Prove d’arte.

In questi giorni sto coinvolgendo i miei nipoti, Samuele e Davide (13 e 14 anni), nella pubblicazione di loro composizioni su questo blog, che è nato proprio pensando a tutti i miei nipoti.

Davide si è scoperto poeta/filosofo e mi manda le sue riflessioni; Samuele mi ha mandato i suoi disegni: alcuni sono molto ben eseguiti, altri sono molto originali come tema e come impostazione. Ne

tempo di coronavirus
tempo di coronavirus

pubblico qui  un paio, visto che, dopo averli aperti con Paint, la piattaforma di questo blog non mi consente di pubblicare gli altri.

cane di SamuFoto da Diana Catellani

Ute: Le fiabe sono sogni dell’inconscio collettivo (B. Tatafiore – sintesi di Angela D’Albis)

La professoressa Tatafiore ci ha proposto un viaggio tra le fiabe e la psicoanalisi junghiana.

Secondo Jung, noto psicanalista discepolo di Freud, le fiabe ci ripropongono in una forma schematica, rappresentativa, la dimensione profonda e inconscia della nostra psiche, comune agli uomini di tutte le epoche e culture.

La nostra psiche è popolata da tante forze che agiscono e lottano tra di loro. Quali sono queste forze?

Jung individua l’”anima”, che è la dimensione femminile che si trova anche nei maschi, e l’”animus”, la dimensione maschile che si trova anche nelle femmine.

barbabluRaccontandoci la fiaba di “Barbablù”, la professoressa ci spiega che tutti i personaggi della fiaba rappresentano le forze che si trovano nella nostra psiche e che fanno la storia di ognuno di noi.

La nostra psiche è sempre in crescita, in evoluzione e desidera sempre realizzare sè stessa (la ragazza della fiaba).

La forza distruttiva o predatore naturale, (Barbablù) interviene inibendoci, impedendoci di essere noi stessi, di crescere.

Noi, però, chiamiamo a raccolta tutte le forze che abbiamo in noi per combattere il predatore naturale che vuole distruggerci.

Intervengono le voci interiori positive (le due sorelle) che ci spingono ad aprire la stanza dove c’è la vita creativa che dobbiamo ancora esprimere. Esse rappresentano la consapevolezza e la saggezza.

In quella stanza ci sono gli scheletri che rappresentano le forze indistruttibili del nostro potere e le ossa che rappresentano l’”anima”

Chiediamo aiuto, infine, all’energia maschile, l’”animus”, (i fratelli) che ci aiuta a realizzare quello che dobbiamo fare. Questa forza fa a pezzi il predatore naturale (Barbablù), ma questa non è la fine perché da qui si rinasce (archetipo del “mangiatore di peccati”).

Il predatore naturale, così, da negativo diventa lo spirito del cambiamento, la forza che ci spinge sempre a non rimanere impotenti ma ad agire.

Spesso il predatore naturale si nasconde nei nostri sogni come “l’uomo nero” del quale non dobbiamo avere paura perché è uno stimolo per continuare a lottare.

 

Virus, varianti e vaccini …sfuggenti.

Torneremo in zona arancione? o rossa?

In Lombardia si va verso la creazione di mini-zone rosse, visto l’avanzare incalzante delle  varianti di coronavirus che circolano in Lombardia.

Ci saranno reazioni accese come per la chiusura delle piste da sci? E’ vero, questo ultimo provvedimento è arrivato troppo tardi, ma forse bisogna rendersi conto che a comandare per il momento è il virus con le sue varianti.

La Lombardia pare poco organizzata anche per i vaccini, visto che è così arduo accedere alle prenotazioni on line. Altrove gli ultraottantenni sanno già dove e quando potranno essere vaccinati …. qui chi è riuscito a collegarsi, dopo ore ed ore passate al computer, ha ricevuto in risposta un messaggio in cui gli si dice che riceverà un altro messaggio con le indicazioni del caso….. ottimo, direi!!!!

2020 … (Davide Bandini)

Quanta gioia abbiamo sentito! / Quanta impazienza abbiamo avuto!/ Quanto abbiamo festeggiato  il 2020!/ Mai avevo sentito tanta gioia!!

Festeggiammo senza sapere ciò che sarebbe accaduto…/oggi rimpiangiamo quel capodanno/ e la gente soffre a ripensarci.

082711383-4bdb0df0-3048-4177-b5c7-fd1e7b8dbf50Poi per le strade ho sentito sirene di ambulanze….

Notizie tragiche, persone malate, persone morte…

Andra-tutto-bene-voci-di-poverta-durante-la-pandemiaFu impossibile avere una vita normale,/ fu impossibile vedere gli amici  e i parenti.

Ma il virus non ci toglierà la fiducia e la speranza/ che saremo un giorno liberi da questa prigione.

 

Sentimenti. (D.B)

rabbiaEro pieno di rabbia/ e mi sentivo spinto a far del male,/ a prendermela anche con chi non c’entrava.

luce-di-pacePoi qualcosa si spezzò: dolore e rabbia/ si sciolsero e sentii solo/ calma e pace dentro di me.

 

UTE: Sciascia: i romanzi gialli e la mafia (Prof. Porro)

Prendendo spunto dal centenario della nascita di Sciascia, Il prof. Porro oggi ci ha parlato delle opere dello scrittore siciliano, uno dei più importanti autori del novecento italiano.

