Un’anziana, che vive ormai in un suo mondo impenetrabile, sta facendo ginnastica riabilitativa con l’istruttrice; Piera la osserva e pensa…
Occhi chiusi,/ ma attenti. /
Uno… Due… Tre../
stai alzando le braccia,/ le incroci./
Quelle mani, /che non sanno /
portare cibo alla bocca,/ si intrecciano./
“Brava ragazza,/ continua, brava.”
Tu composta,/ tutta presa/
nella tua esecuzione/ prosegui./
Ogni tanto borbotti. /Che meraviglia! /
Quanta tenerezza //sorge nel cuore!/
Forse ricordi gesti antichi,/ ripetuti e ritrovati. /
Cosa sappiamo noi/ di quali e quante ricchezze/
stai nutrendo il tuo presente /
e di quanto sia/ la tua comprensione?
Uno.. Due… Tre…
Continua, ragazza, continua. (Piera)
Ha sempre colpito anche me il pensiero di ciò che possono fare certe malattie: tutto un mondo di idee, di esperienze, di sensazioni non trova più il modo di esprimersi e resta imprigionato, inaccessibile, misterioso….Solo a tratti qualche parola, un gesto, un’espressione fa trapelare ciò che non viene espresso compiutamente …. potrebbe sembrare senza senso, ma certamente non è così …
Grazie, Piera, per la tua meravigliosa sensibilità!
In questa lezione, Don Ivano ha esaminato il terzo aspetto della vicenda di Dante, la sua idea di Impero, non di Europa, che ha analizzato sempre sotto il profilo storico. L’idea di Impero di Dante non coincide con il nostro concetto di repubblica. Essa si basa sul sistema dell’Impero Romano, che era prettamente militare, arricchito, durante il Medioevo, da un elemento unificante che è la religione, l’appartenenza alla fede e alla Chiesa cattolica. Ai tempi di Dante, questa idea di Impero era di fatto già superata, perché il suo ultimo erede, Federico II, sovrano già avanti nei tempi, aveva dimostrato di essere lui superiore alla Chiesa. Infatti, politica e religione o vanno d’accordo, oppure, se sono in contrasto, portano inevitabilmente al conflitto. Sotto i regni di Federico I e, soprattutto, di Federico II, l’Impero supera la Chiesa e avviene il cambiamento. Dante non si rende conto di questo cambiamento al quale sta assistendo e vuole resuscitare uno schema di impero e di politica che non esisteva già più. Dante resuscita la struttura del vecchio Impero nella sua opera in latino “De Monarchia”.
In quest’opera ribadisce che la struttura dell’Impero è necessaria come garanzia di unità e vede nell’imperatore Arrigo (Enrico) VII la persona che potrebbe incarnare quella struttura. I tempi, però, stanno cambiando! Il Papa Bonifacio VIII concede l’indulgenza dell’anno 1300, perché spinto dalla volontà popolare dei pellegrini che, giungendo a Roma in massa, richiedevano a gran voce un giubileo emanato dalla politica. Apparentemente sembra che il Papa conceda qualcosa al popolo, in effetti è il popolo che pretende qualcosa dal Papa. Dante si rende conto che la sua costruzione di Impero è solo un’utopia; la breve avventura di Enrico VII finisce con la sua morte. A Dante non rimane che esaltare la sua idea di Impero nel poema e precisamente nel VI canto del Paradiso. In questo canto celebra la figura di Giustiniano, l’imperatore che raccoglie l’eredità dell’Imperatore Augusto.
Quest’ultimo era riuscito a mantenere la pace e l’unità nella diversità dei vari regni, durante il suo potere. Inoltre, Giustiniano unisce alla grandezza di Augusto anche la fede cristiana. In conclusione, il problema che pone Dante di armonizzare particolarismi e pluralità è positivo, ma ha tanti limiti. E’ quello che stiamo facendo noi, a fatica, con la nostra ricerca di unità europea. E’ escluso, però, che Dante abbia avuto un’idea “europeistica” che, ai suoi tempi, risultava ancora impensabile. In altri campi fu, però, un precursore, un “moderno”. Capì che la lingua latina era morta e che bisognava dare spazio alle lingue romanze e anticipò alcune dottrine che in seguito proclameranno la scissione tra potere temporale e spirituale, ma come politico restò un conservatore e un uomo del medioevo!”
Si può stare contemporaneamente al governo e all’opposizione? La logica dovrebbe indurci a rispondere che non è possibile, invece nella realtà, per miserabili interessi di parte questo accade abbastanza spesso.
