Il prof. Porro nella sua lezione ci ha guidato alla lettura della rappresentazione del paesaggio nella storia della pittura. Per molti secoli gli artisti hanno riprodotto il paesaggio soltanto come sfondo in cui situavano i personaggi e gli eventi al centro della loro attenzione. Solo sul finire del XVIII secolo e ancor di più nel XIX (per un nuovo modo di creare i colori che potevano ora essere trasportati all’esterno, mentre prima dovevano essere preparati di volta in volta in laboratorio) la rappresentazione del paesaggio diventa un tema importante nella pittura occidentale.
Non è stato così nella pittura dell’estremo oriente la quale prediligeva questo tema già più di mille anni fa, anche perchè là si utilizzavano inchiostri su supporti in seta o stoffa e l’ artista non si poneva fini di descrizione oggettiva, ma di cogliere la spiritualità degli elementi naturali.
Una lunga, coinvolgente serie di immagini di opere dei vari periodi ci ha portato poi a “toccare con mano” l’evoluzione che nel corso dei secoli il tema paesaggio ha subito: dai paesaggi esotici e immaginifici delle opere più antiche (affresco pompeiano, mosaico del Nilo di Palestrina o di Palermo) alle rocce nude e spoglie di Giotto nella “Fuga in Egitto” a Padova (Cappella Scrovegni).
La scarsa importanza del paesaggio in quel periodo è ben motivata da una lettera del Petrarca, in cui racconta come, giunto in cima al Mont Ventoux, si è sentito incantare dalla magnificenza del panorama e si è messo a leggere il libro delle “Confessioni” di S. Agostino. La sua attenzione viene attirata da alcune righe in cui si dice ““E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti fiumi del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’ immensità dell’ oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi”. E da quel momento non parla più più fino al ritorno al piano. Era più importante l’introspezione che non l’osservazione.
Anche in questo campo Leonardo Da Vinci fu un innovatore perchè cominciò a dare un tocco di realismo ai paesaggi dei suoi quadri. Anche altri pittori suoi contemporanei si cimentarono in questo nuovo modo di intendere il paesaggio: si scoprì la prospettiva, si rappresentarono i lavori dei campi e i luoghi erano facilmente riconoscibili. Da allora in poi la ricerca dei pittori si fece sempre più attenta alla natura dei luoghi, con l’intento di rappresentarli oggettivamente, fino alla ricerca di giochi di luci e ombre nei più famosi quadri degli impressionisti.
E’ sempre degli inizi del XIX secolo la bella e famosissima descrizione del paesaggio lacustre comasco nel suo libro “La certosa di Parma”.
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La prof. Tatafiore ha continuato l’analisi degli archetipi derivanti dalla mitologia greca, parlando di ESTIA , la dea tutta rivolta verso la propria interiorità e verso il suo piccolo mondo casalingo. Per introdurci a questo argomento la nostra docente ci ha invitati a eseguire un breve esercizio di meditazione concentrandoci sulla respirazione, che serve a ritrovare equilibrio e benessere.
Estia è la prima nata tra gli dei ed è la dea della verginità, che non accetta nessuna proposta amorosa, non partecipa alle vicissitudini degli altri dei e non viene mai rappresentata nè in dipinti nè in scultura. Al suo culto si dedicavano le Vestali, cui era riservata una vita di segregazione dal mondo fin dalla loro più tenera infanzia e venivano sepolte vive se mancavano al giuramento di verginità.
Estia rappresenta il distacco dal mondo esterno per concentrarsi su se stessi e sulla cura del proprio ambiente. Le donne con la prevalenza di questo archetipo saranno portate alla vita monacale o alla cura meticolosa della casa per creare un ambiente sereno e accogliente per la propria famiglia, ma correranno il rischio di diventare invisibili agli alti.
AFRODITE – Per introdurre questo argomento la prof. Tatafiore ci ha proiettato il video della famosa aria “L’amour est un oiseau rébelle” della Carmen. Afrodite, come Carmen, è sensualità allo stato puro, ma è sempre lei a scegliere i suoi partner, ha sempre il controllo della situazione. E’ la dea della trasgressione, della bellezza che diventa attrazione fatale. E’ detta la dea alchemica perchè è capace di trasformarsi pur di sedurre.
Le donne Afrodite sono le proverbiali mangiatrici di uomini, che non vorrebbero mai invecchiare.