Forse non tutti sanno che…

Forse non tutti sanno che esiste anche qui a Erba l’associazione ANTEAS (Associazione Nazionale Tutte le Età Attive per la Solidarietà), che si occupa di promuovere diverse attività  culturali e assistenziali, tra le quali è anche previsto un servizio di trasporto per per persone che abbiano bisogno di andare in ospedale o in altre strutture sanitarie per fare visite mediche, o cicli di cure.

Qui a Erba la sede è presso la CISL. Per poter usufruire del servizio trasporto, bisogna associarsi (10 euro annuali) e avvertire per tempo della data in cui se ne ha bisogno. E’ anche previsto un costo minimo in rapporto al chilometraggio.

Io non conoscevo questo servizio e penso che molti non lo conoscano.  Certamente si può ricorrere a figli e parenti in certe situazioni, , ma quando i tempi si allungano, dà serenità sapere che ci si può rivolgere ai benemeriti volontari dell’ANTEAS .

Meglio sapere…

Quand’ero ragazzina girava tra noi una battuta: Come si chiama la prima ballerina del Bolscioi? E la risposta era: Ciolanca Sbilenca.

Quanto ridevamo allora!!! Ora però non mi fa più tanto ridere….

Da tempo avevo dolori alla gamba destra e mi ero per questo iscritta a un corso di ginnastica in acqua, ma dopo due lezioni la piscina è stata chiusa per la pandemia.

Ne è seguito un lungo periodo in cui non si poteva uscire e camminavo solo in cortile, intorno all’aiuola grande e mi sentivo come deve sentirsi un criceto nella sua ruota. In quei momenti sentivo ogni tanto fitte lancinanti e quando rientravo in casa non potevo sedermi sul divano, che era troppo basso e l’ho sostituito.

Quando siamo tornati a ritmi normali di vita, il dolore alla gamba destra è diventato sempre più forte e ho cominciato a prendere qualche medicinale, per averne un momentaneo sollievo.

Ultimamente mi son vista costretta a ricorrere a ortopedici, TAC, Radiografie, Risonanza magnetica e il verdetto è stato inequivocabilmente sempre lo stesso: artrosi grave.

Mentre però due ortopedici prevedevano intervento+degenza di una settimana+ riabilitazione in clinica specializzata, il terzo mi ha proposto una chirurgia mini-invasiva che prevede 3/4 gg. di degenza ospedaliera e poi dimissioni senza bisogno di particolare riabilitazione.

Mi sono informata e ho visto che tale tecnica è già in uso presso alcune strutture, ma io allora mi chiedo perchè non è praticata ovunque e perchè non è divulgata: e’ evidente che consente un grande  risparmio per il servizio Sanitario Nazionale e una drastica diminuzione del disagio per il paziente e per i suoi familiari.

Ne scrivo qui, proprio perchè forse qualcuno, leggendo questo post, potrebbe trarne un’informazione utile ad alleviare l’angoscia che ti assale al pensiero di dover dipendere per mesi dall’aiuto dei tuoi cari

Elisabetta: le due facce della medaglia.

Come era prevedibile, la morte della Regina Elisabetta, sta occupando tutti i palinsesti di ogni emittente radiofonica e televisiva e il personaggio lo merita.

Tutti sottolineano il suo senso del dovere e lei  lo ha dimostrato in modo particolarmente ammirevole e commovente anche negli ultimissimi giorni.

Credo che resterà nella mente di tutti l’immagine della Regina che riceve a Balmoral la nuova Primo ministro TRUSS: la mano violacea che allunga alla sua ospite per il saluto di rito reca segni evidenti di una grande sofferenza, direi addirittura di un processo di morte in atto, eppure la Regina è in piedi e sorride!! Che autocontrollo, che autodisciplina!!!

Certamente per arrivare a tanto sono occorsi 96 anni di esercizio, che però, come succede, avranno avuto anche degli effetti indesiderati; leggo infatti da Vanity Fair

La presenza dei genitori non era una certezza, per il piccolo Carlo, nemmeno alle feste comandate. Papà Filippo, spesso in nave nel suo ruolo di ufficiale della Marina, «ha partecipato solo a due dei primi otto compleanni di Carlo». E una volta a Natale la regina Elisabetta lasciò Carlo, all’epoca 2 anni, e Anna, appena quattro mesi, a Sandringham, per raggiungere a Malta il marito**»**.  Anche a voler giudicare in base agli standard dell’epoca, dice Seward, «Elisabetta e Filippo hanno trascorso davvero troppo poco tempo coi loro bambini».

E forse sempre per quel suo senso del dovere, per la ragion di Stato, ha costretto suo figlio a sposare una ragazza giovane e bella di cui non era affatto innamorato e certo la Regina ne era consapevole. Con questa imposizione ha condannato all’infelicità la principessa Diana, che non aveva la sua stessa tempra d’acciaio, e ha imposto il ruolo di marito fedifrago e senza cuore a suo figlio, troppo debole per opporsi alla volontà di sua madre.

Solo il supremo Giudice saprà ora valutare il “peso” della sua anima, noi possiamo solo pregare per lei.

Quanto potrà durare la guerra in Ucraina?

Credo che Putin si sia messo in testa  due fini da raggiungere: prima di tutto impadronirsi di parte dell’Ucraina  e in secondo luogo distruggere l’UE e la sua economia.

Per raggiungere questi fini non va tanto per il sottile e non si ferma nemmeno davanti al rischio di un disastro nucleare dalle conseguenze catastrofiche per il mondo intero.

E’ difficile per noi immaginare come vivano gli Ucraini dopo quasi sette mesi di guerra. Forse possiamo farcene un’idea leggendo questo articolo di Avvenire.

Il vescovo di Zaporizhzhia descrive le condizioni sempre più dolorose in cui si trova ad operare e alla fine fa una previsione che mi ha tolto il respiro: secondo lui la guerra potrà durare ancora tre anni!!!

Non oso pensare alle conseguenze di un conflitto tanto atroce e tanto lungo….

In fondo al mare.

E’ finita in fondo al mare. Voleva offrire al suo piccolo un’opportunità di vita dignitosa. Non sappiamo se fuggiva dalla povertà o dalla guerra, certo doveva aver pensato che doveva esserci un posto in cui crescere il suo bimbo senza l’orrore della violenza o senza i morsi della fame che attanaglia i visceri.

Ci vuole coraggio e una grande disperazione per lasciarsi alle spalle il proprio paese, i propri amici, la propria famiglia di origine, ma se con questo puoi evitare a tuo figlio gli stenti che tu stessa hai sofferto, il coraggio ti viene e accetti anche il rischio che un viaggio per mare su una barca fatiscente comporta: in fondo la morte non è il peggiore dei mali.

E quella donna di cui non sapremo forse mai il nome è salita su quella barca stringendo a sè il suo bambino e così li hanno trovati: stretti l’uno all’altra per sempre.

Poesia: Mattino di settembre (Diego Valeri)

Quel dì eravamo soli nel bosco,
Io e tu, mia cara figlia,
e andavamo tra chiaro e fosco,
pieno il cuore di meraviglia.

Scoprivi sotto le foglie i lamponi
rosa, le fragole rosse e verdi,
ti trascinavi su l’erba carponi,
lanciando dei piccoli gridi acerbi.

Io contemplavo ai miei piedi un fiore
giallo smagliante, una pigna bruna;
pensavo senza rimpianto o dolore
alla mia povera fortuna.

Poi, rilevati gli occhi, scorgevo
tra i pini radi le cime lontane,
aeree cose di cielo nel cielo,
dolci come le speranze vane.

Poi pensavo che bisogna morire,
e trasalivo d’improvviso ai tuoi strilli;
vedevo la tua testa bionda apparire
da dietro una macchia di mirtilli…

Era un mattino di settembre, in un bosco.
O forse è stato un sogno anche quello…
E s’era vero, anch’esso ora è morto.
Ma se fu un sogno, fu un sogno pur bello.

E’ dolcissima l’atmosfera di questa poesia, con la quale il poeta ricorda una passeggiata nel bosco con la figlioletta. La bimba scopre con meraviglia e gridi di gioia  i piccoli tesori nascosti tra le foglie cadute; anche il poeta contempla la bellezza del sottobosco e dei cieli, ma con la consapevolezza che tutto avrà una fine. Tutto è così bello che potrebbe essere stato solo un sogno.