Il Catalano di oggidì.

Ricordate Catalano?  Era il filosofo dell’ovvio che ci divertiva in “Quelli della notte”, mitica trasmissione di Arbore di tanti anni fa. Io lo ricordo bene e ricordo una delle sue massime:

  • “E’ meglio una calda domenica di sole in spiaggia, a nuotare e a passeggiare sul bagnasciuga con una bella compagnia, piuttosto che una fredda domenica di pioggia, soli in casa mangiando un panino davanti alla TV”

Questo ci faceva molto ridere: non ci voleva certo un genio per fare certe considerazioni: era talmente ovvio, lapalissiano…..

Oggi Catalano non c’è più, ma c’è Salvini che dice:

-E’ meglio tenere aperti i negozi, piuttosto tenerli chiusi; è meglio tornare in palestra piuttosto che starsene in casa sul divano; è meglio andare a teatro che guardare la Tv; è meglio andare al ristorante che mangiare qualche piatto preconfezionato e scongelato….!!!

Ma che bravo, Salvini!!! Solo che non fa ridere, ma alimenta solo l’insofferenza della gente verso le restrizioni dettate dalla prudenza: è un atteggiamento irresponsabile!!

 

Un grido dall’Africa.

Solo un fatto luttuoso come quello che ci ha colpito ieri, l’uccisione dell’ambasciatore italiano in Congo e del carabiniere  sua guardia del corpo,  ha costretto i media italiani a occuparsi di ciò che accade in Africa. E’ stato come  un grido straziante che ha  squarciato un silenzio che durava da troppo tempo.

Da più di vent’anni, infatti, in quelle terre, le scorrerie di gruppi armati diversi terrorizzano la gente: piombano sui villaggi e sui centri abitati sparando all’impazzata, stuprando e  mutilando gente inerme. Spesso sequestrano  adulti per farli lavorare come schiavi e rapiscono i bambini per farne soldati.

Oggi hanno ritrasmesso in TV il film “Blood diamond” che dà un’idea di ciò che accade ancora oggi in quelle terre, con scene infernali davvero raccapriccianti, ma che fanno  ben capire quale cinica logica si nasconda dietro tutto quel caos. Credo che nessuno possa dirsi innocente: tutti sappiamo perché tanto sangue scorra  nelle terre africane, tutti sappiamo che a rinfocolare gli scontri armati sono speculatori senza scrupoli, ma stiamo tutti ben tranquilli, voltando la testa dall’altra parte. Ci scuote soltanto la paura di quelli che fuggono da quegli orrori e che giungono ai nostri confini, ma non ci interessa di sapere cosa li spinga a fuggire…

N.B.: E’ di questi giorni anche la notizia che in Costa D’Avorio vengono rapiti i bambini per farli lavorare come schiavi nella lavorazione dei baccelli di cacao …. a me piace molto il cioccolato, ma non credo che riuscirò a mangiarlo senza pensare al dolore di quei bambini…quindi lo abolirò dalla mia alimentazione.

Storie della Bibbia: Esaù Vs. Giacobbe.

Investitura di Giacobbe

 Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi».
2 Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte.
3 Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina.
4 Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire».
5 Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
6 Rebecca disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù:
7 Portami la selvaggina e preparami un piatto, così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte.
8 Ora, figlio mio, obbedisci al mio ordine:
9 Và subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto.
10 Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica prima della sua morte».
11 Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia.
12 Forse mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione».
13 Ma sua madre gli disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e vammi a prendere i capretti».
14 Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre.
15 Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe;
16 con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo.
17 Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
18 Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?».
19 Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica».
20 Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore me l’ha fatta capitare davanti».
21 Ma Isacco gli disse: «Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no».
22 Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù».
23 Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse.
24 Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono».
25 Allora disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
26 Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e baciami, figlio mio!».
27 Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse: come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto.
28 Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto.
29 Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!».
30 Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello.
31 Anch’egli aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e gli aveva detto: «Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché tu mi benedica».
32 Gli disse suo padre Isacco: «Chi sei tu?». Rispose: «Io sono il tuo figlio primogenito Esaù».
33 Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: «Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l’ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l’ho benedetto e benedetto resterà».
34 Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Egli disse a suo padre: «Benedici anche me, padre mio!».
35 Rispose: «E’ venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la tua benedizione». (Genesi, 27

In questo brano ci sono: l’inganno, l’astuzia, la lotta per la successione, la congiura di una madre in favore del figlio prediletto….

