Film: Ben è tornato.

Ieri sera ho visto un film che mi ha commosso profondamente: Ben è tornato (titolo originale : Ben is back), interpretato magnificamente da Julia Roberts e dal giovane Lucas Hedges (figlio del regista del film).

E’ una storia che si svolge nell’arco temporale di 24 ore. E’ la vigilia di Natale e Holly (la Roberts) si vede arrivare a casa inaspettatamente il figlio maggiore, Ben, che da tempo è ospite di un centro per tossicodipendenti. Lei ne è felice, naturalmente, ma si chiede perchè sia tornato quando lei avrebbe dovuto raggiungerlo il giorno seguente con tutta la famiglia… Sta già per riaccompagnarlo in comunità quando arrivano a stabilire un patto: Ben sarà sempre guardato a vista dalla madre fino alla sua partenza il giorno seguente.

Il ragazzo gioca con i fratelli che lo adorano, ma chiede di poter comprare loro qualche regaluccio per Natale e quindi mamma e figlio vanno in un centro commerciale, dove però incrociano un tossico che Ben conosce bene.

La sera della vigilia tutta la famiglia va a Messa, ma al ritorno trovano la casa messa sottosopra e il cane non c’è più. Ben capisce che è stato rapito per ricattarlo: ha un vecchio debito da saldare con uno spacciatore pericoloso.  Decide che deve ritrovarlo e chiudere i conti col suo passato, ma Holly non vuole lasciarlo solo e inizia con lui una drammatica corsa attraverso i luoghi più “oscuri” della città: via via la situazione appare sempre più pericolosa. Ben a un certo punto riesce con uno stratagemma a sfuggire alla sorveglianza della madre e prosegue da solo la sua ricerca, che lo porta nel covo dello spacciatore che lo obbliga a fare da corriere per una grossa partita di droga. Nel frattempo la madre recupera un’auto prestata da un’amica e continua a cercare il figlio, inutilmente.

Solo all’alba, riesce a ritrovare la sua auto con il cagnolino vicino ad un capannone nel quale Ben è entrato per drogarsi. Il ragazzo sembra esanime, ma la madre lo rianima e Ben potrà avere un’altra occasione.

Il film mette bene  a fuoco la tragedia che la tossicodipendenza rappresenta sia per il drogato sia per tutta la sua famiglia, che viene trascinata in un crescendo di angoscia e di dolore senza fine.

Julia Roberts ha mostrato molta sensibilità e  molta misura;  mi è piaciuto vederla non più bella come vent’anni fa, ma ugualmente affascinante:  i suoi lineamenti un po’ induriti dal passare del tempo, venivano illuminati e addolciti dall’ intensità della sua interpretazione.

 

UTE : conferenze online.

L’UTE di Erba ha organizzato tra dicembre e questi primi giorni di gennaio tre videoconferenze tenute tutte da don Ivano Colombo.

La prima verteva sulla figura di don Primo Mazzolari, anticipatore di molte posizioni espresse poi dal Concilio Vaticano II; le altre due sono state incentrate sulla figura di S. Giuseppe, a cui è dedicato questo 2021. Dall’analisi di testi biblici, Vangeli apocrifi, tradizioni popolari e opere d’arte, don Ivano è riuscito a “modellare” un S. Giuseppe a tutto tondo e  per certi versi inaspettato.

La prima puntualizzazione ha riguardato il modo comune di definirlo “padre putativo”, intendendo che Giuseppe fu ritenuto padre di Gesù anche se in realtà non lo era. Giustamente il nostro docente ci ha fatto riflettere: chi è vero padre? Colui che genera o colui che custodisce ed educa? Certamente il secondo non è meno padre del primo e Giuseppe che si è preso cura di Gesù, che lo ha cresciuto, educato, istruito può a buon diritto essere ritenuto padre a tutti gli effetti.

Giuseppe nei Vangeli canonici ha poco spazio, ma è invece molto presente nei Vangeli apocrifi (Vangeli non riconosciuti come affidabili da tutte le comunità cristiane antiche) e nelle opere d’arte in cui  la sua figura appare molto presente.

E’ l’uomo giusto, che sa discernere e fare la volontà di Dio. E’ l’uomo che sa assumersi la responsabilità di scelte difficili, che sa sfidare le regole del perbenismo, che sa amare con generosità, che affronta pericoli e disagi per custodire gli esseri che gli sono stati affidati.