Si mandano i propri rappresentanti nelle riunioni in cui si prendono decisioni importanti, si sottoscrive un accordo e subito dopo in piazza si grida a gran voce che quell’accordo è carta straccia. E’ l’atteggiamento comunemente definito: tenere il piede in due scarpe.
E’ il caso di Salvini che smentisce Giorgetti, suo alter ego, e di tutti coloro che non rinunciano a occupare posti di governo, ma vogliono tenersi buoni certi elettori sensibili agli slogan più che alla coerenza delle idee e dei comportamenti.
Non è così difficile smascherare questi giochetti da doppiogiochisti ambiziosi e irresponsabili e bene ha fatto Draghi a non cedere.
Tutte le religioni comandano di non uccidere, eppure in ogni tempo e sotto ogni bandiera gli uomini hanno ucciso e continuano ad uccidere per asseriti motivi religiosi. Lo hanno fatto i cristiani (ricordiamo le Crociate, il Sacro Macello in Valtellina, il massacro degli Ugonotti, le guerre tra cattolici e protestanti …), i musulmani, gli induisti ecc,..
Per prevenire le guerre di religione, bisogna perseguire la non violenza; Gandhi raccomandava di avere amici di religioni diverse. Spesso invece accade che, incontrando persone di fede diversa dalla nostra, ci sentiamo prendere dalla diffidenza e dalla paura (paura di tradire la nostra fede? di non essere pronti al confronto?) Papa Giovanni XXIII e oggi Papa Francesco ci esortano a cercare ciò che abbiamo in comune con le altre religioni, piuttosto che evidenziarne le differenze. Ognuna di esse possiede un po’ di verità, quindi non dobbiamo pensare che la nostra fede sia superiore a tutte le altre proprio come accadeva presso i popoli primitivi.
Un tempo infatti ogni tribù aveva il suo totem, il suo dio, che la doveva proteggere dalle tribù nemiche. La tribù vincente, in caso di guerra, si vantava di avere il dio più potente.
Questa impostazione mentale rimane ancor oggi nonostante che da duemila anni preghiamo come Gesù ci ha insegnato, dicendo “Padre NOSTRO” . La parola “nostro” si riferisce a tutti gli uomini, senza distinzioni e tutto l’insegnamento evangelico è volto a far superare barriere di ogni tipo che possano dividere l’umanità.
E allora perchè si è arrivati, e si arriva tuttora, alle guerre di religione? Purtroppo la religione viene spesso (da sempre), strumentalizzata per fini economici e politici. “Religio instrumentum regni” dicevano i latini; “Got mit uns” dicevano i nazisti e sui dollari statunitensi c’è la scritta: “In God we trust”; per non parlare dei politici di oggi che sbandierano simboli religiosi per farsi ritenere buoni credenti solo per accalappiare qualche voto in più.
La jihad islamica, spesso intesa come guerra santa, è invece la lotta interiore del fedele che vuole meritare il Paradiso. Il Corano ammette solo la legittima difesa.
I terroristi, che hanno ucciso centinaia di persone in Europa e altri due milioni nel resto del mondo, non sono dunque buoni musulmani. I talebani sono sorti sotto il patrocinio di americani e sauditi per mettere le mani sul petrolio; in India e in Birmania si perseguitano oggi certe minoranze per allontanarle da terre ricche di materie prime molto ambite. Dietro al fanatismo religioso, si nascondono interessi economici e politici.
In conclusione bisogna approfondire la conoscenza di chi vive accanto a noi e professa religioni diverse o ha diverse abitudini: conoscendoli, li capiremo e non ci faranno più paura.
Grazie, prof. Russo! Certi concetti parrebbero assodati, ma non è così ed è bene ribadirli.
Credo che se mi trovassi al posto di Beppe Grillo, morirei dal dolore al solo pensiero che mio figlio possa aver commesso atti tanto esecrabili, ma sentirei anche il dolore di colei che è stata costretta a denunciare e quello dei suoi familiari …e allora avrei solo chiesto alla stampa di aspettare il giudizio della magistratura e avrei atteso anch’io in silenzio…
Giuseppe dunque fu portato in Egitto dai mercanti che lo avevano comprato dai suoi fratelli. Lì fu venduto a Putifarre, un funzionario del Faraone, che constatando la sua onestà e le sue capacità, gli affidò l’amministrazione della sua casa e dei suoi beni, ma…..