Credo che questo racconto non abbia nulla da invidiare alle moderne intricate vicende delle serie televisive più note.

Narciso (D.B.)

NarcisoCanta, o Venere, la storia di Narciso/ che con la sua bellezza attirava / le donne più belle, /ma lui le respinse tutte con estrema superbia/ lasciandole nel dolore e nella solitudine.

Narciso amava solo la sua immagine,/ ma la sua superbia fu punita da Giove:/ Narciso cadde nel ruscello/ in cui si stava specchiando/ e annegò.

UTE: La fine del potere temporale: I Patti Lateranensi.

Proseguendo la lezione precedente, don Ivano ci ha fatto ripercorrere il periodo storico che va dalla presa di Roma del 1870 alla firma dei PATTI LATERANENSI.

Con la Breccia di Porta Pia, l’esercito italiano aveva occupato i territori dello Stato Pontificio e la stessa Roma: da quel momento Papa Pio IX, allora regnante, si sentì prigioniero dello Stato italiano e continuava a reclamare la restituzione dei territori che gli erano stati tolti, nonostante che nel 1971 lo Stato italiano con l’emanazione della Legge delle Guarentigie gli assicurasse piena autonomia nell’esercizio del suo potere spirituale e nei rapporti con gli stati esteri. Non gli veniva però riconosciuta alcuna sovranità sui palazzi occupati; doveva considerarsi un ospite. Questo non piacque a Pio IX che anzichè considerarsi ospite continuò a sentirsi prigioniero.

I suoi successori reclamarono solo la completa indipendenza , ma non accamparono più pretese sui territori perduti: avevano ben compreso che lo scomparso Stato Pontificio era un anacronistico relitto di tempi ormai lontani e non era in grado di venire incontro alle esigenze dei cittadini. La Chiesa si era liberata da un ingombrante fardello, ma pretendeva la più assoluta autonomia da potere politico dello Stato italiano. Fu così che Leone XIII emanò il ben noto “Non expedit”, col quale proibiva ai cattolici di partecipare alla vita politica.

Benedetto XV, dichiarando la sua neutralità prima dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, si attirò la diffidenza dei governanti italiani, che nel Patto di Londra pretesero che il Papa non dovesse essere consultato nei trattati di pace che sarebbero seguiti alla fine del conflitto. Ciò però non escluse che il Papa intervenisse sui più scottanti problemi del suo tempo anche su sollecitazione della Società delle Nazioni (l’odierna ONU).

Finita la Grande Guerra, negli anni ’20, il Papa firma numerosi concordati con gli Stati nati dopo il Trattato di Versailles e con l’arrivo al potere di Mussolini, bisognoso dell’appoggio dei cattolici, si realizzarono le condizioni  per concludere le trattative con la firma dei Patti Lateranensi, che comprendevano: un Trattato con cui si riconosceva al Papa la sovranità sulla Città del Vaticano e sulle Basiliche Romane e un Concordato che regolava i rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Regnava allora Papa Pio XI che, nonostante le numerose critiche interne alla Chiesa, difese con calore l’accordo raggiunto.

I Patti Lateranensi furono modificati solo nel 1984, quando non rispondevano più alla realtà di una Chiesa postconciliare e alle nuove condizioni dello Stato italiano diventato nel frattempo una repubblica democratica (e non più una monarchia/dittatura).

La perdita del potere temporale ha segnato l’acquisizione di una crescente autorevolezza del Papa di Roma, la cui guida morale è riconosciuta in tutto il mondo anche dai non-cattolici.

 

Quello che mi ha colpito in questa lezione è sentir echeggiare nomi come Gentiloni … Gasparri … sembra che nel nostro paese poco sia cambiato nell’olimpo di quelli che contano in questi cento anni. Altra nota: lo Stato italiano riconobbe alla Santa Sede un cospicuo risarcimento dei danni subiti e  quei capitali rimpinguarono quello IOR, protagonista di tante oscure vicende italiane.

Fukushima, dieci anni dopo.

Ho seguito una puntata di Atlantide su La7 sul disastro di Fukushima, accaduto 10 anni fa.

fukushima-5Il problema è ben lungi dall’essere risolto (infatti si prevede che occorreranno ancora non meno di 30/40 anni); nel frattempo, per  raffreddare gli impianti, è stata accumulata una quantità enorme di acqua contaminata, stoccata in contenitori, che ora attendono di essere svuotati, ….. ma dove?  L’unica soluzione praticabile sarebbe quella di sversare quell’acqua nell’Oceano, ma con quali rischi per l’ecosistema mondiale? Chi li può calcolare?

