Oggi tanti ragazzi si stanno cimentando con la prova scritta di italiano, valida per il conseguimento della maturità
Leggendo i giornali e sentendo le interviste ai ragazzi, mi viene da pensare al mio esame, distante ormai più di mezzo secolo.
Ricordo le alzatacce per ripassare con un’amica tutte le discipline (allora erano tutte da portare agli esami) e in particolare ricordo l’angoscia per preparare filosofia e pedagogia. Avevamo cambiato tanti professori e praticamente il programma non era stato svolto o, forse, ce l’eravamo presa comoda tutti quanti, vista la figura piuttosto evanescente del professore, e ora i nodi stavano arrivando al pettine, ma, mentre alcuni miei compagni erano andati a lezione da insegnanti privati, io dovevo cavarmela da sola.
Sottoponendomi a un vero tour de force, prendendo appunti e facendo schemi riassuntivi, riuscii a recuperare una buona parte del programma, ma non tutto e contavo sulla buona sorte, che non mi tradì.
Fui invece tradita dall’esame di matematica: era stata per molto tempo la materia più ostica per me, ma negli ultimi due anni delle superiori mi ero riconciliata con questa disciplina e ultimamente avevo sempre ottenuto buoni voti nelle verifiche. Alla prova d’esame invece, che non era affatto difficile, il mio sub-conscio probabilmente ha voluto punirmi e mi ha fatto letteralmente sovvertire il procedimento di soluzione: solo un orale decente e l’indulgenza della commissione esaminatrice mi consentì di conseguire ugualmente la promozione.
Gli esami non sempre riescono a mettere in luce tutte le reali potenzialità e i limiti di uno studente, ma servono comunque a misurare le proprie capacità di affrontare gli ostacoli, capacità che poi nella vita verrà messa a dura prova in tante, infinite situazioni.
Ai ragazzi che stanno affrontando questa prova dico il mio più caloroso: “In bocca al lupo!”