Al giorno d’oggi, gli uomini, nelle nostre società occidentali, sono impegnati a ridisegnare il loro ruolo all’interno della famiglia: non possono più essere i “padri-padroni” e per questo a volte si limitano a interpretare la parte di quello che è troppo preso dal lavoro per interessarsi veramente della famiglia, con conseguenze disastrose sull’educazione dei figli e sulla coesione del nucleo familiare. Per questi uomini S. Giuseppe può essere un esempio di  tenerezza, di serietà e di autorevolezza. Credo che Papa Francesco abbia indetto l’anno di S. Giuseppe proprio per sostenere e dare fiducia ai giovani padri di oggi, a volte un po’ frustrati e disorientati.

Le lezioni di don Ivano sono state molto interessanti; dispiace che molti soci ute non abbiano il coraggio di provare a collegarsi via internet.

 

 

 

Efficienza contro il COVID.

Provincia di Reggio Emilia.

Un’impiegata di banca, ogni giorno a contatto con tanta gente, pensa di aver contratto il COVID: ha mal di gola e questo la induce a correre in farmacia per il test sierologico che viene effettuato immediatamente e gratuitamente. Il risultato è negativo.  Sospiro di sollievo…. ma il mal di gola persiste e dopo una decina di giorni chiede di fare il tampone: naturalmente gratis presso l’ospedale pubblico.  Il giorno seguente arriva la sentenza: positiva al COVID19!

Tutta la famiglia viene messa in quarantena e la signora vive isolata in un’ala della casa.  Anche i familiari vengono subito sottoposti a esame del tampone (ancora gratuito) e risultano negativi nel giro di poche ore, ma continuano a osservare la quarantena fino al successivo tampone (ancora gratuito).

In una famiglia di mia conoscenza che vive qui in Brianza non è andata così: i familiari di un’ammalata hanno aspettato settimane senza che nessuno li chiamasse per fare un tampone di controllo e alla fine si sono rivolti a un laboratorio privato spendendo circa 400 euro!!!

Ma la Lombardia ha un servizio sanitario al top …..così dicevamo fino a qualche mese fa…

 

Che barzellettiera!

Mi chiedo cosa stiano pensando oggi   del leader del loro partito  gli elettori di Fratelli d’Italia, dopo aver sentito il suo commento ai fatti accaduti ieri a Washington.

Ci vuole una gran faccia di tolla a far passare Trump come il pacificatore che invita gli ultrà alla calma: son due mesi che rimesta nel fango, che incita la gente a scendere in piazza e a non riconoscere il risultato delle elezioni…. E’ così che si costruisce la pace sociale?

Capisco l’imbarazzo di chi ha sempre appoggiato un Presidente dalle idee spesso bislacche e dal linguaggio violento che ha sempre mirato a dividere e non a unire, ma arrivare al punto di stravolgere la realtà mi pare veramente troppo.

SE fossi una simpatizzante di Fratelli d’Italia, mi sentirei presa in giro e mi arrabbierei moltissimo, ma per fortuna io invece posso  riderne come se la Meloni avesse raccontato la barzelletta più esilarante del secolo.

 

Prove tecniche di guerra civile?

Cosa sta accadendo a Washington? Sono prove tecniche di guerra civile?

Trump verrà certamente ricordato come il peggior presidente degli Stati Uniti. Da due mesi continua a negare la vittoria di Biden e incita i suoi ultrà alla sommossa.

Nei quattro anni della sua presidenza non ha certo brillato per  saggezza o  intelligenza particolari, ma questa fine del suo mandato si sta colorando di tinte fosche e il suo comportamento irresponsabile può portare solo disordini  e grave vulnus alla democrazia statunitense.

Un Presidente che non rispetta le istituzioni democratiche  è davvero il colmo e non avremmo mai pensato che potesse accadere.

Gioele e le pedine ribelli.

Stavamo tutti chiacchierando tranquillamente a fine pranzo, solo Gioele (4 anni) aveva già ripreso a giocare: stava armeggiando con la scatola del gioco della dama, che aveva appoggiato su una sedia, e cercava di rimettere  tutte le pedine nell’apposito piccolo vano interno. Gioele cerca sempre di mettere in ordine le cose che vede fuori posto.