Fanno da sfondo alle sue opere le terre della Sicilia occidentale, le stesse terre che hanno ispirato le opere di Pirandello e, come questo celebre drammaturgo  suo conterraneo, Sciascia tratta temi come la perdita dell’identità, la ricerca della verità e della giustizia.

La sua prima opera (1956), “Le parrocchie di Regalpietra”, è una cronaca di vita della sua città, Racalmuto. Il centro della vita cittadina è il circolo dei galantuomini, proprietari terrieri che vivono di rendita e che passano le loro giornate giocando a carte e parlando di donne. Attorno a loro vi è una umanità dolente oppressa dalla povertà estrema e da un potere insensibile, sordo e immutabile da secoli.

Nel 1958, Sciascia pubblica “Gli zii di Sicilia”, dove gli zii sono la zia che ritorna ricca, ma sempre ignorante e presuntuosa, dall’America, zi’ Peppi come fu chiamato Garibaldi e come viene chiamato Stalin, e anche i capimafia vengono indicati con l’appellativo di “zi'”.

Il suo romanzo più conosciuto, anche perché ne fu tratto un film molto apprezzato, è certamente “Il giorno della civetta  (1961)”. Il titolo fa riferimento a un passo dell’opera di Shakespeare “Enrico VI” in cui la civetta, rapace che ama il buio della notte, fa una sua comparsa fugace all’inizio del giorno. La civetta sta dunque a simboleggiare la mafia, che trama nell’ombra ma che arriva a commettere i suoi delitti  alla luce del sole. Infatti il romanzo inizia con un assassinio compiuto all’alba alla fermata dell’autobus: tante persone hanno assistito al delitto, ma non si trovano testimonianze. Ben presto però il capitano Bellodi, ex partigiano proveniente da Parma,  con le sue intelligenti indagini arriva a individuare come mandante il capomafia del luogo, Don Mariano, le cui protezioni politiche gli procureranno l’impunità, mentre Bellodi verrà trasferito. Nel finale, si legge una riflessione che ha il sapore della profezia: la mentalità  mafiosa risalirà lungo tutta la penisola e controllerà tutta la vita politica ed economica del paese.

Nel 1966 viene pubblicato “A ciascuno il suo” ispirato all’assassinio di un commissario di polizia avvenuto alcuni anni prima ad Agrigento. Anche in questo romanzo c’è un investigatore: il prof. Laurana. Questi indaga sull’uccisione di due concittadini e arriva a scoprire le collusioni mafiose che hanno portato alla  loro eliminazione, ma verrà a sua volta attirato in un agguato e ucciso. Tutti sanno la verità, ma tutti accettano la versione ufficiale che scagiona i veri colpevoli.

Il messaggio delle opere di Sciascia e improntato all’amarezza, allo scetticismo e alla delusione: verità e giustizia non trionfano nel mondo di Sciascia.

 

 

Applausi!!

Ho visto molti governi cadere, molti primi ministri lasciare Palazzo Chigi salutati dal cerimoniale previsto dal protocollo, ma non avevo mai visto i funzionari del palazzo affacciarsi alle finestre per salutare e applaudire chi se ne stava andando per fare posto al suo successore.

Invece ieri è successo! Ed è stato commovente il lungo applauso che esprimeva stima e affetto!

La popolarità di Conte è certo meritata e dovrebbe insegnare a certi politici che gli atteggiamenti provocatori, le volgarità, gli slogan gridati hanno fatto il loro tempo, non piacciono più a nessuno.

Speriamo che sia venuto il momento in cui siano la buona educazione, la competenza, la serietà e il rispetto per la gente e per le istituzioni a far salire nei sondaggi: vorrebbe dire che gli Italiani hanno acquisito una migliore capacità di giudizio.

Storie della Bibbia: Giacobbe e il senso della missione.

giacobbe-esau-lenticchie

Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta.
22 Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: «Se è così, perché questo?». Andò a consultare il Signore.
23 Il Signore le rispose: ” due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell’altro e il maggiore servirà il più piccolo”.
24 Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo.
25 Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.
26 Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant’anni quando essi nacquero.
27 I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende.
28 Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.
29 Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito.
30 Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché io sono sfinito» – Per questo fu chiamato Edom -.
31 Giacobbe disse: «Vendimi subito la tua primogenitura».
32 Rispose Esaù: «Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?».
33 Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe.
34 Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura. (Genesi, 25)

Verrebbe spontaneo condannare il ricatto di Giacobbe, che approfitta di un momento di crisi del fratello, ma forse Giacobbe aveva capito, più del suo gemello, il valore, e quindi la responsabilità, della primogenitura, che implicava la missione di custodire e tramandare il patrimonio di beni materiali e le tradizioni culturali e religiose della famiglia e del popolo.

Giacobbe è tantomeno condannabile ora, visto che è risaputo che il maggiore tra due gemelli è sempre quello che nasce per secondo, quindi si sarebbe impossessato solo di ciò che ora gli sarebbe riconosciuto di diritto.

Forse anche noi siamo come Esaù quando ci lasciamo traviare dalla cultura imperante che esalta il successo economico e disprezza i valori fondanti del nostro essere umani.