Dote e niente eredità.

Molto interessante questo articolo di “Avvenire”,

Ci fa ripercorrere il doloroso cammino che le donne hanno dovuto compiere nel corso dei secoli.

Da sempre oggetto di mercato tra famiglie o costrette alla clausura forzata, hanno pagato sempre il prezzo più caro alla società del loro tempo. E non è che tutta questa discriminazione sia solo un ricordo, anzi…. anche oggi la parità di stipendio a parità di mansioni è ancora un sogno, in pandemia il 90% di coloro che hanno perso il lavoro sono donne, se in famiglia qualcuno deve pensare al part-time toccherà certamente alla moglie e questo significherà poi una pensione minore e minore capacità di acquisto.

Per fortuna  l’istituto della dote in sostituzione dell’eredità  è tramontato, ma chissà quando si arriverà al riconoscimento di una parità effettiva di diritti d e di doveri.

 

Storie della Bibbia: Il sogno di Giacobbe.

Giacobbe, obbedendo al padre Isacco e alla madre si mette in viaggio per cercare una moglie

il sogno di Giacobbe - Marc Chagall
il sogno di Giacobbe – Marc Chagall

tra le figlie del fratello della madre. Sposare una cananea politeista potrebbe mettere  in pericolo la sua missione di tramandare l’Alleanza e la Legge.

10 Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran.
11 Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo.
12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.
13 Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza.
14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra.
15 Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto».
16 Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo».
17 Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».
18 Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità.
19 E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz.
20 Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi,
21 se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio.
22 Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima». (Genesi, 28)

Poesia: La primavera sorrideva (Antonio Machado).

…Un giorno mi sorprese la primavera
che in tutti i campi intorno sorrideva.
Gemma-su-un-ramo-di-albero-e1612967976902-731x485Verdi foglie in germoglio
gialle rigonfie gemme delle fronde,
fiori gialli, bianchi e rossi davano
varietà di toni al paesaggio.
E il sole
sulle fronde tenere
era una pioggia
di raggi d’oro;
nel sonoro scorrere
del fiume ampio
si specchiavano
argentei e sottili i pioppi.

E’ vero: lo attendiamo a lungo, scrutiamo intorno per cogliere in anticipo i segni del suo arrivo, ma ogni anno il risveglio della natura ci coglie di sorpresa e tutto intorno a noi sembra sorridere alla vita che ritorna.

E’ ogni volta un miracolo che ci riempie di stupore…

Ricordando Vincenzo.

Il mese di febbraio mi riporta al ricordo di alcune persone a me care che proprio in questo mese hanno lasciato questa terra. Tra queste, c’è mio fratello Vincenzo. Era di poche parole, tanto da sembrare scorbutico a chi non lo conosceva bene, ma sotto quell’apparenza burbera si nascondeva una grande sensibilità e una generosità ammirevole. Aveva 15 anni più di me e per questo io avevo appena sei anni, quando lui si è allontanato da casa, ciononostante la sua presenza nella mia vita è stata molto importante e ne voglio parlare qui.

Vincenzo aveva finito la quinta elementare e aveva dimostrato intelligenza vivace e volontà di continuare a studiare.
Del resto mio padre era convinto, come molti a quel tempo, che era importante far studiare soprattutto i figli maschi e quello era il primogenito. Vincenzo però era ancora piccolo e mingherlino e mio padre decise che era troppo pretendere che affrontasse le fatiche di andare alla più vicina scuola media (a 15 Km) perciò lo iscrisse di nuovo in quinta elementare: un anno in più poteva fargli acquisire maggiore sicurezza…

Il maestro che si vide arrivare questo ragazzino, lo etichettò subito come “ripetente” e decise che non occorreva dedicargli molte attenzioni; mio padre allora lo affrontò e gli fece capire che quel ragazzo stava sì ripetendo l’anno, ma solo per una precisa scelta di famiglia. Da quel momento il maestro cambiò atteggiamento e si prodigò perché Vincenzo potesse prepararsi in maniera adeguata per la scuola media. Continue reading “Ricordando Vincenzo.”

UTE: Sciascia: La scomparsa di Maiorana. (sintesi di A. D’Albis)

La storia di Ettore Majorana, che lo scrittore Leonardo Sciascia racconta nel suo libro “La scomparsa di Majorana”, comincia il 25 marzo 1938 quando il grande fisico siciliano, che Enrico Fermi non esitò a definire un genio, inviò una lettera nella quale annunciava la sua improvvisa scomparsa.

