La prof. Meggetto oggi ha preso in esame la parola VOLVO, che in latino significa rotolare, far girare…Da questo verbo sono derivati i verbi RE-VOLVO (girare per tornare al punto di partenza) ed EVOLVO (srotolare, leggere da un rotolo) e i sostantivi RIVOLUZIONE ed EVOLUZIONE.
Il termine Rivoluzione entra nella lingua italiana come termine astronomico al tempo della Rivoluzione Copernicana, sostenuta anche da Galilei. Come termine politico fu usato per indicare l’evento che scosse la Francia nel 1789: la Rivoluzione Francese. Ben presto però il termine prende il significato di “cambiamento”.
Oggi assistiamo alla rivoluzione informatica, che tanti cambiamenti ha indotto nel nostro modo di vivere. Nell’informatica ha grande rilievo il termine MEMORIA, che indica la facoltà che ci consente di recuperare il passato, attraverso il pensiero razionale, per proiettarci verso il futuro. La memoria è democratica e critica: la prima preoccupazione delle dittature è sempre quella di mistificare la storia, di far DIMENTICARE (de-mente = far uscire fuori dalla mente).
Altra etimologia ha invece il termine RICORDO che significa ritorno al cuore. Il ricordo è spontaneo, soggettivo; la memoria è collettiva e razionale. Montale diceva che “i ricordi escono dal cuore”.
Nel linguaggio informatico, la memoria è lo spazio di archiviazione dei dati inseriti nel computer, dati che sono sempre a disposizione rendendo labile il confine tra passato e presente.
L’utilità delle moderne tecnologie è innegabile, ma si corre il rischio di perdere un po’ di umanità.
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I docenti Ghioni, Vasirani e Gottardi ci hanno presentato, Orazio Sala, un poeta dialettale comasco scomparso da pochi anni. Nato e vissuto a Como (1931-2013) era molto estroverso e simpatico: un comasco anomalo, così lo ha definito la sig.ra Vasirani, che ha avuto la fortuna di averlo come amico carissimo. Nonostante i problemi di salute, si dedicò all’atletica leggera e fu poi segretario del Coni per molto tempo. Fu un grande cultore del dialetto, membro dell’Associazione “Famiglia Comasca”, collaboratore della radio diocesana e scriveva sulla pagina culturale del giornale locale “La Provincia”.
Scrisse molte poesie e tradusse in dialetto i Vangeli.
Vasirani e Gottardi ci hanno letto alcuni degli articoli scritti per “La Provincia” sui modi di dire comaschi; uno di essi è, detto in italiano, “fare la figura del cioccolataio”. Pare che questo modo di dire risalga ai primi decenni del 1800, quando a Torino il re Carlo Felice era solito girare per la città con un tiro a sei cavalli. Un cioccolataio, arricchitosi, volle comprare lo stesso tipo di vettura, ma il re vietò a tutti i cittadini di averne una uguale alla sua per non “fare la figura del cioccolataio”.
Molti altri detti sono stati simpaticamente spiegati dal Sala, che si è cimentato anche nella trasposizione dialettale di molti versi scritti in italiano dai poeti suoi amici e bisogna dire che la sua versione dialettale è spesso molto più efficace dell’originale.