Oggi all’UTE è successo qualcosa di molto insolito: quando il prof. Spagnuolo è entrato in sala (in anticipo rispetto all’orario di inizio), alcuni dei presenti gli si sono avvicinati e, facendo riferimento a quanto sta accadendo in questi giorni, gli hanno posto delle domande inerenti ai rapporti tra normative comunitarie e normative nazionali. L’argomento era stimolante e il nostro docente non si è lasciato sfuggire l’occasione: una lezione a richiesta garantiva l’interesse e l’attenzione dell’uditorio.
Ha perciò iniziato affermando che le norme europee non prevalgono mai sulla Costituzione dei singoli Stati membri. La UE nasce da vari trattati stipulati dagli anni 50 in poi; con questi accordi gli Stati hanno delegato gli organi comunitari a emettere norme riguardanti alcuni campi, come l’economia o l’inquinamento e tali norme vanno recepite dai singoli Stati. Chi non si adegua incorre in sanzioni economiche. Quando si stipula un trattato internazionale, ogni Stato accetta una limitazione della propria sovranità in vista di un vantaggio comune. Alla base di ogni trattato ci deve essere una condivisione di valori e tra questi, nel caso della UE, c’è certamente la solidarietà umana e il rispetto per la vita. Per questo (e a questo punto si è entrati nella realtà concreta di oggi) nessuno Stato può chiedere alla UE di costruire muri contro gli immigrati.
Altro argomento oggetto di accese discussioni è costituito dalle norme di prevenzione del COVID. Gli Stati europei sono tutti orientati a seguire le indicazioni dei comitati scientifici, poi però possono prendere decisioni più o meno severe. A questo proposito si stanno verificando molte manifestazioni anche violente in tanti paesi: chi rifiuta il vaccino o il green-pass grida alla violazione della propria libertà.
Ma se è vero che la Costituzione afferma che la libertà personale è inviolabile, è anche vero che essa ha il proprio limite nel rispetto della libertà altrui. In casi di necessità anche i diritti individuali possono essere compressi in nome del bene comune.
La Sanità in Italia è gestita dalle Regioni, ma in caso di pandemia, sono le disposizioni dello Stato a prevalere.
L’argomento programmato era un altro, ma va riconosciuto al nostro docente il merito di aver saputo improvvisare una lezione molto interessante, che tutti hanno seguito con estrema attenzione.
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Proseguendo il discorso su “le immagini di Dio nella storia” la prof. Russo, ci ha accompagnato oggi nel mondo dell’Antico Testamento, i cui primi scritti risalgono al secondo millennio A.C. Essi derivano comunque da una tradizione orale molto più antica.
Il Dio dell’Antico Testamento è certamente molto diverso da tutte le divinità sue contemporanee: è un Dio unico, che non ammette altre divinità. Mentre presso gli altri popoli si adoravano le creature presenti in natura, per gli Ebrei la natura era espressione della potenza creatrice di Dio.
Del tutto singolare è poi la definizione che Dio dà di se stesso a Mosè: IO SONO; è un’espressione misteriosa che potrebbe voler dire :” io sono l’essenza”, oppure “sono colui che è”, oppure ” io ci sono”. Insomma forse questo vuol dire che Dio non è definibile con parole umane, visto che è l’Infinito.
Gli Ebrei non ammettevano (e non ammettono) immagini di Dio, perchè se Dio non è definibile, a maggior ragione non può essere rappresentato visto che è l’Immenso.
Con la proibizione di nominare il nome di Dio invano, si vietava di tirare Dio per la giacchetta per meschini fini di tornaconto . Così ogni guerra combattuta in nome di Dio è una tragica e atroce bestemmia.
Se pensiamo a certi episodi della Bibbia, ci si fa l’idea che il Dio dell’Antico Testamento sia un Dio vendicativo, pronto a punire e castigare, ma leggendo i libri sapienziali e dei profeti possiamo capire invece che Dio, nell’Antico Testamento, vuole verità e giustizia e dal Cantico dei Cantici spicca una sorprendente immagine di un Dio innamorato.