MaioranaSciascia lesse questa lettera nel 1975 perché pubblicata nel giugno di quell’anno sul quotidiano “La Stampa”. Prendendo spunto da questa lettera e sentendo che essa poteva aprire la prospettiva di scrivere un “giallo”, Sciascia, che già abbiamo visto come scrittore di gialli legati alla mafia nella scorsa lezione, costruisce un libro nel quale ipotizza una sua personale soluzione della scomparsa di Ettore Majorana.

Il professor Porro ci ha raccontato la biografia di questo illustre fisico e ha elencato le varie ipotesi, a volte anche fantasiose, scaturite dalle indagini che sono state effettuate dopo la sua scomparsa.

Ettore Majorana nacque nel 1906 a Catania, da una famiglia prestigiosa. Fu un bambino prodigio e rivelò una precoce attitudine alla matematica e alla fisica. Dopo il liceo si iscrisse alla facoltà di Ingegneria.

Convinto da un suo amico e dopo un incontro con Enrico Fermi, professore ordinario di Fisica presso l’Università di Roma, cambiò facoltà e si laureò con il massimo dei voti in Fisica nel 1929.

Fece parte del gruppo noto come i “ragazzi di via Panisperna”, ma fu soprattutto un teorico all’interno di questo gruppo.

Majorana aveva un carattere chiuso e malinconico. Per circa tre anni (dal 1934 al 1937) si chiuse in casa senza uscire mai. Probabilmente soffrì di una forte depressione, oltre che di altre malattie.

Nel 1937 accettò la cattedra di Fisica teorica all’Università di Napoli per meriti scientifici. Anche a Napoli condusse una vita ritirata. Dopo aver accettato ufficialmente la cattedra il 12 gennaio 1938, il 25 marzo dello stesso anno, Majorana partì da Napoli su un piroscafo per tornare a Palermo. Durante il viaggio inviò ai suoi amici una lettera nella quale esprimeva la sua volontà di suicidarsi, smentita da un telegramma e da un’altra lettera nella quale scriveva che “Il mare non l’aveva voluto” e che sarebbe rientrato a Napoli. Tuttavia, proprio da quel giorno, Majorana scomparve. Furono avviate le indagini, ma da allora si sono susseguite tante ipotesi, alcune fantasiose. La più avvalorata è quella del suicidio.

Ma cosa ipotizza Sciascia nel suo libro?

Lo scrittore ipotizza che la scomparsa dell’illustre fisico sia dovuta a una sorta di “dramma personale” e che si sia ritirato in un convento perché sopraffatto dal senso di responsabilità riguardo ai suoi studi e al suo ruolo di scienziato. Majorana, secondo Sciascia, avrebbe avuto l’intuizione circa un possibile sviluppo della” bomba atomica” e delle conseguenze disastrose che ne sarebbero potute scaturire.

Preferì scomparire, o suicidarsi, piuttosto che sentirsi responsabile degli effetti disastrosi che i suoi studi avrebbero potuto arrecare al mondo.

 

Grazie, Angela!

Preghiera per lenire l’angoscia.

Guardando i funerali alla Tv.

Signore, accogli questi figli tuoi e figli nostri, generosi costruttori di pace; dai conforto ai loro familiari e conforta anche tutti noi che non comprendiamo e ci chiediamo:

  • Perché i migliori spesso ci vengono tolti tanto presto? Perchè non viene lasciato loro il tempo per compiere  la loro missione?
  • Signore, se tu consenti che chi si impegna per il bene, venga stroncato dalla violenza, chi potrà opporsi alla barbarie?

Forse non è giusto porsi queste domande e mi dico, come si legge in Giacobbe: chi siamo noi per sindacare la volontà e i disegni di DIO…

Per i morti del Titanic (D. B.)

Der Untergang der Titanic
Der Untergang der Titanic

Davide ha letto la storia del Titanic e ha scritto:

Canto una canzone per i morti/ del Titanic tanto grande e possente: inaffondabile/.

Il mio cuore addolorato affonda col Titanic/ e penso ai morti e prego/ che possano godere la pace del Paradiso.