Il dr. Rigamonti oggi ci ha introdotti in un discorso non facile: il dolore.
Esso può essere definito un sintomo, un’esperienza, una percezione. Quando il dolore è un sintomo che ci avverte di un danno fisico, non va stroncato con analgesici, va curata la causa che lo produce. La percezione del dolore è molto soggettiva e può variare anche secondo il nostro stato emozionale. I ricettori del dolore sono i nocicettori, che trasmettono la sensazione dolorosa al cervello attraverso il sistema nervoso.
Il dolore può essere acuto (da trauma o post-operatorio) o cronico (che persiste anche dopo la risoluzione della causa che lo ha provocato); si parla di dolore cronico quando perdura da oltre sei mesi.
Il primo farmaco contro il dolore tessutale acuto è il paracetamolo (tachipirina), poi si può passare a farmaci più potenti come co-efferalgan, tramadolo, morfina.
Il dolore cronico può avere varie conseguenze: disturbi del sonno, dell’appetito, stipsi, depressione, rallentamento psicomotorio e la continua ricerca di nuovi medici e nuove cure.
Il nostro docente si è poi addentrato nella descrizione dei vari tipi di dolore e si è soffermato in particolare sul dolore sternale che non sempre è sintomo di infarto, infatti può derivare anche da reflusso gastrico, da esofagite o gastrite .
Il dolore può esso stesso essere una malattia (dolore neuropatico) quando esprime l’alterato funzionamento del dispositivo di segnalazione del dolore. In questi casi la terapia non potrà essere a base di analgesici o di antiinfiammatori, ma a base di farmaci attivi sul sistema nervoso centrale.
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Questa che segue è la sintesi di Angela D’Albis della seconda lezione. Grazie, Angela!
Molto interessante e attuale la lezione di oggi del professor Cossi sullo storico Chabod. Per concludere il suo ciclo di lezioni, il professore ci presenta l’idea di Chabod riguardo all’Europa. Ci dice che nel 1961 è stato pubblicato postumo un suo libro intitolato “La storia dell’idea di Europa”, nel quale il noto storico riflette sull’idea d’Europa e ne ripercorre la storia partendo dall’età antica, attraverso il Medioevo, il Rinascimento e l’Età Moderna e Contemporanea.
Quando e dove gli Europei hanno cominciato a pensarsi come tali? si chiede Chabod.
I primi a pensarsi come europei sono stati i Greci, nei secoli dei filosofi Platone, Aristotele e Socrate: il quinto e quarto secolo A.C. In quel periodo, in Grecia, i popoli delle Polis (le città-stato greche) hanno cominciato a sentirsi europei. Chabod giustifica questa idea dal fatto che le Polis sono abitate da cittadini liberi, che decidono della loro vita, si autogovernano e contribuiscono a far funzionare le proprie città. I Greci si contrappongono ai Persiani che non vivono in un regime democratico, ma di oppressione, sono sudditi e non cittadini. Essi non sono Europei. Quindi, per i Greci, ci dice Chabod, non ci può essere Europa senza Democrazia. Nel terzo secolo, però, anche in Grecia l’idea di Europa svanisce. In quel periodo infatti, Alessandro Magno conquista la Grecia e instaura la dittatura.
L’idea di Europa ritorna con i Romani i quali, pur non essendo filosofi come i Greci, sono straordinari giuristi. I Romani sono un popolo concreto che elabora le proprie leggi, teoriche, tenendo conto della ricaduta pratica che avranno nella loro applicazione.
L’Europa è, per i Romani, la terra nella quale è arrivata la civiltà romana. Nei territori dove non ci sono i Romani, ci sono i Barbari e non c’è Europa.
Chabod passa, poi, a esaminare l’idea di Europa nel Medioevo.In questo periodo storico, in cui la Chiesa Cattolica Romana raggiunge la massima ascesa, l’idea di Europa è associata alla Religione. Quindi, dove c’è il Cristianesimo c’è l’Europa.
Poi, quando l’unità dei Cristiani si rompe con la nascita della Religione Ortodossa, questa relazione Europa-Cristianesimo non tiene più.
Chabod continua la sua analisi e arriva all’età moderna, ispirata all’idea di politica di Machiavelli
Con Machiavelli nasce il concetto di politica come scienza, che non si basa più sulla religione e la morale, ma che aderisce alle situazioni così come sono nella realtà. Anche l’idea di Europa si evolve in questa direzione e si libera dalla religione.
Con l’Umanesimo comincia un movimento che si può definire “copernicano”: Dio dal centro va verso la periferia e l’uomo dalla periferia va verso il centro. Tuttavia, il professore ribadisce che l’uomo dell’Umanesimo non è senza Dio, crede nel Dio creatore, ma crede anche che l’uomo collabori con Lui alla creazione attraverso la sua creatività.
In questo periodo comincia un processo di secolarizzazione che culmina nell’Illuminismo. L’Illuminismo è un movimento politico, culturale e filosofico sviluppatosi nel XVIII secolo in Europa. Nasce in Inghilterra, ma ha il suo massimo sviluppo in Francia. Uno dei suoi esponenti principali è Montesquieu.
Con l’Illuminismo la figura di Dio non sparisce. Infatti, gli atei sono una fetta minoritaria. Ci sono i credenti “Teisti” che credono in un Dio caratterizzato da una volontà e da una provvidenza, presente e attivo nel mondo. Poi ci sono i credenti “Deisti” che credono in un Dio che non interviene nel mondo naturale e che può essere conosciuto solo attraverso la Ragione.
In questo periodo, i concetti di Cristianesimo e Europa non sono più compatibili. Nell’Illuminismo, inoltre, nasce anche l’idea, avallata dagli scritti di Montesquieu, che l’Europa sia un continente vecchio e corrotto.
Questa idea, conclude il professore, è stata la motivazione che ha spinto gli abitanti degli attuali Stati Uniti a combattere per l’indipendenza dalla Gran Bretagna e a vantare il diritto di civilizzare gli altri popoli del loro continente.
Il professor Cossi si ferma qui e ci saluta, auspicando la possibilità di poter effettuare qualche lezione extra durante questo anno accademico.
Grazie professore per queste lezioni così interessanti!