Dopo quel disastro, qui da noi sono diminuiti i fautori di nuovi impianti nucleari: i vantaggi derivati al Giappone dall’utilizzo dell’energia prodotta dalla centrale di Fukushima credo siano molto minori del costo della sua disattivazione…. senza contare che la capitale Tokio esiste ancora oggi solo per il malfunzionamento di una valvola che ha contribuito a raffreddare gli impianti e ha impedito che il disastro si trasformasse in un’apocalisse.

Ora non resta che sperare che per  l’acqua contaminata di Fukushima venga trovata una soluzione che non danneggi le acque degli Oceani e quindi la vita sull’intero pianeta.

 

Ute: Inferno, Canto V: Paolo e Francesca.

Quest’anno ricorre il 700° anniversario della morte di Dante e il prof. Galli non poteva non pensare di dedicare al sommo poeta alcune delle sue belle lezioni per evidenziare cosa volesse dire Dante ai suoi contemporanei e cosa dice ora a noi.

Oggi abbiamo riletto insieme il canto V dell’Inferno, in cui Dante pone coloro che sono morti per amore, che si sono lasciati trasportare dal turbinio dei propri sentimenti e che per questo ora vagano senza posa sferzati da una tempesta senza fine.

paolo e francescaDopo aver scorso velocemente la parte iniziale del Canto, siamo stati guidati a leggere con più attenzione la parte più conosciuta, quella che ha ispirato tanti altri artisti nel corso dei secoli: i versi che ricordano l’incontro di Dante con Paolo e Francesca. Il poeta, su invito di Virgilio, li chiama e nella sua voce si sente la pietà che i due, che camminano abbracciati, gli ispirano.

Essi si avvicinano e, su richiesta di Dante, Francesca racconta con dolore straziante e con pudore la storia del suo amore sfortunato e proibito. Paolo non parla, ma piange in modo tanto accorato che Dante si sente venir meno.

La bellezza sublime di questi versi, li ha resi immortali e commuove anche noi oggi, dopo quasi un millennio.

Il nostro docente ci ha fatto notare come Dante abbia citato versi di vari poeti  provenzali e stilnovisti famosi ai suoi tempi e come la sua pietà nei confronti dei due amanti derivi dal suo senso di colpa per aver un tempo accolto la teoria dell’amor cortese: quell’amore ideale che il cavaliere (uomo privo di beni materiali e quindi destinato a non sposarsi) riversava su una dama del cuore, maritata.

A quel tempo infatti il matrimonio era un vero contratto economico tra famiglie: l’amore non era contemplato se non al di fuori del matrimonio e questo ha causato la perdizione dei due giovani. Nello stesso tempo però la cultura dell’amor cortese ha avuto il merito di ridare risalto ai sentimenti.

Paolo e Francesca vivevano l’amore come insegnava  la cultura imperante a quel tempo; da sempre il modo di intendere l’amore è determinato dalla cultura  e quindi dobbiamo chiederci: quale tipo di amore trasmettiamo ora ai nostri giovani? I modelli proposti da certe trasmissioni TV e da certi media non sono certamente tale da permettere loro di vivere e di coltivare nel modo più giusto questo sentimento, così determinante nella vita di ognuno.

 

E’ stata anche questa una bella lezione per cui ringrazio il prof. Galli, per la passione contagiosa  con cui espone le sue lezioni.

Nonna Luna. (Samuele Hogan)

Questo è il testo della poesia italiana proposta a Samuele dal suo insegnante;

Nonna Luna

Come una volta, Nonna Luna arriva/ Dalla finestra carica/ di storie e memorie

Coraggio, figliola, /Non aver paura/Ti farò compagnia/ Ovunque tu sia! / 

Nonna luna/ racconta e canta/ poesie che fanno sentire/ a casa in terra straniera.

Ed ecco come Samuele l’ha tradotta ed elaborata:

luna entra dalla finestraLike once upon a time /Here comes grandmother moon. /Its gentle light welcoming,/ Breaking up the darkness,/ Shining a path to life, and safeness

The warmness of its light engulfs me 

My worries are burned /But my hopes shine through the night/ Grandmother moon / Looks over us /Keeps us company

That makes us feel / At home in a strange land