I miei nipoti maschi più grandicelli, Davide (12 anni) e Samuele (10 e mezzo), amano i videogiochi e, tra questi giochi, moltissimi parlano di guerra, di agguati e si deve sparare a un potenziale nemico, guardandosi sempre alle spalle. Anche quando ero piccola io, i maschi giocavano alla guerra, ma era un gioco più coinvolgente, in cui entravano fantasia e interazione fra amici.
Quello delle guerre virtuali, non mi sembra un bel modo di giocare, anche perchè anzichè rilassare e rasserenare, ti fanno stare sempre in all’erta, in tensione spasmodica …. Mi dico che sarebbe ora di giocare alla pace, così come dice Brecht in questa poesia…
I bambini giocano di Bertolt Brecht
I bambini giocano alla guerra.
È raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.