Mattine di fine inverno.

In queste mattine di marzo così luminose, con l’aria limpida e fredda, ma col sole splendente che avvolge ogni cosa, appena alzata esco fuori a guardare l’aiuola piena di fiori.

Ai piedi del cedro fanno bella mostra di sé  le primule rosa, bianche, gialle, viola, fucsia che hanno cominciato a fiorire già da tempo. Le primule sono fiori coraggiosi  che sbocciano in avanscoperta quando ancora l’inverno fa sentire il suo pugno di ferro. Poi ci sono, altrettanto impavide, le viole mammole e le viole del pensiero che spiccano tra le tantissime margherite e il verde lucente dell’erba nuova.  E’ molto bello anche vedere come giorno per giorno le gemme sui rami delle rose o su quelli del melo-nano si aprono a poco a poco, facendo intravvedere prima appena un accenno di colore, poi via via si affacciano le foglioline lucenti e morbide come seta  e ogni mattino appaiono un po’ più grandi….

È sempre commovente contemplare la vita che si rinnova e per qualche minuto dimentico le sirene delle ambulanze, le strade vuote e la solitudine di queste lunghe giornate di COVID.Una Nonna On Line

 

UTE: Dante nella Firenze del suo tempo. (sintesi di A. D’Albis)

la Firenze di danteLa lezione di oggi di Don Ivano Colombo ha delineato la figura di Dante nel suo contesto storico e geografico, soprattutto nei suoi rapporti con la sua amata Firenze.

Le considerazioni del professore sono state, come sempre, originali, personali e molto interessanti. Questa sintesi riporta solo una piccola parte di una lezione veramente magistrale!

Per prima cosa, il nostro docente ha sottolineato che nel canto sesto di ogni cantica, Dante parla di tre luoghi che gli stanno a cuore: nell’inferno parla di Firenze; nel Purgatorio dell’Italia (oggetto della prossima lezione); nel Paradiso si sofferma sull’Impero che corrisponde, per noi, all’Europa.

Firenze, descritta nell’Inferno, è, per Dante, una città che non può essere salvata. Essa si è macchiata di un peccato che, agli occhi della morale cristiana, non può essere perdonato e merita l’inferno. Questo peccato è “l’affarismo” economico e finanziario, cioè il voler accumulare ricchezze ad ogni costo, anche con mezzi illeciti.

Dante si trova a vivere, all’apice della sua carriera politica, in una Firenze in rapida trasformazione, non solo del governo, ma anche della società civile e dell’economia. Firenze è diventata la “Banca d’Europa” per la grande quantità di danaro che possiede. Questa enorme ricchezza porterà alla corruzione e Dante, che fa parte del sistema politico, ne verrà travolto suo malgrado. Infatti, egli sarà chiamato in giudizio con l’accusa di essere un “barattiere”, cioè di essere un politico che concede favori in cambio di “mazzette” (tangenti).

Non sappiamo se Dante sia stato veramente corrotto perché non ci sono documentazioni che lo attestino e, quindi, non abbiamo le prove. Lui afferma di no e sogna una città più vivibile, come quella nella quale viveva il suo trisavolo Cacciaguida, povera di mezzi, ma ricca di umanità. Vorrebbe una città ideale simile a quella descritta da Cicerone, dove le diverse classi sociali vivano in armonia, ma capisce che non è possibile: questa città ideale è irrealizzabile. Come uomo del Medioevo, Dante è ancorato al passato.

Nel canto VI dell’Inferno, Dante incontra un suo concittadino, Ciacco, che sta tra i golosi. Egli è ingordo non solo di cibo, ma di tutte le forme di appetito. Proprio a lui Dante fa descrivere la sua Firenze. Ciacco (“porco” nella parlata fiorentina) descrive Firenze come una città divisa, piena di violenze, invidia e avarizia. Come a Sodoma, in essa ci sono pochi giusti (Dante stesso e il suo amico Dino Compagni, scrittore e storico), che non sono “capiti”.

Però, tra tante cose negative, nella Firenze di Dante, ci sono grandi personaggi che vengono cacciati all’Inferno perché colpevoli di peccati imperdonabili per la morale cristiana, ma che conservano grande senso di umanità come il grande Farinata degli Uberti, nemico di Dante e colpevole di eresia, che Dante tratta con rispetto e ammirazione e Brunetto Latini, suo maestro di retorica, che è stato per Dante un importante riferimento morale e politico.

In conclusione, il docente cita titolo e autori dei libri che l’hanno aiutato nella stesura di questa lezione. Tra di loro c’è Alessandro Barbero, noto storico e divulgatore televisivo, che ha recentemente scritto una bella biografia su Dante che inizia con l’episodio della battaglia di Campaldino. Il noto storico ha voluto sottolineare, con questo episodio, che Dante possedeva un cavallo e che quindi apparteneva a una famiglia agiata, anche se non nobile, che gli avrebbe permesso di accedere ai vertici sociali.

