Don Ivano continua le sue lezioni su Giovanni Verga, in occasione del centenario della morte, e ci presenta il secondo (e ultimo) romanzo del ciclo dei “vinti”. “Mastro Don Gesualdo”.
Come già detto la scorsa volta, Verga si era prefisso di scrivere 5 romanzi del ciclo dei “vinti”, analizzando una serie di personaggi che, pur appartenendo a classi sociali diverse, sono destinati ad essere trascinati via dalla storia.
I “vinti” non sono, per Verga, solo i rifiuti della società, o solo coloro che psicologicamente o socialmente sono fragili. Tutti possono entrare a far parte dei “vinti”, anche gli aristocratici, basta che abbiano la “roba”.
La “roba” è un termine siciliano per intendere la “proprietà terriera”, cioè una proprietà sulla quale c’è una costruzione, una casa, abitata dai suoi proprietari.
Come già accennato la volta scorsa, Verga non riuscì a portare a termine il suo progetto, non perché gliene mancasse il tempo, ma perché la sua vena narrativa era esaurita.
Lo scrittore si trova immerso nel clima culturale degli anni ’80 del XIX secolo. In questi anni scrive il suo capolavoro: ”I Malavoglia”, in cui è protagonista una famiglia e la storia segue l’evoluzione di questa famiglia.
Nel “Mastro Don Gesualdo” c’è un solo protagonista, legato alla “roba”, che è un “vinto”.
Lo chiamano “Mastro” perché appare alla gente come colui che ha sempre lavorato e, proprio per questo, ha le mani sporche di calcina e di gesso.
Il protagonista si identifica con il suo lavoro perché gli dà diritto alla “roba”, che gli appartiene fino ad identificarsi con essa. Continue reading “UTE: Verga e Mastro don Gesualdo – La spalla al centro. (le due sintesi sono di A. D’Albis)”