UTE: Isabella d’Este – Don Zeno.

In una storia fatta da uomini, spuntano qua e là delle figure femminili, che per emergere devono essere state veramente eccezionali. Di queste donne ci parla quest’anno la prof. Alberta Chiesa.

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Isabella in un disegno attribuito a Leonardo

Una personalità di grande spicco fu  Isabella d’Este Gonzaga, marchesana di Mantova, che, per le sue doti di intelligenza, abilità diplomatica e  cultura seppe sostituire nel governo dello stato il marito, Francesco II Gonzaga durante le sue frequenti assenze. Mantova era un piccolo stato circondato da vicini molto potenti, ma Isabella seppe suscitare tanta stima e ammirazione, in tutti i potenti che contattava, da diventare punto di riferimento in importanti trattative politiche.

Non era bella, ma era molto elegante e dettò la moda del suo tempo. Fu amante dell’arte, fino a diventare una collezionista compulsiva ed ebbe alla sua corte artisti come il Mantegna, il Perugino, il Costa e il Correggio; la sua collezione di opere d’arte fu in seguito depredata dai Francesi e portata alla corte di Luigi XiV.  Grande appassionata di musica, inserì per la prima volta nel coro di corte alcune voci femminili e a Mantova fu creata la prima opera lirica.

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don_zeno_vocazione_politicaNella seconda ora, la prof. Mariella Russo, ha continuato a parlarci di don Zeno Saltini e di Nomadelfia, la comunità da lui creata nell’ex-campo di concentramento di Fossoli per accogliere i ragazzi orfani o sbandati che, alla fine della seconda guerra mondiale, riempivano le strade dell’Emilia.  Il numero dei suoi protetti cresceva a ritmi assurdi e don Zeno era sempre più indebitato, pertanto chiedeva aiuto allo stato, che però rispondeva in modo del tutto insufficiente, anche perchè don Zeno era sospettato di simpatie per il comunismo, cosa certo non vera, ma erano anche tante le critiche che il prete rivolgeva alla DC al potere. E se in un primo tempo ebbe come sostenitori i ricchi di Milano, il card. Schuster e anche il Papa, in seguito tutti gli voltarono le spalle. Don Zeno fu costretto a chiedere la riduzione allo stato laicale e gli fu imposto di abbandonare la sua comunità; molti dei suoi ragazzi furono riportati negli orfanotrofi e nei riformatòri.  Una buona parte di essi però potè trovare rifugio nella tenuta “La Rosellana”, donata dalla contessa Pirelli. I ragazzi vivevano sotto le tende, ma a questo punto don Zeno tornò nella sua comunità, organizzata in modo che tutto fosse di tutti e che tutti avessero il necessario.

Don Zeno morì nel 1981 e per sua espressa volontà i suoi ragazzi ballarono attorno alla sua tomba. Da alcuni anni è in corso un processo di canonizzazione.