Letture: La moglie ad Olonia e i dané in Svizzera (M. Alzati)

E’ un romanzo ambientato in una cittadina brianzola che non è mai esistita: doveva nascere dalla fusione di due piccoli comuni che però non hanno mai trovato un accordo per questa unione.

IL protagonista è un certo Giannino che lascia il posto in banca per intraprendere un’attività in proprio e diventare imprenditore. Dopo gli inizi un po’ incerti, la sua attività comincia a prosperare: sono gli anni del boom economico e tutto va a gonfie vele. A un certo punto il suo commercialista gli suggerisce di trovare una persona fidata a cui intestare un conto in Svizzera in modo da sfuggire alle grinfie del fisco. Di chi fidarsi se non della adorata mogliettina? Poi però intreccia una relazione clandestina con la sua segretaria e le intesta un appartamentino dove incontrarsi lontano da occhi indiscreti, ma si sa … il paese è piccolo, la gente mormora e .. poi ci si mette la crisi economica…

E’ una lettura facile e leggera che dà uno spaccato di vita paesana in un piccolo centro della Brianza, con gli amici che si ritrovano al bar per parlare di calcio e di tutto un po’. Sullo sfondo le vicende dell’Italia e del mondo nel periodo post-bellico e fino alla fine del boom. Il linguaggio è volutamente semplice e risente dell’influsso del dialetto locale. L’autore conosce bene i luoghi che descrive e la sua gente e riesce a delineare bene caratteri e vicende dei personaggi che popolano il racconto.

Ute: L’Africa nella letteratura italiana- Africa: condizioni socio- economiche.

Il prof. Galli riprende il suo discorso sulla letteratura italiana al tempo del colonialismo facendo rilevare come le dittature (comando di uno solo) sfocino sempre nel totalitarismo che non si limita all’imposizione di un assetto politico, ma arriva ad imporre un sistema di valori e un modo di vivere.

Il fascismo si proclamava erede della “romanità” e per questo pretendeva il dominio sul Mar Mediterraneo e sulle terre che vi si affacciavano. In quel periodo si intraprende una politica coloniale che, come abbiamo già visto, porta l’Italia a guerre di conquista con alterna fortuna. Contemporaneamente, la produzione letteraria riflette questi avvenimenti e vengono pubblicati molti romanzi e riviste sul tema. I romanzi hanno molto successo, perché si imperniano generalmente su storie d’amore tra militari italiani e belle ragazze africane e questo consente agli autori di raccontare anche situazioni un po’ osé (cosa che non sarebbe stata pensabile in altri contesti). Con le leggi razziali del 1938 che proibivano i rapporti tra italiani e indigeni, la letteratura coloniale tramontò definitivamente.

Tra i molti autori che si sono cimentati in questo genere possiamo ricordare nomi illustri come Riccardo Bacchelli con “Mal d’ Africa”, in cui sostiene il diritto degli Africani all’autogoverno. Mario Tobino nel “Deserto della Libia” denuncia l’impreparazione del nostro esercito; Giuseppe Berto , volontario in Africa, in “Guerra in camicia nera” sostiene la necessità della guerra come valvola di sfogo per la nostra emigrazione; Ennio Flaiano con “Tempo di uccidere” vinse il Premio Strega; Indro Montanelli pubblicò “XX battaglione eritreo” : fascista convinto e volontario in Africa, solo più tardi riconobbe che la guerra era stato un errore. Tra tanti romanzi spicca poi la poesia di Vittorio Sereni che cerca di opporsi all’ermetismo dell’epoca.

Lezione molto interessante tenuta con la solita appassionata competenza.

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AFRICA : CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE – La prof. Miriam Colombo affronta un tema di non facile soluzione: molto vasto e variegato il continente africano, ma si può comunque tentare una sintesi,

L’agricoltura è certamente l’attività prevalente, ma ha carattere di sussistenza e quindi la produzione alimentare è scarsa anche per l’avanzare della desertificazione e per la carenza di acqua.

Accanto a questa agricoltura a carattere prevalentemente familiare, esiste invece un’agricoltura di piantagione finalizzata all’esportazione a condizioni imposte dai mercati. L’allevamento di animali allo stato brado non è in grado di soddisfare la richiesta di cibo. E’ in atto un deprecabile sfruttamento delle foreste per l’esportazione di legname pregiato.

Uno dei mali più preoccupanti del continente è il LAND-GRABBING : potenze straniere, con la violenza e corrompendo i governi locali, acquisiscono vasti territori da coltivare o di cui sfruttare le materie prime senza nessuna ricaduta per le comunità locali.

L’Africa è il continente meno industrializzato del pianeta pur avendo molte risorse minerarie e potenzialità economiche notevolissime, ma attualmente ancora tali risorse vengono sfruttate da imprese straniere che utilizzano la mano d’opera a basso costo e, spesso, anche il lavoro minorile. Ci sono tentativi di organizzazione tra stati africani per affrontare insieme i tanti problemi del continente.

