Karima è una fotografa di successo che vive da 20 anni lontano dal suo paese e non sente alcuna voglia di tornare in quel mondo che le ricorda solo la violenza , vissuta in casa e fuori.
Ma un giorno sua madre la chiama al telefono e le chiede di tornare : deve aiutare suo fratello che si trova in prigione accusato di terrorismo. Un patto di mutuo soccorso la lega fin dall’infanzia a quel suo fratello, che ricorda con affetto e Karima torna a casa.
Suo padre, verso cui la donna nutre ancora un forte rancore, è in fin di vita ed è sempre assistito dalla madre e dalla cognata di Karima, due donne che traggono dalla loro fede e dall’ ossequio alle tradizioni la forza di perdonare i torti subiti da quel vecchio morente. Ma Karima non è lì per lui; lei vuole aiutare suo fratello condannato a morte.
Riesce ad avere un permesso per andare a visitarlo, ma trova uno sconosciuto, un fanatico, che col pretesto della fede ha seminato orrore e morte.
Karima scopre che quel mondo che lei ha voluto lasciarsi alle spalle è ora in preda a una nuova e brutale forma di violenza e non vede l’ ora di andarsene, ma incontra una ragazza , sua cugina, che si impegna per i diritti delle donne, per liberarle dal giogo cui sono state soggette da sempre e che hanno contribuito a reiterare con la loro accettazione passiva. Alla fotografa però non interessa partecipare a questa lotta che giudica senza speranza, ma poi un ultimo tragico fatto di sangue cui sfugge miracolosamente, le fa cambiare idea e si unirà alle manifestazioni di piazza delle donne .
E’ un film del regista algerino Rachid Benhadj , interpretato da Monica Guerritore (secondo me un po’ troppo vecchia per questa parte).
In questa storia sono le donne, pur maltrattate e sottomesse, a portare avanti la vita, la famiglia, la società, in un paese in cui gli uomini pensano ad ammazzarsi per le strade; e sono le donne l’unica speranza di cambiamento : solo loro possono cambiare quel mondo islamico così lacerato in cui dalla violenza del colonialismo è nata la violenza di coloro che lo hanno combattuto, per diventare a loro volta oppressori e fomentatori di nuovo odio.
Devo dire che sono d’ accordo col regista: forza donne!!!