Nella nebbia.

Fa freddo in Emilia: la nebbia bassa e fitta fa luccicare l’asfalto, inumidisce ogni cosa e impedisce al sole di apparire.

Mi incappuccio ben bene e mi avvio per la strada quasi deserta in queste ore di un mattino di festa. Sto andando a riprendere la mia auto parcheggiata a lato della strada: la sera prima l’ho ricoperta con un telo antighiaccio e, quindi, giunta sul posto,  mi accingo a rimuoverlo.

Sulla pista ciclabile che corre lì accanto si sta avvicinando una ragazza in bicicletta; anche lei è ben coperta e un pesante basco di lana gialla e marrone le ricopre la testa. Man mano sento più distintamente la sua voce che canta una canzone di Ivan Graziani, che sta ascoltando con le cuffie. E’ una voce piacevole, ben intonata, limpida e istintivamente tralascio per un attimo ciò che sto facendo per ascoltare e rivolgo un sorriso a lei che sta passando davanti a me.

Lei si accorge del mio sguardo e, senza smettere di cantare, alza una mano e mi fa un saluto.

La nebbia c’è ancora, tutto è grigio e freddo, ma quella voce aggraziata e quel saluto mi riscaldano il cuore e mi rallegrano, come se fosse improvvisamente apparso un raggio di sole.

Ute: Wu Zhao, da concubina a imperatore.

Dopo aver brevemente richiamato la storia cinese, ricordando le varie dinastie che si sono succedute al potere, la nostra stimatissima docente, Alberta Chiesa, ci ha illustrato la storia di una donna che , al tempo della dinastia Tang, riuscì a imporsi tanto da conquistare il trono.

 Era un periodo di grande espansione politica, culturale ed economica, durante il quale i Cinesi vennero a contatto con l’Islam.

È in questo contesto che compare sulla scena Wu Zetian (624-705 d. C.). Era nata da una famiglia modesta, ma il padre, intuendo le sue doti, le assicurò una buona istruzione, così che, divenuta concubina dell’imperatore, questi la nominò sua assistente e da quella posizione poté conoscere a fondo le leggi della politica e gli intrighi di corte.

Alla morte dell’imperatore fu allontanata da corte, ma dopo poco tempo fu richiamata dal nuovo sovrano che la sposò e Wu divenne imperatrice e saggio consigliera del marito.

A corte si svolgevano lotte crudeli per raggiungere o conservare il potere e Wu non ebbe nessuno scrupolo a disfarsi di tutti coloro che potevano costituire un ostacolo né a servirsi dell’appoggio dei Buddisti che non osteggiavano la possibilità che una donna potesse governare il paese.

Fece diffondere la voce secondo la quale lei era la reincarnazione di Buddha e fu nominata Imperatore (690d. C.). Nei primi anni fece grandi innovazioni a favore della popolazione, ma poi seguì la decadenza perciò richiamò a corte il figlio che aveva esiliato e morì poco dopo.

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Purtroppo non ho potuto seguire la lezione del prof. Creuso sulla filosofia/saggezza cinese e non posso riferirne.