Alla decolonizzazione cominciata nel secondo dopoguerra (anni 50-60 del secolo scorso) è seguita una generale instabilità politica, dovuta alla mancanza di una vera classe dirigente e al fatto che gli stati nati durante la colonizzazione non corrispondono alle realtà storiche e sociali delle popolazioni locali. Se a questo si aggiungono l’ingerenza delle potenze ex-coloniali e quella delle multinazionali avide di impadronirsi dei tesori dell’Africa si capisce il perché di tante guerre sul suolo africano: in Libia, Nigeria, Repubblica Centroafricana, Somalia, Guyana del Sud. In queste guerre vengono arruolati anche i bambini, che vengono strappati alle loro famiglie.

Un fenomeno ancora molto presente è la mortalità infantile dovuta a carenze ambientali, a malnutrizione dovuta alla povertà, a malattie endemiche.

Esci dalla tua terra …

Si legge nella Bibbia che il Signore Dio disse ad Abramo:

«Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
…”

A queste parole seguiva una promessa di grande prosperità e di un futuro glorioso. E Abramo partì.

Oggi, qualcuno, che si crede molto più in gamba del Signore della Bibbia, ripete lo stesso comando non a un capo-famiglia o a un capo-villaggio, ma a un popolo intero di più di due milioni di abitanti … e con quale prospettiva? Di diventare i “paria” in paesi confinanti che non li vogliono.

Non credo che i Palestinesi possano essere contenti di questa prospettiva… e Trump dovrebbe ritornare in sé e rendersi conto che ancora gli manca qualcosa per diventare onnipotente, onnisciente ed eterno … forse con i suoi soldi e con quelli dei suoi amici , crede che un giorno potrà riuscirci (non credo proprio!!)… ma alla fin dei conti anche lui è solo un uomo che sta vivendo l’ultima parte della sua vita…

Ute: Confini e territorio della Diocesi di Milano – Il lievito madre.

Oggi don Vismara ha continuato il suo breve ciclo di lezioni sulla diocesi di Milano prendendo le mosse da un documento del 1200, scritto da Goffredo da Bussero,

in cui viene raccontata la vita dei santi a cui sono dedicate le chiese della diocesi di Milano. L’elenco presenta alcune lacune, ma vi viene citata la Pieve di Incino e l’altare ivi dedicato a Santa Eufemia. Non è certa l’appartenenza continuativa della nostra Pieve alla diocesi di Milano, infatti c’è chi ipotizza che per un certo periodo essa fosse soggetta alla diocesi di Como.

Tra i personaggi che più hanno lasciato la loro impronta nella storia della diocesi di Milano, spicca certamente S. Carlo Borromeo che fu vescovo di Milano dal 1565 al 1584. La diocesi era in uno stato deplorevole sia dal punto di vista organizzativo che morale e religioso. S. Carlo divise innanzitutto la città di Milano in sei zone affidandone la responsabilità a sei prefetti nominati da lui; divise anche il restante territorio in regioni: Rba faceva parte della V regione insieme a Lecco e Monza.

Attualmente la diocesi è composta da sette zone pastorali, che comprendono 63 decanati e 1.100 parrocchie. La carenza di presbiteri e le mutate condizioni sociali richiederanno ben presto una radicale revisione di tale organizzazione.

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IL LIEVITO MADRE – La dr.ssa Anna Sartori, della rinomata pasticceria di Erba, oggi ci ha parlato di un argomento interessante senza farci mancare il delizioso momento di degustazione che da sempre accompagna i suoi incontri.

Per preservare le caratteristiche peculiari del lievito madre è sorto un consorzio di produttori per portare chiarezza in un ambito che presenta molti motivi di confusione. Tale consorzio si avvale della collaborazione di docenti universitari, i cui studi si stanno concentrando su ciò che, pur essendo invisibile, rende prezioso ogni lievito: i microrganismi che contribuiscono a trasformare parte degli zuccheri in gas e acidi vari rendendo i cibi più gustosi e più digeribili.

Come avviene una degustazione? Naturalmente sono coinvolti tutti i nostri sensi: dalla vista all’olfatto, dall’udito al tatto e, ovvio, al gusto.

Parlando in particolare del panettone, si può dire che esso è un prodotto artigianale quando contiene ingredienti di origine certa, prodotti in quantità limitata il cui costo influisce sul prezzo finale.

Per artigianalità si intende l’abilità di produrre prodotti unici fondandosi sulla propria esperienza. Per ottenere il lievito madre bisogna fare un impasto di acqua e farina, lasciarlo riposare fino alla formazione di lieviti e batteri. Occorre poi una quotidiana e sapiente cura che prevede il “rinfresco dell’impasto tre volte al giorno o il lievito potrebbe “morire”; ciò premesso è evidente che è una lavorazione che richiede elevata professionalità e che non è esente da rischi.

Proprio per difendere gli artigiani che utilizzano il lievito madre e lo producono in proprio è necessario che i loro prodotti siano accompagnati da un certificato che ne attesti il valore intrinseco.