Poi presenta uno storico un po’ meno recente e, forse, poco conosciuto, ma altrettanto importante (Raffaello Morghen), che, nei suoi saggi, vede Dante come un “profeta biblico”, uno, cioè, che ha una missione quasi affidatagli da Dio: portare l’umanità, persa nel peccato, verso una vita nuova.

Il nostro docente conclude con un parallelo tra la società dell’epoca di Dante e la nostra, non solo riguardo alle tangenti, ma anche nella discussione, di grande attualità, sull’unità europea. Su che cosa vogliamo costruire l’Europa, si chiede il professore, ma ce lo chiediamo tutti quanti noi, solo ed esclusivamente sull’economia e la finanza o anche su altri valori che diano il giusto peso alla dignità e ai diritti delle persone?

Grazie Don Ivano!

UTE: La contessa di Castiglione (docente: Alberta Chiesa)

Quella che oggi la prof.ssa Chiesa ci ha presentato è una donna molto diversa da quella che immaginavo.

Avevo 13/14 anni quando alla Tv trasmisero lo sceneggiato che ripercorreva la vita della contessa di Castiglione e il regista Anton Giulio Majano  aveva tratteggiato l’immagine di una dolce bellissima fanciulla sacrificata alla ragion di Stato dalla cinica politica del Cavour.  Certo a questo ricordo ha contribuito molto la dolcezza un po’ malinconica della allora giovanissima Virna Lisi, che interpretava il ruolo della protagonista, Virginia Oldoini.

Oggi invece abbiamo scoperto una donna ambiziosa, avida di successo e di potere  che perseguì il suo scopo con fredda determinazione e senza alcuna remora.

Marchesa-di-Castiglione (1)Nata nel 1837 da famiglia nobile, ma di modeste possibilità economiche a 17 anni sposò il Conte di Castiglione che si era innamorato di lei e al quale lei aveva dichiarato esplicitamente di non ricambiarlo e che accettava quel matrimonio solo per poter entrare alla corte di Torino, cosa che ottenne puntualmente.

Cavour, suo cugino, notando la sua intraprendenza e la sua spregiudicatezza, la inviò a Parigi con il compito di convincere Napoleone III ad allearsi con il Piemonte contro l’Austria. Divenne ben presto l’amante dell’imperatore attirandosi l’ostilità dell’imperatrice Eugenia e delle altre dame di corte, ma la sua carriera di spia finì ben presto in seguito a un attentato di cui Napoleone III, che usciva dalla casa della contessa, era il bersaglio.

Durante il periodo trascorso alla corte francese, mandò in rovina il marito con le sue spese pazze, ma in seguito si arricchì notevolmente grazie agli investimenti in borsa fatti su consiglio del banchiere Rotschild, divenuto suo amante, grazie anche ai sussidi ottenuti  dal re e ai doni dei suoi innumerevoli adoratori(in pratica tutti gli uomini più potenti del suo tempo).

Visse col gusto della trasgressione, della provocazione e nel  culto della sua bellezza; divenne la prima fotomodella di moda (la fotografia era appena nata – si contano ben 450 suoi ritratti fotografici). Quella che era stata la sua arma vincente, la bellezza appunto, divenne poi anche la sua ossessione, infatti ad appena trent’anni, sentendosi già vecchia e per  paura di mostrare i segni del passare del tempo, si ritirò a vivere in solitudine in un appartamentino di Parigi circondata dai suoi cimeli. Morì a Parigi nel 1899, sola e dimenticata da tutti.

Gli storici sono concordi nell’affermare che il suo contributo come improbabile spia, fu del tutto trascurabile.

 

Sentimenti (D.B.)

cuore-in-manoI sentimenti per me sono ciò /che sento dentro / e ciò che esprimo all’esterno.

Esprimere i propri sentimenti/ è importante per crescere/ e diventare una persona migliore.

Storie della Bibbia: Giuseppe, il prediletto.

La storia di Giacobbe ha molto spazio nella Bibbia.

Dopo aver carpito la primogenitura al fratello Esaù, per sfuggire alla sua ira  si recò presso lo zio materno Labano. Qui si innamorò di Rachele, una delle figlie dello zio e per averla in moglie accettò di lavorare presso di lui per sette anni, ma la momento del matrimonio gli fu invece data la sorella maggiore Rachele. Giacobbe allora lavorò per Labano per altri sette anni per poter prendere in moglie anche l’amata Rachele.

Ebbe figli dalle due mogli e dalle loro schiave, ma il figlio prediletto era Giuseppe…

4 I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.
5 Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più.
Giuseppe sogna6 Disse dunque loro: «Ascoltate questo sogno che ho fatto.
7 Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio».
8 Gli dissero i suoi fratelli: «Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
9 Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me».
10 Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?».
11 I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in mente la cosa.

La situazione diventa sempre più pesante e presto sfocerà in tragedia….

Il Papa in Iraq.

