E’ stata un’avventura, ieri, arrivare al teatro “La Scala”: Milano, a causa della settimana della moda, era assediata dai turisti e dal traffico. Il nostro pullman non ha potuto arrivare nelle vicinanze del teatro e ci siamo dovuti fare di corsa l’ultimo tratto di strada.
Siamo arrivati trafelati in teatro quando ormai si erano spente le luci e a molti di noi, me compresa, non è stato permesso di raggiungere il posto indicato sul biglietto in nostro possesso, così abbiamo seguito il primo atto dalle gallerie.
Il disagio di questo inconveniente, tuttavia, è stato ampiamente compensato dalla bellezza dello spettacolo, il balletto “Giselle”, e, appena si è alzato il sipario, siamo rimasti rapiti.
La storia di Giselle credo sia ben nota, ma la riassumo qua: è una ragazza dalla salute cagionevole che vive in un piccolo borgo di campagna con la madre. Durante una festa di paese, incontra un giovane che la corteggia e lei se ne innamora, nonostante gli inviti alla prudenza della madre e di un ragazzo che la ama, non corrisposto. Quel giovane straniero si rivela essere in realtà un principe già promesso sposo a una giovane del suo rango. Giselle, abbandonata, muore di dolore e, come vuole la leggenda, si trasforma in Villi, fantasma che vagherà senza posa ogni notte in attesa di potersi vendicare di chi l’ha tradita. Il secondo atto si svolge al cimitero: il principe, pentito per il male fatto a Giselle, torna sulla sua tomba. È notte e le Villi lo accerchiano e gli impediscono di fuggire; la loro regina lo tocca col ramoscello magico che lo costringerà a danzare senza sosta fino allo sfinimento e alla morte. Giselle però si ribella e difende il suo principe ballando con lui e sostenendolo fino al sorgere del sole, quando le Villi devono dileguarsi. Il principe è salvo e Giselle può trovare pace e finalmente riposare nel sonno della morte.
Essere alla Scala è già di per sè motivo di godimento estetico e spirituale, ma se aggiungete lo splendore dei costumi, dei colori e delle luci, la bellezza eterea delle ballerine, l’armonia celestiale tra musica e danza, allora state pregustando un po’ di paradiso. I protagonisti del balletto, Vittoria Valerio e Claudio Coviello, sono stati due interpreti fantastici, certamente degni della grande tradizione scaligera: come tutti i grandi danzatori, sembra abbiano appreso a vincere la forza di gravità e i loro movimenti sono di una leggerezza e di una fluidità straordinaria.
Alla fine dello spettacolo, applausi interminabili hanno salutato tutti gli interpreti e nell’uscire dal teatro ai commenti entusiastici per lo spettacolo nel suo complesso si aggiungevano quelli per l’avvenenza del primo ballerino e per la magrezza (un po’ impressionante) dell’étoile.