6 Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto. 7 Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: «Unisciti a me!». 8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9 Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?». 10 E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei. 11 Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c’era nessuno dei domestici. 12 Essa lo afferrò per la veste, dicendo: «Unisciti a me!». Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì. 13 Allora essa, vedendo ch’egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, 14 chiamò i suoi domestici e disse loro: «Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito». 16 Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17 Allora gli disse le stesse cose: «Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. 18 Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori». 19 Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: «Proprio così mi ha fatto il tuo servo!», si accese d’ira. 20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.
Così egli rimase là in prigione.
A volte pare che l’onestà e la lealtà non vengano riconosciute, anzi sono talora penalizzate, ma bisogna lasciare che il tempo, sempre galantuomo, rimetta le cose a posto…e sarà così anche per Giuseppe…
Riprendendo il discorso interrotto nella lezione precedente, il dr. Sassi prende le mosse ancora dalla teoria di Wegener sulla geologia evolutiva che prospetta l’esistenza di un unico continente originario, la Pangea di 300 milioni di anni fa, poi “frantumato” in diverse placche all’inizio del Mesozoico (250 milioni di anni fa).
Dagli studi sulla forza di gravità si è potuto dedurre che la parte più intern, il mantello arriva della Terra deve essere molto più densa della crosta esterna del nostro pianeta; del resto le nostre perforazioni arrivano al massimo ai 7 Km. , un nulla in confronto ai 6mila Km del raggio terrestre. Anche i terremoti consentendo di studiare la deviazione delle onde sismiche, dovuta alla diversa densità degli strati interni della Terra, ci danno utili informazioni sulla sua conformazione. Come si vede nell’immagine qui sopra, la crosta esterna è molto sottile (appena 35 Km.), il mantello (rocce fluide) misura circa 2900 Km e il nucleo (interno+esterno) oltre 3000 Km.
Man mano che ci si avvicina al centro della Terra la temperatura aumenta, ma in modo diverso: nei primi strati aumenta molto velocemente poi con un andamento molto più lento fino ad arrivare a 4000/5000 gradi. Questo ci dice che al centro della Terra c’è una sorgente che continua a produrre calore (e da qui deve essere nata l’idea dell’Inferno che doveva essere sotto terra): essa è la radioattività che produce energia nucleare.
A pochi km. di profondità le rocce sono fuse, quindi le placche esterne della crosta terrestre galleggiano e si spostano più o meno lentamente e il loro movimento viene originato a partire dalle dorsali oceaniche (imponenti catene montuose che si trovano sul fondo degli Oceani). I movimenti più rapidi si verificano tra la placca dell’Oceano Pacifico (che comprende l’Australia e la placca Nasca (alla sua destra).
Dai movimenti delle placche vengono originate le catene montuose, i terremoti e i fenomeni vulcanici.
Il continente africano viene spinto verso nord e questo ha dato origine alla quasi ininterrotta sequenza di catene montuose che parte dalle Alpi fino ad arrivare agli estremi del continente asiatico.
Nella prossima lezione, il dr. Sassi ci racconterà come tutto questo abbia determinato le particolari caratteristiche del nostro territorio.
Grazie, dr. Sassi! Aspettiamo la continuazione di questa interessante lezione.
Si parla dell’ uso dell’ imperfetto per raccontare esperienze passate e chiedo ad ognuno di parlare di un proprio riccordo.
M. , donna marocchina sui quarant’ anni , con quattro figli, che viene a scuola col treno da un paese non tanto vicino (porta l’ hijab, il velo che copre solo il capo) prende la parola : – Quando ero piccola non portavo il velo….
Io : – Benissimo l’ uso del verbo, ma a che età si comincia a portare il velo?
M. :- Intorno ai diciassette anni…..
Una ragazza albanese interviene: – Io ho visto anche bambine piccolissime portare il velo, come mai?-
M. – Sì, a volte cominciano a far portare il velo anche alle bambine di 6 o 7 anni per abituarle, altrimenti quando sono più grandi non lo accettano più…-
Io :- Questo mi rattrista un po’, perché bisognerebbe lasciare che le donne facciano scelte libere….-
Nessuno interviene più sull’ argomento; prende poi la parola una ragazza kossovara dai grandi dolcissimi occhi neri:
– Quando ero piccola io dovevo scappare via dalla mia casa insieme a tanta altra gente e quando ci penso mi viene ancora una gran paura….-
Tutti conveniamo che la guerra sia la cosa più assurda e tragica che l’ uomo abbia inventato….