Fino a qualche tempo fa venire a Londra voleva dire immergersi in una città accogliente, in cui il tuo valore e la tua preparazione erano le sole unità di misura con cui dovevi confrontarti; era la città delle mille culture che convivevano pacificamente, in cui ognuno poteva vestirsi e acconciarsi come più gli piaceva senza sentirsi guardato con sospetto o con pregiudizi.
Da un po’ di tempo però non è più così: gli europei sono diventati all’improvviso degli indesiderabili e trovano difficoltà anche sul posto di lavoro dopo che il governo ha chiesto alle imprese di denunciare il numero di stranieri impiegati e da quando le cariche più elevate vengono riservate agli Inglesi.
Se a questo si aggiungono gli attentati che, come ieri sera a London Bridge, seminano imprevedibilmente terrore e morte tra passanti inermi è facile immaginare come si viva qui in questi giorni.
Chi deve necessariamente recarsi al lavoro passando per i punti nevralgici della città, vive col fiato sospeso e nell’ansia continua: in certe stazioni in cui si incrociano più linee della metropolitana sovrapposte l’una all’altra nelle viscere della terra, basterebbe un grido di allarme o lo scoppio di un petardo a seminare reazioni di panico dalle conseguenze disastrose.
Un consiglio: lasciamo, quando è possibile, la Gran Bretagna agli Inglesi, visto che ci tengono tanto al loro isolamento ……. io però continuerò a venirci finchè qui resteranno un pezzo della mia famiglia e del mio cuore.
P.S. : Mi sono affacciata ora al balcone (nono piano) da cui si vede una panorama piuttosto vasto, ebbene le vie sono tutte insolitamente vuote e anche nella stazione ferroviaria qui sotto solo pochissimi viaggiatori: tutti preferiscono oggi restarsene a casa……