L’autismo non è caratterizzato da particolari caratteristiche fisiche (come ad esempio la sindrome down), ma da un modo particolare di percepire la realtà e di relazionarsi con essa.
Gli individui che rientrano nello spettro autistico hanno bisogno di amici e di relazioni, ma spesso non sanno gestirle, per una incapacità di origine genetica, ma non se ne conosce il gene responsabile.
A volte questo “disturbo” si manifesta nei primissimi anni di vita, altre volte viene evidenziato dalla difficoltà di entrare in relazione con una realtà complessa come il mondo della scuola, altre volte ancora compare nel periodo dell’adolescenza.
Già verso i 18/20 mesi si possono notare alcuni segnali: il bimbo non risponde quando viene chiamato, non è in grado di fare certi giochi, non usa il linguaggio per comunicare e ha gesti e atteggiamenti ripetitivi.
Sono stati codificati tre diversi livelli di autismo: si possono avere casi in cui il bambino è gravemente disabile, casi in cui il soggetto ha bisogno di un sostegno sostanziale e casi di bambini in cui non compaiono segni evidenti. Alcuni poi possono avere capacità eccezionali in un particolare campo.
Si arriva alla diagnosi attraverso l’osservazione del comportamento nelle varie situazioni ed è possibile ottenere sensibili miglioramenti attraverso terapie individualizzate.
A Erba si attuano diverse iniziative a sostegno dei bambini autistici: all’Oasi Francescana si tengono attività stimolano le capacità relazionali e cognitive (attività sostenute anche dall’Università della Terza Età di Erba); il Tennis-Erba dedica un’ora del sabato pomeriggio a questi stessi bambini e i Lions finanziano interventi di specialisti per l’aggiornamento dei docenti in relazione a questo tipo di disabilità.
La lezione, tenuta dalla dr.ssa Francesca Gerosa, ha riscosso grande interesse e molti soci hanno posto domande. Qualcuno ha chiesto se sia stata evidenziata una relazione di causa-effetto tra vaccini e autismo e la dr.ssa Gerosa lo ha escluso categoricamente.
%/%/%/%/%/%/%
LA SPAGNA MEDIOEVALE- Quando in Italia dominavano i Longobardi, in Francia e nella Penisola Iberica dominavano i Visigoti (già convertiti al Cristianesimo), ma all’inizio dell’VIII secolo arrivarono da sud i Mori (di religione musulmana), attraverso lo Stretto di Gibilterra (così chiamato dal nome del primo emiro che iniziò la conquista della penisola. In soli 10 anni i Mori arrivarono ad occuparla tutta. Solo i capi di questa forza di occupazione erano Arabi, il loro seguito era costituito da siriani, egiziani, magrebini e nord-africani in genere. L’Emirato Iberico, poi divenuto Califfato col nome di Al-Andalus, era una provincia dell’Impero che aveva per capitale Bagdad.
Le popolazioni locali erano cristiane e non mancarono gli scontri, ma in 800 anni di dominazione araba, si ebbero nella penisola anche lunghi periodi di pace e di prosperità, favorite dalla reciproca tolleranza tra appartenenti a religioni diverse; tuttavia i dominatori imponevano ai cristiani di pagare una tassa in cambio del loro diritto a professare il proprio credo.
Nel tempo il Califfato si divise in tanti staterelli (così come in Italia c’erano le varie Signorie) e i Cristiani cominciarono la loro “Reconquista” che terminò nel 1492 con la sconfitta dell’ultimo Califfo che si arrese all’assedio del re di Castiglia per evitare la distruzione della città di Granada.
Agli Arabi si devono meravigliosi palazzi nelle città spagnole, l’importazione dall’Oriente di numerosi alberi da frutta (tra questi gli aranci), verdure, ortaggi e riso; furono grandi studiosi di medicina, matematica, astronomia e furono straordinari ingegneri idraulici.
Simpatica e piacevole questa lezione tenuta dalla prof. Daniela Piccolo, una recente conoscenza per i soci UTE: