appuntamento alla prima lezione di Venerdì 15 gennaio col professor Galli e il poeta Ungaretti.

Poesia: Di lassù (Pascoli) e altro…

allodolaLa lodola perduta nell’aurora
si spazia, e di lassù canta alla villa,
che un fil di fumo qua e là vapora;

di lassù largamente bruni farsi
i solchi mira quella sua pupilla
lontana, e i bianchi bovi a coppie sparsi.

Qualche zolla nel campo umido e nero
luccica al sole, netta come specchio:
fa il villano mannelle in suo pensiero,
e il canto del cuculo ha nell’orecchio.

Non conoscevo questa poesia del Pascoli ispirata dal volo e dal canto dell’allodola, che ha l’abitudine di cominciare a cantare alle prime luci dell’aurora e pare contemplare dall’alto il mondo che si risveglia. Intanto il contadino che sta arando il suo campo sogna già i raccolti che potrà fare nella bella stagione. Questa poesia del Pascoli mi ha fatto ricordare un altro momento bellissimo in cui si parla del canto dell’allodola.

Giulietta e Romeo (nell’opera omonima di Shakespeare) hanno appena romeo e giuliettatrascorso la loro prima notte insieme, dopo il matrimonio segreto, e Romeo sta per lasciare la sua amata sposa: deve fuggire presto dalla città per non essere condannato a morte , ma ….
GiuliettaVuoi andare già via? Ancora è lontano il giorno:
non era l’allodola, era l’usignolo
che trafisse il tuo orecchio timoroso:
canta ogni notte laggiù dal melograno;
credimi, amore, era l’usignolo.
Romeo: Era l’allodola, messaggera dell’alba,
non l’usignolo. Guarda, amore, la luce invidiosa
a strisce orla le nubi che si sciolgono a oriente;
le candele della notte non ardono più e il giorno
in punta di piedi si sporge felice dalle cime
nebbiose dei monti. Devo andare: è la vita,
o restare e morire.

Giulietta: Quel chiarore laggiù
non è la luce del giorno, lo so: è una meteora
che si libera per te dal sole questa notte,
la torcia per farti lume sulla via di Mantova;
dunque rimani ancora, c’è tempo per andare.
Romeo: Mi prendano pure, sarà certo la morte,
ma sono felice se tu vuoi così. E dirò, allora,
che là, quel grigio non è l’occhio del mattino
ma il fioco riverbero della fronte di Cinzia;
che non è l’allodola a battere la volta
del cielo, così alta su noi. Io voglio restare,
non veglio più partire: vieni, o morte,
sarai la benvenuta! Vuole così Giulietta.
Che c’è, anima mia? Parliamo, non è giorno.

Questo momento è sempre così commovente e intenso: anche dopo secoli riesce a parlare al cuore di noi tutti….