Alla fine di questa dettagliata e interessante spiegazione, la dr. ssa Sartori ha fatto distribuire a ogni socio presente un piccolo vassoio contenente tre assaggi di panettoni: uno industriale, uno semiartigianale e uno completamente artigianale.

Per quel che mi riguarda ho confuso i primi due, ma ho capito senza esitazioni quale fosse quello artigianale per la delicatezza del profumo, per il sapore pieno ma delicato e per la consistenza morbida.

Certamente una bella lezione col proverbiale “dulcis in fundo” Grazie dr.ssa Anna! Grazie UTE!!

UTE: Invito alla lettura di Ben Pastor – Africa: lo schiavismo

La prof. Granata ci presenta sempre nuovi scrittori contemporanei e ieri ci ha parlato di Ben Pastor, pseudonimo di Maria Verbena Volpi , nata a Roma nel 1950 e ora cittadina americana. Negli Stati Uniti ha sposato un militare da cui deriva il cognome Pastor. E’ insegnante universitaria di storia e scienze sociali.

Scrive preferibilmente in inglese. Il suo primo romanzo “LUMEN” viene pubblicato nel 2000. Il protagonista è un militare, come in altri suoi libri successivi, e la trama mischia sapientemente dati storici e ambientazioni accuratissimi con elementi tipici dei romanzi gialli. Altri romanzi: La finestra sui tetti – La voce del fuoco – I misteri di Praga.

Nel 2024 ha pubblicato il primo romanzo scritto in lingua italiana: “la fossa dei lupi” che è la continuazione della storia dei personaggi dei “Promessi Sposi”.

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LO SCHIAVISMO IN AFRICA – Lo schiavismo è un fenomeno che è sempre stato presente in tutto il mondo fin dall’antichità, ma che ha avuto in Africa un’ incidenza particolare. Si diventava schiavi come prigionieri di guerra o per debiti (presso gli Ebrei il Giubileo prevedeva la liberazione degli schiavi).

Tra il ‘400 e il ‘500 i Portoghesi che si erano visti sottrarre dagli Spagnoli lo sfruttamento delle rotte atlantiche verso l’America, si diedero alla circumnavigazione dell’Africa per raggiungere l’Oriente e pertanto costruiscono dei porti lungo le coste africane. In seguito, per prendere possesso dei territori interni ebbero bisogno di mano d’opera locale, che ottennero sottomettendo gli indigeni con la collaborazione di capi-villaggio e di trafficanti arabi. Poi questa abominevole tratta prese la via delle colonie nel nuovo mondo: dal Congo le navi negriere portoghesi partivano per le piantagioni del Brasile. Successivamente Francesi e Inglesi intrapresero lo stesso tipo di “commercio” per rifornire di mano d’opera il Nord America. Gli Arabi partendo dal Sudan deportavano schiavi neri verso l’India e l’estremo Oriente.

Ufficialmente in Europa la schiavitù fu dichiarata fuorilegge nel 1815 col Congresso di Vienna, ma nei fatti essa continuò ad essere praticata e ancora oggi vi sono forme di sfruttamento decisamente assimilabili alla schiavitù.

A questo punto don Ivano ci ha accennato alla nascita dello stato della Liberia, in cui, per un provvedimento legislativo del presidente statunitense Monroe, venivano avviati gli schiavi liberati. Questi, pur rappresentando una piccola minoranza rispetto alla popolazione locale, presero il sopravvento e questo portò poi a una lunga e disastrosa guerra civile, che si è conclusa solo recentemente .

Un altro piacevole pomeriggio offertyo dall’UTE! Grazie!!

Non so voi …

Non so voi, ma le vicende di questi giorni mi stanno turbando.

Un feroce torturatore, colpito da mandato di arresto internazionale, viene arrestato e poi rilasciato immediatamente. C’è chi fa notare che il mandato di arresto sia stato fatto scattare proprio nel momento in cui il ricercato varcava il confine italiano e non prima, quando se ne andava tranquillamente in giro per l’Europa…. ci sarà un motivo?

Non sarà stato un modo per mandare un segnale ai nostri governanti che le alte sfere della UE non gradiscono i rapporti preferenziali stabiliti con l’amministrazione Trump? E’ chiara l’ostilità di quest’ultima verso l’Europa unita ed è chiaro che sta attuando una vecchia politica: quella che i Romani definivano “Divide et impera” cioè metti zizzania tra i tuoi avversari e potrai dominarli facilmente. Quello che la Meloni ritiene un segno di apprezzamento personale è in realtà la mossa subdola di chi vuole eliminare dallo scenario mondiale un competitore, l’ Unione Europea, che, se avesse coscienza delle sue potenzialità tuttora inespresse, potrebbe giocare un ruolo determinante nella politica mondiale.

Io vedo in questi fatti (e temo di non sbagliare) un segno inequivocabile che l’UE si sta disgregando sempre più, che il sogno accarezzato da tanto tempo e per il quale si sono spese tante persone che sapevano leggere il futuro, sta miseramente affondando.