L’impresa, tuttavia,  si presentava alquanto complicata perchè le pedine, appena sistemate al loro posto, continuavano a rotolare fuori. Dopo molti tentativi finalmente Gioele riesce a richiudere il vano: le pedine nere erano sistemate…. A questo punto Gioele osserva per un attimo le pedine bianche, che sono una sopra l’altra a formare due pile lì sul sedile. Qualcosa scatta nella sua testa e gli fa intuire una soluzione geniale: mette le due pile una sull’altra e tenendole ben ferme alle estremità con i due indici, le inserisce con precisione nel vano: le pedine non hanno spazio per muoversi e in un baleno trovano la loro sistemazione!!!

Sarai un ottimo manager di “problem solving”, Gioele? Chi vivrà vedrà…

Un regalo inaspettato.

Il mondo di internet riserva spesso delle sorprese: a volte sono spiacevoli, a volte invece sono graditissime, come quella che mi ha fatto la mia amica A. , con cui sono in contatto  tramite Facebook.

134945171_175837464242277_3764095575718852314_nIeri mi ha inviato una vecchia fotografia speditale da un amico che da anni vive in Canada; risale ad  almeno  60 anni fa e ritrae mio fratello Franco sulla bicicletta che si appoggia alla spalla del suo amico Adriano Lorenzini; accanto a loro un ragazzino, Benito, (palesemente più giovane dei primi due protagonisti della foto), attuale marito dell’amica A.

Sono tutti e tre in abiti da lavoro e presumibilmente erano appena usciti dall’officina “Athena” in cui lavoravano insieme. Doveva esserci un gran sole che costringeva Benito a chiudere un occhio e disegnava ombre molto decise sui volti.

Da notare: quanti capelli aveva mio fratello Franco! che , detto tra noi, era proprio un bel ragazzo.

Io che ho sempre avuto capelli dritti come spaghetti, provavo una certa invidia quando, nei giorni di festa, lui si guardava  allo specchio appeso di fianco all’uscio  della grande stanza che fungeva da cucina, da soggiorno e da laboratorio e si lisciava col pettine  i bei capelli ondulati  e brillantinati prima di uscire.

A quel tempo lui si divertiva spesso a stuzzicarmi e a farmi arrabbiare: ero la sorella più piccola e come tale ero destinata a sopportare gli scherzi dei fratelli e delle sorelle maggiori.

Ringrazio di cuore la mia amica A. per il bel regalo del tutto inatteso.

 

 

1 Gennaio: giornata per la pace.

Copio da Wikipedia:

«Giunga ora il Nostro saluto fraterno e paterno ed il Nostro augurio di pace, con quanto la pace deve recare con sé: l’ordine, la serenità, la letizia, la fraternità, la libertà, la speranza, l’energia e la sicurezza del buon lavoro, il proposito di ricominciare e di progredire, il benessere sano e comune, e quella misteriosa capacità di godere la vita scoprendone i rapporti con il suo intimo principio e con il suo fine supremo: il Dio della pace.»
(Paolo VI, Omelia per la prima celebrazione della «Giornata della pace», 1° gennaio 1968[2])

paceOggi si celebra la giornata per la pace, istituita da Paolo VI nel 1968, come si evince da quanto riportato sopra.

Poco fa, Papa Francesco ha esortato di nuovo il mondo a perseguire la pace, ma per costruire una pace vera non basta far tacere le armi, che pure anche in questo momento seminano morte e disperazione in tante parti del mondo.

Per costruire la pace bisogna combattere la povertà, bisogna evitare che poche persone al mondo detengano la maggior parte delle ricchezze del pianeta, bisogna riconoscere a tutti eguali diritti in nome dell’unica appartenenza all’umanità, bisogna smettere di investire in armamenti per creare occasioni di lavoro dignitoso.

Bisogna creare legami di solidarietà vera tra individui, tra gruppi, tra nazioni e prenderci cura gli uni degli altri in un clima di rispetto  per l’ambiente: uomo e natura non possono non vivere in simbiosi e dal benessere dell’una dipende il benessere dell’altro.

E’ una meta ambiziosa quella che ci propone Papa Francesco: potremo raggiungerla solo se sapremo metterci insieme, superando le barriere culturali e gli egoismi che ci dividono. Utopia? Forse sì,  ma forse è l’unica via sensata da percorrere.