E’ stato un ritorno nella Terra di Abramo, dove tutto ebbe inizio.  Francesco, il Papa che fa della fratellanza universale (fratellanza che si estende anche alla natura) il cardine del suo papato, non si è dimenticato, come purtroppo è successo ai media internazionali, dei fratelli iracheni, martoriati da guerre ricorrenti in questi ultimi decenni.

Lo ha spinto in quei luoghi antichi l’amore per l’esigua e coraggiosa comunità cristiana, ma anche l’amore per un popolo che ha molto sofferto e che ora è impegnato in una difficile opera di ricostruzione. Ha voluto ricordare  a tutti che se le sofferenze non si possono dimenticare, è però necessario non inseguire progetti di rivalsa o di vendetta che porterebbero solo altro dolore. Ha voluto dare speranza a chi si è visto togliere tutto e non ha più nemmeno la possibilità di immaginarsi un futuro. Ha voluto affermare che la fede non giustifica mai la violenza: il Dio unico, in cui tutte le religioni monoteiste credono, è Creatore e Padre di tutti gli uomini che quindi non hanno altra possibilità di salvezza che amarsi, come fratelli.

Si può solo auspicare che l’esempio di coraggio e di vera carità che Francesco ha dato al mondo intero possa smuovere i cuori induriti dal dolore, dall’odio e dall’indifferenza e segni un punto di ripartenza verso la pace in quelle terre da troppo tempo dilaniate da lotte fratricide.

Festa della donna.

Nella giornata internazionale della donna, non bisogna dimenticare le tante donne che hanno fatto della loro vita un dono d’amore nei conventi, negli ospedali, nelle scuole, accanto ai poveri, ai disabili, agli ultimi. Esprimo  la mia gratitudine a tutte loro e in particolare alle monache di Baan Saeng Arun (Thailandia) per l’amore devoto di cui circondano  Suor Giovanna. Ieri hanno fatto per lei una grande festa a cui ha partecipato anche il loro vescovo. Un abbraccio grato a tutte!

LINE_1615147274383

LINE_1615147299777

7 Marzo 2021: Auguri, Vanna!

Oggi Sr. Giovanna, mia sorella, festeggia il suo 78° compleanno, circondata dall’affetto devoto di tutte le sue consorelle, che la assistono con ammirevole affetto in questo momento non facile per lei.

Per farle i miei auguri, riascoltiamo le parole con cui lei stessa (sul sito della diocesi di Carpi) aveva raccontato tempo fa la storia della sua vocazione:

La mia Vocazione

E’ sempre cosa difficile il tradurre in linguaggio umano una forte esperienza spirituale. E penso che lo sia in modo particolare il poter dire come è nata la propria vocazione
religiosa.
Nel lontano 1958, quando avevo 15 anni di età, il papa Pio XII mandò un riadiomessaggio ai giovani che io ascoltai con molto interesse. Era il tempo infatti in cui cercavo di capire la volontà di Dio nella mia vita… Un frase mi rimase impressa nel cuore e ricordo ancora il timbro sonoro e angelico della voce del Santo Padre che ad un certo punto disse ai giovani:

“FLORETE FLORES”…,LA VOSTRA VITA ACQUISTERA’ SIGNIFICATO E VALORE DONANDOLA, “UT DETUR”.

Con queste parole che mi risuonavano in cuore incominciai a fare un profondo discernimento PER COMPRENDERE I DISEGNI DI DIO SU DI ME.

Circa due anni dopo mi fu possibile rispondere alla chiamata del Signore entrando in un monastero di Vita Contemplativa : Le Clarisse Cappuccine di Carpi.

In fondo al cuore sentivo forte il desiderio della Missione ma nello stesso tempo mi sembrava che quel “UT DETUR” che mi risuonava in cuore potesse trovare una realizzazione più completa… Dopo pochi anni si presentò la possibilità di una nuova scelta: incrementare la vita dell’Ordine nella Missione della Thailandia dove allora c’era un unico monastero. Mi offersi con tutto il cuore pensando di poter realizzare così in modo più profondo la mia totale offerta al Signore . Era l’anno 1968.

Il 5 Novembre prossimo compirò i miei 37 anni (n.d.r. ora sono 53) di Missione. Missione che ho amato e a cui ho donato tutta me stessa. Il Signore si è servito di questo umile strumento per la diffusione dell’Ordine delle Clarisse Cappuccine in questa terra in cui i cristiani sono ancora un piccolo gregge, ma i monasteri ora sono sette con più di 100 suore professe. Ne sia ringraziato il Signore.

Auguro a tanti altri giovani di poter sentire e rispondere generosamente alla chiamata del Signore e di fare della propria vita un DONO per Dio per i Fratelli.

CATELLANI Suor GIOVANNA
(Convent Mater Ecclesiae – Ban Saeng Arun Thabsakae
77130 Prachuab – THAILANDIA)

Tanti auguri, Vanna!