Alle ore 15.00 la nostra brava docente professoressa Chiesa ci introduce alla conoscenza dei Longobardi (“uomini dalla barba lunga “), i barbari che cambiarono l’Italia.
In origine sono chiamati Winnili e abitano in Scania, l’attuale Scandinavia. Il progressivo aumento della popolazione, li obbliga ad emigrare per trovare nuove sedi. Dopo aver abbandonato la loro patria ed essersi scontrati con altri popoli, essi cambiano nome e si chiamano Longobardi per la loro abitudine di portare lunghe barbe incolte e si stabiliscono in Scoringa, l’attuale Germania settentrionale.
Poi risalgono il corso del fiume Elba, arrivano in Rugilandia, a ridosso del Danubio; raggiungono Fed e la Pannonia, l’odierna Ungheria; finalmente, nel 568, arrivano in Italia e occupano quasi tutta la penisola fino a giungere nelle zone meridionali. Le migrazioni del Longobardi durano circa 600 anni.
L’organizzazione socio-politica dei Longobardi è tribale; ogni tribù ha un capo che si chiama Duca; solo in caso di guerra eleggono un RE.
La loro economia è rudimentale: vivono di agricoltura, allevamento e di risorse derivate da razzie. Solo quando si stanziano in Rugilandia e in Pannonia, la loro economia migliora.
Nel 568 invadono l’Italia e la conquistano incontrando una debole resistenza da parte dei Bizantini, che vivono in questa zona. In poco tempo conquistano tutte le maggiori città dell’Italia nordorientale. Nel settembre del 568 conquistano Milano e Lucca e infine Pavia, che diventa la loro capitale. Negli anni successivi i Longobardi proseguono la loro conquista discendendo la penisola fino all’Italia centro–meridionale.
Inizialmente il dominio longobardo fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio. I Longobardi sono anche responsabili della spogliazione di Chiese e monasteri. Poi, l’atteggiamento si addolcisce grazie anche all’avvio del processo di conversione dall’arianesimo al cattolicesimo.
La docente ci ripete che i Longobardi hanno a capo del governo delle città più importanti, i DUCHI. Ad un certo punto, però, capiscono che questi hanno troppo potere e nominano i Gastaldi, dei funzionari che si occupano dell’amministrazione e che dipendono direttamente dal Re.
In questo periodo sono nominati Re: Alboino (5729 e Clefi (574). Dal 574 al 584 c’è il Periodo dei Duchi senza nessun re; dopo questo periodo, viene nominato Re, Autari nel 590, il quale sposa la Regina Teodolinda dei Bavari, ma muore avvelenato senza avere eredi.
La Regina Teodolinda è benvoluta dal popolo ed è cattolica; le danno la possibilità di scegliersi un altro marito e sceglie Agilulfo, duca di Torino.
Agilulfo diventa re nel 591 e si converte al cattolicesimo. Nel 603 c’è il battesimo cattolico del loro figlio Adaloardo, Alla morte di Agilulfo, Teodolinda diventa reggente insieme al figlio.
Teodolinda ha un forte influsso sul marito Agilulfo e insieme decidono di controllare i Duchi, di integrare le popolazioni locali e di esercitare una politica filocattolica. Anche durante la reggenza appoggia la Chiesa cattolica scatenando l’ira dei Duchi che cercano di toglierle il potere.
Nel 626, il figlio di Teodolinda viene detronizzato e muore: gli succede il cognato Arioaldo.
Teodolinda muore un anno dopo e viene sepolta in una tomba in terra nella Chiesa di San Giovanni a Monza, da lei voluta. Nel XIV secolo, le sue spoglie vengono trasportate in una cappella del Duomo di Monza. Qui possiamo ammirare la Cappella degli Zavattari e la famosa Corona ferrea.
Tra gli altri Re longobardi ricordiamo Rotari, famoso per l’Editto di Rotari (insieme di Leggi scritte) e Liutprando (712) che regna per 40 anni. Liutprando evita l’invasione dei Franchi e degli Avari grazie alla sua diplomazia. Egli, inoltre, dopo la conquista dell’Italia centrale, si scontra col Papa, ma per non inimicarselo, rinuncia all’occupazione del borgo di SUTRI e lo dona al Papato, contribuendo, così a far nascere lo Stato Pontificio.
Liutprando muore nel 744.
Dopo una serie di altri re longobardi, Carlo Magno scende in Italia tra il 773 e il 774, sconfigge i Longobardi e mette fine al loro regno.
Cosa ci lasciano i Longobardi?
Per prima cosa il toponimo Lombardia (nome della nostra regione), poi tante opere d’arte e di architettura (la docente ci dice che nella nostra zona la Chiesa di San Pietro al Monte di Civate fu fondata dal re longobardo Desiderio per portarvi le reliquie di San Pietro); infine, la nascita dello Stato della Chiesa e la conversione al cattolicesimo degli abitanti dell’Italia.
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La seconda lezione di oggi ci ha riportato, sotto la guida della prof. Tatafiore, nel mondo delle divinità e dei miti greci. Dopo la veloce, ma interessante parata delle dee e degli archetipi femminili, delle lezioni precedenti, oggi la nostra docente ci ha introdotto alla conoscenza degli archetipi maschili.
Con l’invasione degli Achei, il matriarcato preesistente viene sostituito dal patriarcato: le divinità maschili prendono il sopravvento su quelle maschili e alle donne viene assegnato un ruolo subordinato ai maschi ora dominanti.
Il primo archetipo che ci è stato presentato è, naturalmente, quello di ZEUS: il suo nome di origine indo-europea significa “colui che brilla”; i suoi simboli sono l’aquila e il fulmine; è la divinità che domina il cielo e rappresenta il controllo delle emozioni, la consapevolezza, la potenza, la legge, l’equilibrio; è un grande seduttore, ma non sa amare profondamente. E’ l’archetipo del sovrano, del grande imprenditore, di chi decide velocemente, di chi non ama intensamente. La sua parte fisica più debole è il cuore ed è pertanto predisposto all’infarto.
POSEIDONE: fratello di Zeus, è il dio del mare e rappresenta la profondità del sentimento; anche lui è possente come Zeus, ma dietro la sua apparente calma, nasconde pericoli sempre in agguato. Chi ha l’archetipo predominante di Poseidone ama l’arte e soprattutto la musica, tende a intraprendere sfide senza una strategia precisa esponendosi al fallimento; diventa implacabile contro i nemici (Poseidone perseguita senza tregua Ulisse). Può essere impulsivo ed egocentrico.
ADE: fratello di Zeus e Poseidone. non viene mai rappresentato con immagini o sculture, non ci sono templi per lui; lo si onora col silenzio. E’ severo e inflessibile; il suo simbolo è la cornucopia, che si può riferire alla ricchezza dell’inconscio. Rappresenta la morte e la capacità di rinascita e di rinnovamento. Ade è un non-luogo, è lo spazio dell’ombra. Gli uomini nei quale prevale l’archetipo di Ade sono dei solitari, inclini alla depressione e sensibili all’arte (Fellini ad esempio poteva essere uno di costoro); sono in genere poco adattabili e poco inclini alle esperienze amorose, ma più di tutti amano la vita e sanno trasformare le sconfitte in occasioni di arricchimento.
L’analisi dei vari archetipi deve aiutarci ad armonizzarli dentro di noi.