Il prof. Maurizio Benedetti, ha tenuto oggi la sua prima lezione di questo Anno Accademico. Questo è il decimo anno che offre gratuitamente la sua competenza di economista a soci UTE e proprio per sottolineare questa ricorrenza ha voluto ripercorrere in breve il filo logico da lui seguito nelle sue lezioni in questi anni.
Era appena scoppiata la crisi economica più grave del secondo dopoguerra (2008), le cui cause possono essere così riassunte: strumenti finanziari speculativi, avidità di investitori disonesti, fallimento delle teorie che fidavano esclusivamente sulle leggi del libero mercato. La crisi ha quindi convinto gli economisti a cambiare il modo di fare economia, secondo criteri non esclusivamente quantitativi, riscoprendo gli insegnamenti di studiosi e imprenditori del passato, che avevano individuato nel capitale umano ed etico una parte importante del valore di un’ impresa. E su questa linea si è anche espresso il Papa emerito, Benedetto XVI, nella sua enciclica “Caritas in Veritate”.
La crisi ha portato una ristrettissima minoranza ad arricchirsi sempre di più, mentre i poveri sono aumentati di numero e sono sempre più poveri. Si è arrivati al paradosso che le sette persone più ricche del mondo hanno un patrimonio personale pari a quella posseduta da 3,6 miliardi di poveri (la metà della popolazione mondiale). Le multinazionali sfruttano in modo immorale le risorse del pianeta e in molti casi hanno più potere degli Stati stessi.
Ora l’economia deve assumersi le proprie responsabilità verso l’ambiente, verso la società e verso le future generazioni, puntando sui valori non-quantitativi presenti nelle aziende: la reputazione e il capitale umano.
Anche nelle nostre zone si possono già notare i primi segni di questo cambiamento dal basso: gruppi (capitoli) di imprenditori con diverse professionalità si associano per stabilire relazioni basate su fiducia, reciprocità ed etica a vantaggio di tutti. A Lecco si è tenuta da poco una convention sul tema “La fiducia è il motore degli affari”. Questi gruppi in rapida diffusione si riuniscono ogni settimana per scambiarsi informazioni ed esperienze.
Oggi il prof. Creuso ci ha parlato con grande passione di un regista russo che nessuno di noi presenti aveva sentito nominare: A. Tarkovskij (1932-1986).
Il suo non è un cinema-teatro, ma un cinema di immagini per “una ricerca in un mondo di ideali, in una zona che, come appare in Stalker (1979), è circondata da filo spinato, ma nella quale possono trovare posto i sogni degli uomini. Un mondo dove la comunicazione è affidata a simboli di molteplice interpretazione, le cui digressioni iconografiche sono quadri di Bosch, Leonardo, Bruegel, Rembrandt, Dürer, le cui atmosfere vibrano delle suggestioni di musiche che attingono da Bach o da Beethoven, fino al folcklore scandinavo e giapponese.” (http://www.mymovies.it/biografia/?r=1169″